Per questo racconto, io prendo, come riferimento temporale, il decennio che va indicativamente dal 1950 al 1960, che coincide con quello della mia giovinezza, prima che io partissi per l'America....
Anche per Pasqua, come del resto lo era anche per il Natale....la Festa era particolarmente sentita, ed era sempre preceduta da una grande atmosfera di attesa,
non
di meno per Pasqua… non meno grande era l’ emozione… per quell’
Evento addirittura “clou” di preparazione alla nostra cara e
beneamata PASQUA VILLANTE… che poi
doveva rappresentare per tutti noi – assolutamente senza distinzione – la
Resurrezione di Nostro Signore…
come se proprio fosse.....per un evento veramente messianico....
E
cosi’, se per il Natale c’ erano i grandi preparativi specie per il
Presepe… andando a raccogliere ciocche e
ciocche di Muschio sulle Rive del Fosso della Villa, il Vischio sulle Quercie
di “Pratalesore”…
e il Bossolo e il Pungitopo addirittura sul Monte della Villa, in localita’ “La
Foce”… c’ era poi tutto l’ entusiasmo per poter fare un Presepe
piu’ grande e piu’ bello di quello dell’ anno precedente…
Durante
tutto il periodo della Quaresima… mentre le Ragazze, in genere, erano impegnate in diversi riti religiosi,
come ad esempio, se ben ricordo, quello delle 40 ore di ininterrotta
venerazione dell’ Ostensorio… noi Ragazzi, Ragazzotti, e anche Giovanotti,
regolarmente suddivisi in tre gruppi… eravamo invece iper-attivissimi nel gioco
del cosidetto “VERDE”… perche’ quando
si vinceva… l’ euforia era veramente tanta, anzi tantissima… perche’ si
vinceva “ ’Nna Pacca d’ Ovo…”,
Il gioco, come gia’ detto, era molto semplice… e consisteva nel portare sempre in tasca un rametto di Bossolo, avendo pero’ cura a non farlo mai appassire o semplicemente sgualcire… per cui bisognava ricambiarlo almeno ogni due o tre giorni, pena la perdita al gioco.
ma
quando invece si perdeva… la Delusione era veramente tanta tanta… e allora
erano veramente dolori… e cio’ non solo e non tanto per quella bella “Pacca d’ Ovo” alla quale bisognava dire molto a malincuore “good bye…” ma vieppiu’ per la cocente e bruciante
sconfitta… di chi si e’ fatto fregare… magari da un Compagno neanche piu’
bravo… ma semplicemente… appena… appena… piu’ fortunato…
Il gioco era molto semplice, e può ben essere così riassunto.....
All’
interno di ogni gruppo (i ragazzi 12-16 anni; i ragazzotti 17-21 anni; e i giovanotti (22-30
e piu’ anni) si formavano due sottogruppi che possiamo ben definire come
Sottogruppo “A” e Sottogruppo” B”.
Il
gioco, come gia’ detto, era molto
semplice… e consisteva nel portare sempre in tasca un rametto di Bossolo,
avendo pero’ cura a non farlo mai appassire o semplicemente sgualcire… per cui
bisognava ricambiarlo almeno ogni due o tre giorni, pena la perdita al gioco.
Si
iniziava con il giorno delle Ceneri, che notoriamente rappresenta l’ inizio
della Quaresima… e terminava immancabilmente la mattina del Sabato Santo…
quando si scioglievano le Campane… per annunciare la Resurrezione del Cristo…
e se la Fine della Messa del Giorno delle Ceneri rappresentava
tassativamente l’ inizio del gioco… la
mattina del Sabato Santo… il Suono stesso delle Campane che annunciavano la Resurrezione… rappresentava
sempre e immancabilmente la fine del
Gioco!...
E
cosi’… quando uno degli appartenenti al Sottogruppo “A” incontrava un Membro
del Sottogruppo “B”, gli si avvicinava…
e con fare molto perentorio gli diceva…
“Ehi….
(seguiva il Nome) FORA ‘L VERDE!…”
e l’ altro che tirava fuori dalla tasca molto
orgogliosamente il suo rametto del VERDE, le mostrava al rivale dicendo:
“Ehi…. (seguiva il Nome) FORA ‘L TUO, CHE ‘L MIO NON PERDE!...”
Quindi
i due rametti venivano avvicinati l’ uno accanto all’ altro e quello che
risultava piu’avvizzito o deteriorato… perdeva “ ‘Nna
Pacca d’ Ovo”… cioe’ a dire… mezzo uovo sodo…
Durante
la Quaresima… e il piu’ delle volte in Piena Quaresima… la Sera del 18 Marzo,
VIGILIA DI SAN GIUSEPPE… si faceva alla Villa il famoso
“FOCARACCIO” DE SAN GIUSEPPE…
Il
“Focaraccio” si faceva in Piazza
Padella… ed era esso stesso un’ Evento cosi’ particolare… che verra’ fatto
oggetto di un Racconto proprio a se’ stante, che mi riprometto di
fare prossimamente…
Ho
detto il “FOCARACCIO DI SAN GIUSEPPE…” ma in realta’ i Focaracci di San Giuseppe,
alla Villa erano DUE… Il Primo e il piu’
importante, anche perche’ verosimilmente era anche il piu’ antico e quello che
raccoglieva non solo il maggior numero di persone, ma anche quello che poteva
vantare il Capo-foco piu’ bravo e piu’ autorevole… si faceva, come gia’ detto,
in PIAZZA PADELLA… mentre il secondo si
faceva… “GIU’ LA FONTE LAGIU’…” da piedi alla Salita dell’ Oppiello… dove
anticamente c’ era la Fonte del Paese, con il relativo Grande Abbeveratoio…
La
Domenica delle Palme… c’ era sempre una Messa Solenne che in genere durava piu’
di un Paio d’ Ore, a causa della lunghissima Lettura del cosidetto “PASSIO…”
con la integrale Rievocazione della
Passione e della Morte di Gesu’ secondo le Scritture evangeliche…
Verso
il termine della Messa, si procedeva alla Benedizione delle Palme… che da noi
erano sempre dei Rami e Ramoscelli di Ulivo… il piu’ delle volte residui della potatura
avvenuta di recente. Le Palme benedette
venivano poi in parte custodite in Casa per
l’
intero anno, e in parte venivano usate per le
Croci – che in genere erano fatte di canna o di venco e quindi con il
ramoscello di Ulivo nell’ intersezione -
Croci che poi si mettevano nei
Campi di Grano in occasione della Festa di Santa Croce (se non erro il 25
Aprile), quando il Grano sembrava
chinarsi verso la terra, per salutarla e baciarla… prima di rivolgersi verso il
Cielo… per la sua seconda e ultima fase della Crescita…
Come
ben lo si vede anche qui… tutti i Riti e i Ritmi della Vita Agricola e
Contadina… erano tutti riferiti e
scanditi da precisi Momenti Religiosi,
che assai spesso erano anche pieni di grande fascino, quando non gia’ anche da
un vero e proprio alone di Mistero.
Come
poi ci si avvicinava alla Pasqua, nelle Case,
anche quelle delle Persone piu’ povere… c’ era tutto un fermento di preparativi…
Si
facevano dolci un po’ di ogni genere… Ciambelloni, Ciambelle, Paste… e Torte
dolci
le piu’ svariate… con le
Donne che ciascuna le faceva un po’ alla propria maniera, quanto a
ingredienti, dosaggi… tempi e modalita’ di cottura… per cui c’ erano poi quelle
che venivano piu’ buone e quelle invece meno buone…
Ma
la parte veramente del Leone la facevano pero’ le TORTE COL FORMAGGIO…
Che
se ne facevano a iosa… anche per gli Amici e i Parenti lontani…
Erano
delle Torte Salate, che ancor oggi vengono fatte; ma non piu’ in casa, bensi’ nei Forni locali
associati alle varie Panetterie e ora anche ai Supermercati…
Per
favorire la lievitazione dei dolci e delle torte… in casa non solo si
accendevano dei grandi fuochi… ma in casa, nei Letti… si metteva anche il
Prete… con tanto di Monnica… per riscaldare i dolci e le torte… che quindi
venivano messi anche nel letto a lievitare…
Nei
giorni precedenti la Pasqua, il Forno della Villa restava operativo non solo
per tutto il giorno, ma anche per buona parte della Notte, e funzionava ininterrottamente nel pomeriggio e anche alla
sera per la cottura dei Dolci e delle Torte… mentre la mattina, dal Lunedi’ al Sabato compresi, il forno era riservato alla cottura del Pane,
che pero’ si svolgeva in due o anche tre
turni giornalieri, con le varie Famiglie che avevano regolarmente il loro
giorno assegnato, mentre il Turno (primo, secondo, o anche il terzo) andavano
rigorosamente a rotazione… Questo
perche’ le Famiglie del primo turno
dovevano bruciare piu’ “fascine” per “riscalda’
‘l forno…” cioe’ per portarlo in temperatura… mentre quelle del secondo o
del terzo turno ne dovevano consumare di meno, perche’ il forno era gia’ parzialmente caldo, per cui
loro dovevano semplicemente “arda’ su… ta
‘l Forno…” cioe’ ravvivarlo…
Passare
davanti al Forno del Paese… era sempre un po’ uno Spettacolo… soprattutto per i
profumi… del Pane… del Torto… dei Dolci… e la Domenica anche degli Arrosti…
Nel
Periodo precedente la Pasqua, pero’ lo Spettacolo era ancora piu’ vivo e
marcato… anche per via degli immancabili contrattempi che a volte vi si
verificavano… e dei battibecchi e le gazzarre che a volte ne
seguivano… per via dei diversi momenti
di lievitazione del pane o dei dolci a seconda delle varie massaie… mentre il Forno, poveretto… quello non solo
doveva accontentare tutti… ma lui – poveretto – non poteva neanche aspettare…
che quando era ora… si doveva informare e basta!...
Per
la sera del Venerdi’ Santo, comunque, tutti avevano finito o quasi finito con i
dolci… al Sabato mattina, come del resto nelle altre mattine feriali c’ era –
immancabile – la cottura del Pane… E dopo
il Pane, in genere c’ era qualche Arrosto,
oppure la Pasta al Forno… e cio’ perche’ una volta la Pasta al Forno… si faceva
sempre e solo al Forno…
Alla
Villa le prime Stufe a legna nelle cucine si sono avute solo a partire dal
dopoguerra, per cui la Pasta al Forno (detta
anche “Timballo”) la si e’ poi
cominciata a fare anche nel Forno della Stufa, mentre le Domeniche Mattina –
anche e compresa quella di Pasqua – c’ era un frenetico via vai da e per il
Forno… di Padelozzi… Stufarole… Tegami e Teie…
belli e profumati… con dentro ogni ben di Dio…
Nella
giornata del Giovedi’ Santo, se non erro in corrispondenza dell’ ORA NONA…
cioe’ verso le TRE del Pomeriggio… - quando secondo le scritture sarebbe morto il
Signore -- SI LEGAVANO LE CAMPANE… cioe’
non le si suonavano piu’ per nessunissimo motivo, e cio’… neanche se accadeva che moriva qualcuno… e per evitare che qualcuno accidentalmente le
andasse comunque a suonarle… le corde stesse venivano debitamente raccolte in
luoghi assolutamente inaccessibili, in genere proprio su… in cima al Campanile…
e la Porta stessa di accesso al
Campanile veniva chiusa rigorosamente a chiave…
Per
le funzioni religiose, invece del suono delle Campane… si ricorreva al suono
lugubre e sordo delle “BATTISTRANGOLE”… che in questi casi non
erano certo quelle che si usavano in
Agricoltura per la prima lavorazione delle Fibre del Lino e della Canapa… ma erano dei pezzi di tavola di legmo,
dimensione cm 60 x 30 e spessore
cm
3, sui quali venivano ancorati
- da entrambi i lati - dei bei
profilati di ferro sagomati a forma di “D” oppure di rettangolo,
ancorati alla tavola a modo di cerniera, ma liberi pero’ di sbattere da
una parte e dall’ altra, man mano che la tavola stessa veniva agitata da una
parte o dall’ altra mediante una maniglia, che era fissata sul bordo superiore della tavola
stessa. Il movimento ritmico con la
mano… provocava lo sbattere dei due ferri e quindi il tipico suono sordo e
assai triste della BATTISTRANGOLA…
Per
il Venerdi’ Santo, alla Villa, non erano previste particolari cerimonie… e cio’
perche’ i Sacerdoti erano notoriamente impegnati a Costacciaro non solo con le
Confessioni, ma con i vari Riti del
Venerdi’ Santo… come l’ Ostensione del Cristo Morto… e quindi la caratteristica
Processione del Venerdi’ Santo… con il Catafalco del Cristo Morto che veniva
portato in giro, con molta devozione e solennita’ per le vie del Paese, accompagnandolo con i Rosari, letture sacre… e Preghiere di
vario genere..
Nelle
Campagne, in prossimita’ di questi luoghi… i vari Contadini
facevano dei bei FOCARACCI per lo piu’ in forma associata, con piu’
famiglie che contribuivano la loro FASCINELLA di rami o di ginestre per
alimentare il Focaraccio… il cui scopo era solo ed esclusivamente quello
di riscaldare il Cristo… ancorche’,
anche da morto… non sentisse freddo… Una
bella e tipica usanza… della nostra Civilta’ di quei tempi… Agricola e contadina…
Nelle
Campagne, in prossimita’ di questi luoghi… i vari Contadini
facevano dei bei FOCARACCI per lo piu’ in forma associata, con piu’
famiglie che contribuivano la loro FASCINELLA di rami o di ginestre per
alimentare il Focaraccio… il cui scopo era solo ed esclusivamente quello
di riscaldare il Cristo… ancorche’,
anche da morto… non sentisse freddo… Una
bella e tipica usanza… della nostra Civilta’ di quei tempi… Agricola e contadina…
La
mattina del Sabato Santo, dopo la immancabile
cottura del Pane e dei Torti… gli ultimi ritardatari o meglio le ultime
ritardatarie cuocevano le loro ultime cose… dopo di che, in ogni Casa si mettevano sempre a “…ANTOSTA’
I OVI”, cioe’ a bollire le Uova per
l’ Abbondante Colazione Pasquale… Queste
uova sode, poi la sera – sempre del Sabato Santo, verso l’ imbrunire -- venivano portate in Chiesa in piccoli campioni
di un uovo a testa a far benedire… assieme alla Torta di Pasqua, al Pane, al Vino, all’ Olio, e al Sale… che venivano
tutti Benedetti con i vari Cesti tutti
ordinatamente sistemati in terra, sul Sagrato dell’ Altare…
La
mattina di Pasqua… c’ erano gli immancabili Auguri ad Amici e parenti… e dopo
la Prima Messa… ci si ritrovava tutti immancabilmente attorno alla Tavola
Apparecchiata
per
la Colazione di Pasqua… dove il Capo Famiglia o sua Moglie… simbolicamente inginocchiati sul piolo posteriore della Sedia che
reclinata in avanti aveva la spalliera che andava a poggiare contro il tavolo…
recitava il Padre Nostro… e quindi le varie preghiere… anche per i vari Defunti della Famiglia, peri i quali venivano
recitate Preghiere Singole, per ognuno di loro…
Era
quello un Momento piuttosto struggente ed altamente emotivo… dove i vari
Defunti tornavano a riunirsi con le loro Famiglie… portando quindi loro Pace, Abbondanza e Favori Celesti…
La
Colazione di Pasqua era sempre molto
abbondante, anche perche’ il Pranzo andava poi a finire piuttosto Tardi… per
via della Messa Cantata che non cominciava mai prima delle undici… e che andava
a finire mai prima delle 13,30… sempre per via non solo della Predica… ma anche della lettura – ancora una volta –
del Lunghissimo “PASSIO” con la Rievocazione – ancora una volta - della Passione e della Morte del Cristo.
Dopo
le immancabili Preghiere… la Colazione cominciava con l’ Uovo Benedetto, in
ragione di uno a testa… sul quale si metteva il Sale, pure benedetto… e quindi
una Fetta di Torta a testa, e quindi l’
immancabile Salame… il Vino e l’ Acqua
pure benedetti.
Poi
si mangiavano le altre uova, normalmente in ragione di una o due a testa, oltre
a quello benedetto, e quindi le altre
torte… e quanto altro passava la casa, formaggio compreso…
Quel
che avanzava dalla Colazione Pasquale, lo si consumava immancabilmente il
Martedi’ di Pasqua… quando era festa grande per noi Ragazzi,
Ragazzotti, e Giovanotti… perche’ noi al
Martedi’ di Pasqua… ce ne andavamo a fare le nostre belle
“MERENDELLE…” qundo anche le nostre
Sorelle e le nostre Amiche si univano
alle nostre Comitive, sempre rigorosamente suddivise per gli
anzidetti gruppi di eta’…
Ogni
Gruppo sceglieva un posto dove andare… che in genere erano o “I Prati de Menchella”, in localita’ “Le Brecce”, proprio accanto al Fosso della Villa… con
quel suo bel tappeto erboso e anche gia’ fiorito…
In
occasione di queste “MERENDELLE”… c’ erano poi quelli che ridevano… e quelli
che invece dovevano passare per la immancabile
Stanza del Pianto… dove tutti i Nodi… tornano sempre e immancabilmente
al Pettine…
Per
chi non lo avesse ancora capito… o magari non fosse stato attento… la’ dove noi
parlavamo del Gioco Quaresimale… cioe’
di quell’ immancabile Gioco del VERDE… il giorno del
Martedi’ di Pasqua, in occasione delle nostre “MERENDELLE”… si tiravano fuori i nostri foglietti dove, la
mattina del Sabato Santo, quando si scioglievano le Campane, noi tutti vi
avevamo annotato i nostri “dare” ed i
nostri “avere” con gli altri nostri
Amici… per cui si procedeva a riscuotere i nostri come che fossero “trofei di guerra” cioe’
le “pacche d’ ovo” che noi, con nostro grande giubilo avevamo vinto… ma anche a tirar dolorosamente
fuori… quelle che invece… noi avevamo perso!...
Per
chi non lo avesse ancora capito… o magari non fosse stato attento… la’ dove noi
parlavamo del Gioco Quaresimale… cioe’
di quell’ immancabile Gioco del VERDE… il giorno del
Martedi’ di Pasqua, in occasione delle nostre “MERENDELLE”… si tiravano fuori i nostri foglietti dove, la
mattina del Sabato Santo, quando si scioglievano le Campane, noi tutti vi
avevamo annotato i nostri “dare” ed i
nostri “avere” con gli altri nostri
Amici… per cui si procedeva a riscuotere i nostri come che fossero “trofei di guerra” cioe’
le “pacche d’ ovo” che noi, con nostro grande giubilo avevamo vinto… ma anche a tirar dolorosamente
fuori… quelle che invece… noi avevamo perso!...
Alla
fine, comunque, anche per quei poveri Malcapitati… che magari si erano persi
anche l’ Osso del Collo… ci scappava
sempre l’ ovetto di consolazione… magari grazie alla petosa intercessione di qualche - il piu’ delle volte – Generosa Amica!...
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