sabato 26 marzo 2016

LA PASQUA… NELLA VILLA COL DE’ CANALI -- AGRICOLA E CONTADINA

 Per questo racconto, io prendo, come riferimento temporale, il decennio che va indicativamente dal 1950 al 1960, che coincide con quello della mia giovinezza, prima che io partissi per l'America....

Anche per Pasqua, come del resto lo era anche per il Natale....la Festa era particolarmente sentita, ed era sempre preceduta da una grande atmosfera di attesa,

non di meno per  Pasqua…  non meno grande era l’ emozione… per quell’ Evento addirittura “clou”   di preparazione alla nostra cara e beneamata  PASQUA VILLANTE… che poi doveva rappresentare per tutti noi – assolutamente senza distinzione – la Resurrezione di Nostro Signore…
come se proprio fosse.....per un evento veramente messianico....

E cosi’, se per il Natale c’ erano i grandi preparativi specie per il Presepe…  andando a raccogliere ciocche e ciocche di Muschio sulle Rive del Fosso della Villa, il Vischio sulle Quercie di  “Pratalesore”… e il Bossolo e il Pungitopo addirittura sul Monte della Villa, in localita’ “La Foce”…   c’ era poi  tutto l’ entusiasmo per poter fare un Presepe piu’ grande e piu’ bello di quello dell’ anno precedente… 

 

Durante tutto il periodo della Quaresima… mentre le Ragazze, in genere,  erano impegnate in diversi riti religiosi, come ad esempio, se ben ricordo, quello delle 40 ore di ininterrotta venerazione dell’ Ostensorio… noi Ragazzi, Ragazzotti, e anche Giovanotti, regolarmente suddivisi in tre gruppi… eravamo invece iper-attivissimi nel gioco del cosidetto “VERDE”… perche’ quando si vinceva… l’ euforia era veramente tanta, anzi tantissima… perche’ si vinceva  “ ’Nna Pacca d’ Ovo…”,

 

Il gioco, come gia’ detto,  era molto semplice… e consisteva nel portare sempre in tasca un rametto di Bossolo, avendo pero’ cura a non farlo mai appassire o semplicemente sgualcire… per cui bisognava ricambiarlo almeno ogni due o tre giorni, pena la perdita al gioco.
 


ma quando invece si perdeva… la Delusione era veramente tanta tanta… e allora erano veramente dolori… e cio’ non solo e non tanto per quella bella “Pacca d’ Ovo”  alla quale bisognava dire molto a malincuore “good bye…”  ma vieppiu’ per la cocente e bruciante sconfitta… di chi si e’ fatto fregare… magari da un Compagno neanche piu’ bravo… ma semplicemente… appena… appena… piu’ fortunato…

 
Il gioco era molto semplice, e può ben essere così riassunto.....
All’ interno di ogni gruppo  (i ragazzi  12-16 anni;  i ragazzotti 17-21 anni; e i giovanotti (22-30 e piu’ anni) si formavano due sottogruppi che possiamo ben definire come Sottogruppo “A”  e Sottogruppo” B”.                          



Il gioco, come gia’ detto,  era molto semplice… e consisteva nel portare sempre in tasca un rametto di Bossolo, avendo pero’ cura a non farlo mai appassire o semplicemente sgualcire… per cui bisognava ricambiarlo almeno ogni due o tre giorni, pena la perdita al gioco.

Si iniziava con il giorno delle Ceneri, che notoriamente rappresenta l’ inizio della Quaresima… e terminava immancabilmente la mattina del Sabato Santo… quando si scioglievano le Campane… per annunciare la Resurrezione del  Cristo…  e se la Fine della Messa del Giorno delle Ceneri rappresentava tassativamente l’ inizio del gioco…  la mattina del Sabato Santo… il Suono stesso delle Campane  che annunciavano la Resurrezione… rappresentava sempre  e immancabilmente la fine del Gioco!...

E cosi’… quando uno degli appartenenti al Sottogruppo “A” incontrava un Membro del  Sottogruppo “B”, gli si avvicinava… e con fare molto perentorio gli diceva… 

“Ehi…. (seguiva il Nome) FORA  ‘L VERDE!…”

 e l’ altro che tirava fuori dalla tasca molto orgogliosamente il suo rametto del VERDE, le mostrava al rivale dicendo:

 “Ehi…. (seguiva il Nome)  FORA ‘L TUO, CHE ‘L MIO NON PERDE!...”

Quindi i due rametti venivano avvicinati l’ uno accanto all’ altro e quello che risultava piu’avvizzito o deteriorato… perdeva  “ ‘Nna Pacca d’ Ovo”… cioe’ a dire… mezzo uovo sodo…

Durante la Quaresima… e il piu’ delle volte in Piena Quaresima… la Sera del 18 Marzo, VIGILIA DI SAN GIUSEPPE… si faceva alla Villa il famoso

“FOCARACCIO”  DE SAN GIUSEPPE…

Il “Focaraccio”  si faceva in Piazza Padella… ed era esso stesso un’ Evento cosi’ particolare… che verra’ fatto oggetto di un  Racconto  proprio a se’ stante, che mi riprometto di fare prossimamente…  

Ho detto il  “FOCARACCIO DI SAN GIUSEPPE…”  ma in realta’ i Focaracci di San Giuseppe, alla Villa erano DUE…  Il Primo e il piu’ importante, anche perche’ verosimilmente era anche il piu’ antico e quello che raccoglieva non solo il maggior numero di persone, ma anche quello che poteva vantare il Capo-foco piu’ bravo e piu’ autorevole… si faceva, come gia’ detto, in  PIAZZA PADELLA… mentre il secondo si faceva… “GIU’ LA FONTE LAGIU’…”  da piedi alla Salita dell’ Oppiello… dove anticamente c’ era la Fonte del Paese, con il relativo Grande Abbeveratoio…

La Domenica delle Palme… c’ era sempre una Messa Solenne che in genere durava piu’ di un Paio d’ Ore, a causa della lunghissima Lettura del cosidetto “PASSIO…”  con la integrale Rievocazione della  Passione e della Morte di Gesu’ secondo le Scritture evangeliche…

Verso il termine della Messa, si procedeva alla Benedizione delle Palme… che da noi erano sempre dei Rami e Ramoscelli di Ulivo… il piu’ delle volte residui della potatura avvenuta di recente.  Le Palme benedette venivano poi in parte custodite in Casa  per

l’ intero anno,  e in parte venivano  usate per le  Croci – che in genere erano fatte di canna o di venco e quindi con il ramoscello di Ulivo nell’ intersezione -   Croci che poi si mettevano  nei Campi di Grano in occasione della Festa di Santa Croce (se non erro il 25 Aprile), quando il  Grano sembrava chinarsi verso la terra, per salutarla e baciarla… prima di rivolgersi verso il Cielo… per la sua seconda e ultima fase della Crescita…

Come ben lo si vede anche qui… tutti i Riti e i Ritmi della Vita Agricola e Contadina… erano tutti  riferiti e scanditi da precisi  Momenti Religiosi, che assai spesso erano anche pieni di grande fascino, quando non gia’ anche da un vero e proprio alone di Mistero.

Come poi  ci si avvicinava alla Pasqua, nelle Case, anche quelle delle Persone piu’ povere…   c’ era tutto un fermento di preparativi…

Si facevano dolci un po’ di ogni genere… Ciambelloni, Ciambelle, Paste… e Torte

dolci  le piu’ svariate…  con le  Donne che ciascuna le faceva un po’ alla propria maniera, quanto a ingredienti, dosaggi… tempi e modalita’ di cottura… per cui c’ erano poi quelle che venivano piu’ buone e quelle invece meno buone…

Ma la parte veramente del Leone la facevano pero’ le TORTE COL  FORMAGGIO… 

Che se ne facevano a iosa… anche per gli Amici e i Parenti lontani…

Erano delle Torte Salate, che ancor oggi vengono fatte;  ma non piu’ in casa, bensi’ nei Forni locali associati alle varie Panetterie e ora anche ai Supermercati…

Per favorire la lievitazione dei dolci e delle torte… in casa non solo si accendevano dei grandi fuochi… ma in casa, nei Letti… si metteva anche il Prete… con tanto di Monnica… per riscaldare i dolci e le torte… che quindi venivano messi anche nel letto a lievitare…

Nei giorni precedenti la Pasqua, il Forno della Villa restava operativo non solo per tutto il giorno, ma anche per buona parte della Notte, e funzionava  ininterrottamente nel pomeriggio e anche alla sera per la cottura dei Dolci e delle Torte… mentre  la mattina, dal Lunedi’ al Sabato compresi,  il forno era riservato alla cottura del Pane, che pero’ si svolgeva  in due o anche tre turni giornalieri, con le varie Famiglie che avevano regolarmente il loro giorno assegnato, mentre il Turno (primo, secondo, o anche il terzo) andavano rigorosamente a rotazione…  Questo perche’ le Famiglie  del primo turno dovevano bruciare piu’ “fascine” per “riscalda’ ‘l forno…” cioe’ per portarlo in temperatura… mentre quelle del secondo o del terzo turno ne dovevano consumare di meno, perche’  il forno era gia’ parzialmente caldo, per cui loro dovevano semplicemente “arda’  su…  ta ‘l Forno…” cioe’ ravvivarlo…

Passare davanti al Forno del Paese… era sempre un po’ uno Spettacolo… soprattutto per i profumi… del Pane… del Torto… dei Dolci… e la Domenica anche degli Arrosti…

Nel Periodo precedente la Pasqua, pero’ lo Spettacolo era ancora piu’ vivo e marcato… anche per via degli immancabili contrattempi che a volte vi si verificavano…  e  dei battibecchi e le gazzarre che a volte ne seguivano…  per via dei diversi momenti di lievitazione del pane o dei dolci a seconda delle varie massaie…  mentre il Forno, poveretto… quello non solo doveva accontentare tutti… ma lui – poveretto – non poteva neanche aspettare… che quando era ora… si doveva informare e basta!...

Per la sera del Venerdi’ Santo, comunque, tutti avevano finito o quasi finito con i dolci… al Sabato mattina, come del resto nelle altre mattine feriali c’ era – immancabile – la cottura del Pane…  E dopo il Pane, in genere c’ era qualche  Arrosto, oppure la Pasta al Forno… e cio’ perche’ una volta la Pasta al Forno… si faceva sempre e solo al Forno… 

Alla Villa le prime Stufe a legna nelle cucine si sono avute solo a partire dal dopoguerra, per cui  la Pasta al Forno (detta anche “Timballo”) la si e’ poi cominciata a fare anche nel Forno della Stufa, mentre le Domeniche Mattina – anche e compresa quella di Pasqua – c’ era un frenetico via vai da e per il Forno…  di  Padelozzi… Stufarole… Tegami  e Teie…  belli e profumati… con dentro ogni ben di Dio…

Nella giornata del Giovedi’ Santo, se non erro in corrispondenza dell’ ORA  NONA…  cioe’ verso le TRE del Pomeriggio…  - quando secondo le scritture sarebbe morto il Signore --  SI LEGAVANO LE CAMPANE… cioe’  non le si suonavano piu’ per nessunissimo motivo, e cio’…  neanche se accadeva che moriva qualcuno…  e per evitare che qualcuno accidentalmente le andasse comunque a suonarle… le corde stesse venivano debitamente raccolte in luoghi assolutamente inaccessibili, in genere proprio su… in cima al Campanile…  e la Porta stessa di accesso al Campanile veniva chiusa rigorosamente a chiave…

Per le funzioni religiose, invece del suono delle Campane… si ricorreva al suono lugubre e sordo delle  “BATTISTRANGOLE”… che in questi casi non erano certo quelle che si usavano  in Agricoltura per la prima lavorazione delle Fibre del Lino e della Canapa…  ma erano dei pezzi di tavola di legmo, dimensione cm 60 x 30  e spessore

cm 3,  sui quali venivano  ancorati  - da entrambi i lati - dei  bei profilati di ferro sagomati a forma di “D” oppure di  rettangolo,  ancorati alla tavola a modo di cerniera, ma liberi pero’ di sbattere da una parte e dall’ altra, man mano che la tavola stessa veniva agitata da una parte o dall’ altra mediante una maniglia, che  era fissata sul bordo superiore della tavola stessa.  Il movimento ritmico con la mano… provocava lo sbattere dei due ferri e quindi il tipico suono sordo e assai triste  della BATTISTRANGOLA…

Per il Venerdi’ Santo, alla Villa, non erano previste particolari cerimonie… e cio’ perche’ i Sacerdoti erano notoriamente impegnati a Costacciaro non solo con le Confessioni, ma  con i vari Riti del Venerdi’ Santo… come l’ Ostensione del Cristo Morto… e quindi la caratteristica Processione del Venerdi’ Santo… con il Catafalco del Cristo Morto che veniva portato in giro, con molta devozione e solennita’ per le vie del Paese,  accompagnandolo  con i Rosari, letture sacre… e Preghiere di vario genere..

Nelle Campagne, in prossimita’ di questi luoghi… i vari  Contadini  facevano dei bei FOCARACCI per lo piu’ in forma associata, con piu’ famiglie che contribuivano la loro FASCINELLA di rami o di ginestre per alimentare il Focaraccio… il cui scopo era solo ed esclusivamente quello di  riscaldare il Cristo… ancorche’, anche da morto… non sentisse freddo…  Una bella e tipica usanza… della nostra Civilta’ di quei tempi… Agricola e contadina…

Nelle Campagne, in prossimita’ di questi luoghi… i vari  Contadini  facevano dei bei FOCARACCI per lo piu’ in forma associata, con piu’ famiglie che contribuivano la loro FASCINELLA di rami o di ginestre per alimentare il Focaraccio… il cui scopo era solo ed esclusivamente quello di  riscaldare il Cristo… ancorche’, anche da morto… non sentisse freddo…  Una bella e tipica usanza… della nostra Civilta’ di quei tempi… Agricola e contadina…

La mattina del  Sabato Santo, dopo la immancabile cottura del Pane e dei Torti… gli ultimi ritardatari o meglio le ultime ritardatarie cuocevano le loro ultime cose… dopo di che,  in ogni Casa si  mettevano sempre a  “…ANTOSTA’ I OVI”,  cioe’ a bollire le Uova per l’ Abbondante Colazione Pasquale…  Queste uova sode,  poi  la sera – sempre del  Sabato Santo, verso l’ imbrunire --  venivano portate in Chiesa in piccoli campioni di un uovo a testa a far benedire… assieme alla Torta di Pasqua, al Pane,  al Vino, all’ Olio, e al Sale… che venivano tutti Benedetti con  i vari Cesti tutti ordinatamente sistemati in terra, sul Sagrato dell’ Altare…

La mattina di Pasqua… c’ erano gli immancabili Auguri ad Amici e parenti… e dopo la Prima Messa… ci si ritrovava tutti immancabilmente attorno alla Tavola Apparecchiata

per la Colazione di Pasqua… dove il Capo Famiglia o sua Moglie…  simbolicamente inginocchiati  sul piolo posteriore della Sedia che reclinata in avanti aveva la spalliera che andava a poggiare contro il tavolo… recitava il Padre Nostro… e quindi le varie preghiere… anche per i vari  Defunti della Famiglia, peri i quali venivano recitate Preghiere Singole, per ognuno di loro…

Era quello un Momento piuttosto struggente ed altamente emotivo… dove i vari Defunti tornavano a riunirsi con le loro Famiglie… portando quindi loro  Pace, Abbondanza e Favori Celesti…

La Colazione  di Pasqua era sempre molto abbondante, anche perche’ il Pranzo andava poi a finire piuttosto Tardi… per via della Messa Cantata che non cominciava mai prima delle undici… e che andava a finire mai prima delle 13,30… sempre per via non solo della Predica…  ma anche della lettura – ancora una volta – del Lunghissimo “PASSIO” con  la Rievocazione – ancora una volta -  della Passione e della Morte del Cristo.

Dopo le immancabili Preghiere… la Colazione cominciava con l’ Uovo Benedetto, in ragione di uno a testa… sul quale si metteva il Sale, pure benedetto… e quindi una Fetta di Torta a testa, e quindi  l’ immancabile  Salame… il Vino e l’ Acqua pure benedetti.

Poi si mangiavano le altre uova, normalmente in ragione di una o due a testa, oltre a quello benedetto, e quindi  le altre torte… e quanto altro passava la casa, formaggio compreso…

Quel che avanzava dalla Colazione Pasquale, lo si consumava immancabilmente il Martedi’ di Pasqua… quando era festa grande per noi  Ragazzi,  Ragazzotti, e Giovanotti… perche’ noi al  Martedi’ di Pasqua… ce ne andavamo a fare le nostre belle

“MERENDELLE…”  qundo anche le nostre Sorelle e le nostre Amiche  si univano alle nostre Comitive,  sempre  rigorosamente suddivise per gli anzidetti  gruppi di eta’…

Ogni Gruppo sceglieva un posto dove andare… che in genere erano o  “I Prati de Menchella”, in  localita’ “Le Brecce”,  proprio accanto al Fosso della Villa… con quel suo bel tappeto erboso e anche gia’ fiorito… 

In occasione di queste “MERENDELLE”…  c’ erano poi quelli che ridevano… e quelli che invece dovevano passare per la immancabile  Stanza del Pianto… dove tutti i Nodi… tornano sempre e immancabilmente al  Pettine…

Per chi non lo avesse ancora capito… o magari non fosse stato attento… la’ dove noi parlavamo del  Gioco Quaresimale… cioe’ di quell’ immancabile Gioco del VERDE… il giorno del Martedi’ di Pasqua, in occasione delle nostre “MERENDELLE”…  si tiravano fuori i nostri foglietti dove, la mattina del Sabato Santo, quando si scioglievano le Campane, noi tutti vi avevamo annotato i nostri “dare” ed i nostri “avere” con gli altri nostri Amici… per cui si procedeva a riscuotere i nostri come che fossero “trofei di guerra”  cioe’  le “pacche d’ ovo” che noi, con nostro grande giubilo  avevamo vinto… ma anche a tirar dolorosamente fuori… quelle che invece… noi avevamo perso!...

Per chi non lo avesse ancora capito… o magari non fosse stato attento… la’ dove noi parlavamo del  Gioco Quaresimale… cioe’ di quell’ immancabile Gioco del VERDE… il giorno del Martedi’ di Pasqua, in occasione delle nostre “MERENDELLE”…  si tiravano fuori i nostri foglietti dove, la mattina del Sabato Santo, quando si scioglievano le Campane, noi tutti vi avevamo annotato i nostri “dare” ed i nostri “avere” con gli altri nostri Amici… per cui si procedeva a riscuotere i nostri come che fossero “trofei di guerra”  cioe’  le “pacche d’ ovo” che noi, con nostro grande giubilo  avevamo vinto… ma anche a tirar dolorosamente fuori… quelle che invece… noi avevamo perso!...

Alla fine, comunque, anche per quei poveri Malcapitati… che magari si erano persi anche l’ Osso del  Collo… ci scappava sempre l’ ovetto di consolazione… magari grazie alla petosa  intercessione di qualche  - il piu’ delle volte – Generosa Amica!...

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