di : EZIO MORELLI
Parlando delle Credenze Popolari del mio Paese di Villa Col
de’ Canali, in un mio precedente scritto dal titolo: “ Le Creature
dell’ Immaginario Popolare…” io ho gia’ avuto modo di parlare
sia del “Diantene”… come anche e di quella simpatica storia
correlata che riguarda, invece “Gli Spacchi del Diavolo”.
Sul Monte della Villa, in localita’ “I Martinelli” si trovano
infatti ancor ben evidenti, nonostante la vegetazione che avanza,
e che quindi gia’ in parte li ricopre… quelli che una volta venivano
chiamati "Gli Spacchi del Diavolo" … e sui quali fino a mezzo secolo
fa… c’ erano state le voci e le credenze piu’ disparate… e vi erano
state intessute le piu’ diverse storie e teorie…
Queste, per la verita’ c’ erano state anche sul nostro caro “Diantene”…
Una Quasi-Divinita’ dei nostri Luoghi… di cui ultimamente si e’
occupato anche un nostro Studioso locale, il Prof. Euro Puletti…
Lui pero’ ci ha fatto conoscere una moderna “Immagine” del
Diantene, intesa un po’ come la Coscienza dell’ Uomo… e cioe’ un
severo Censore di tutto quel che non va nella nostra moderna Societa’.
Quella che ho fatto io, invece… e’ stata una ricerca di tipo storico-
filologica su questa simpatica o per dir meglio simpaticissima Creatura
dei nostri Monti… dei nostri Boschi e delle nostre Campagne… Una
ricerca che era stata veramnte avviata alcuni mesi or sono… e sulla
quale io vi avevo gia’ riferito nel corso di quel mio precedente scritto,
in cio’ ripromettendovi – allora – di tornare a riferirvi sull’ argomento,
non appena ci fossero stati degli ulteriori sviluppi.
Vi avevo cosi’ riferito che la Storia del nostro “Diantene” e’ strettamente
legata a quella degli “Spacchi del Diavolo”… sui quali ultimi, a conclusione
ormai di questa mia ricerca… ritengo di avere delle novita’ senz’ altro
di un certo interesse, se non gia’ proprio di carattere ultimativo.
Nel mio precedente scritto Vi avevo detto che… se Voi venite da
Costacciaro verso il Paese di Villa Col de’ Canali… come Voi avete
superato il Cimitero, e siete verso la meta’ della cosidetta “Sallita
de i Martinelli” -- e ancor meglio portandovi Voi stessi proprio
sul cippo del Km 207 della Via Flaminia – volgendo lo sguardo
verso destra… e proprio guardando sul Crinale della Montagna…
Voi noterete ben CINQUE SPACCHI che secondo la leggenda…
sarebbero stati lasciati, nella notte dei tempi, dal Diavolo in fuga…
con una sua Manata…
Al riguardo, la zia Amalia Morelli (una delle Sorelle di mio Padre),
che aveva il campo dei Martinelli proprio li'… sotto a quei fatidici
“Spacchi” quando io ero bambino… mi diceva di stare sempre lontano
da qul posto la'... perche' la' c' era passato il DIAVOLO...
Alle mie altre domande sul perche'... quando... come mai... ecc... la zia
mi rspose che tanto e tanto tempo fa… quando lei stessa non era ancora
nata… un Grosso Diavolo che era scappato dall' Inferno... un giorno
quatto quatto… si era appostato dietro alle balze dei “Cotozzi” per
andare a caccia di Anime... quelle delle Persone del nostro Camposanto…
per poi portarsele con lui all' inferno, come delle vere e proprie prede
di caccia...
Ma qualcuno che “…parava i Bovi sul Monte Cucco...” (Lei diceva che
si trattava del Beato Tomasso) come s' e' accorto della presenza del Diavolo...
gli ha sfiondato contro un grosso Toro... che al Diavolo gli ha fatto la caccia...
e lo ha messo in fuga... fino a ricacciarlo giu’, giu' nell' Inferno...
E cosi' nella fretta di scavalcare il Crinale della Montagna, aiutandosi
con le sue possenti mani... lui ci ha lasciato l' impronta delle sue cinque
grosse dita. che hanno quindi strappato via tutte le pietre sottostanti...
si' che cosi’ vi rimase - e tuttora ben visibile - quella grossa impronta...
A mio avviso, non c' e' dubbio che quella Storia (o meglio la Leggenda)...
sia molto, ma molto piu' antica del Beato Tomasso... che invece e' una
figura storica dei nostri Luoghi, e per giunta anche abbastanza recente e
che risale grosso modo al tempo di San Francesco, attorno al XIII secolo...
E' possibile quindi, che questa del Beato Tomasso sia una ennesima
mistificazione in epoca - magari - tardo.cristiana... e che invece del
Beato Tomasso... fosse stato magari proprio il Diantene... che assunte,
nell’ occasione, le sembianze di un grosso Toro... abbia poi fatto la
caccia... e quindi messo in fuga il Diavolo... costringendolo quindi a
darsi alla fuga… e a tornarsene giu’ nell’ Inferno a gambe levate!...
Mi sono cosi’ io stesso molto appassionato alla Storia di questo
nostro “Diantene”… facendo degli ulteriori studi, proprio per
vederci piu’ chiaro.
E cosi’, studiando tra le altre cose, anche le Vestigia lasciate dai
Longobardi nella nostra locale Civilta’… io stesso mi sono accorto
che oltre alle incisioni e oltre ad alcuni toponimi Longobardi che si
trovano disseminati un po’ dovunque sia nel Fabrianese che nelle
nostre zone… ai Longobardi noi dobbiamo tra l’ altro il termine
tipicamente Villante di “nvelle” (cioe: “da nessuna parte”, che in inglese
si dice “nowhere”). Ma soprattutto noi dobbiamo loro la famosa
“Festa delle Zucche o delle Streghe” di cui io ho pure avuto modo di
Parlare in altri miei precedenti scritti…
Senonche’, studiando anche gli antichi riti e tradizioni popolari
del Tirolo con tutta la problematica correlata, ho concluso che a noi
Villanti… ai nostri Longobardi che per diversi decenni hanno vissuto
e operato nelle nostre zone, anche con degli interessanti scambi di
Civilta’… a loro noi dobbiamo anche ben altro. Essi infatti devono
averci lasciato anche il Gioiello nostro in assoluto piu’ caro e pregevole,
e cioe’ la figura stessa del nostro Caro Diantene .
E’ assolutamente certo, comunque, che il Diantene era in origine una
divinita’ Celtica, e quindi di chiara origine germanica, verosimilmente
arrivata anche lei qui da noi… al seguito dei Longobardi o comunque
al seguito di altre Orde Barbariche.
Questo dico perche’ nella attuale Francia esiste un termine identico
“Diantre” che pure indica il Diantene.
Francia che, come ben lo si sa… un volta si chiamava Gallia, e dove
i Galli – che noi molto ben conosciamo dagli scritti di Giulio Cesare
( “De Bello Gallico”) -- erano delle Bellicosissime tribu’ Celtiche…
Il cerchio, quindi, a questo punto si chiude… con l’ origine stessa del
Nostro Caro “Diantene” che possiamo quindi dare per assolutamente
certa … e senza ormai alcuna ombra di dubbio…
Da noi Villanti, nella nostra Civilta’ Agricola e Contadina… il Diantene
era considerato non gia’ una Divinita’… bensi’ una specie di simpatico
Folletto, scherzoso e burlone… e che si divertiva a fare scherzi,
dispetti e sberleffi alla Gente… e piu’ nello specifico alle nostre
povere Genti di Campagna, che quindi, per vendicarsi… assai spesso
e volentieri e in vario modo lo bestemmiavano…
“Mannaggia ‘l Diantene!...” … dove “mannaggia, qui, assume
chiaramente il significato di… “Vituperato sia ‘l Diantene…”
“Porco Diantene!…”
“Porco Diantene Cattivo…”
“Porco Diantene de Coccio…”
“Porco Diantenaccio Straccio…”
C’ e’ da notare, qui, come come queste due ultime interiezioni…
“Porco Diantene de Coccio…” e “Porco Diantenaccio Straccio…”
ci lasciano chiaramente intravedere delle rappresentazioni “materiali”
del Diantene… sotto una grottesca forma non tanto di statua, bensi’ di
un Fantoccio di terracotta (de Coccio) oppure sotto forma di un analogo
Fantoccio o Bambolotto di Stracci…
Il Parallelismo, qui, va evidentissimo ai nostri Cari Ceri di Gubbio…
Che dalle nostre parti pure si festeggiavano nel territorio soprattutto di
Rancana,,, quando fino agli inizi del ‘900 da Rancana e Fino alla Villa
si portavano in processione questi “Ceri” artigianalmente fatti di stracci
da Rancana e fino alla Villa… dove aveva termine la processione e anche
la relativa funzione…
Funzione forse religiosa, anche se proprio non saprei fino a che punto…
A riferirmi credibilmente di questa usanza e’ stato soprattutto il mio
Amico, Dr. Ivo Puletti, ma anche altre persone Anziane di Pie’ La Rocca.
Dopo di che, i “Ceri” stessi , lungo la via del ritorno… venivano fatti
oggetto di derisione e sberleffi e quindi venivano presi a calci dai
giovanotti che cosi’ si divertivano fino a ridurli in veri e propri brandelli.
Essi stessi di lontane o lontanissime origini pagane… i “Ceri” di Gubbio
hanno poi subito una radicale trasformazione culturale a seguito del
Cristianesimo, che al posto delle pre-esistenti “Divinita’” pagane…
vi ha cosi’ intelligentemente associato le tre sacre Figure di Santi
Cristiani, con S. Ubaldo, Patrono della Citta’ di Gubbio… San Giorgio,
Protettore della potente Categoria degli Artigiani… e quindi S. Antonio
Abate… Protettore degli Animali, dei Contadini e delle Campagne.
I Ceri di Rancana, per contro, non hanno mai assunto una vera e
Propria Connotazione, e ne’ un vero e proprio Significato Cristiano,
se non nella esteriore forma della processione…
Salvo invece ritenere piuttosto fedelmente la loro forma paganeggiante
delle antiche divinita’… e dove al culmine della festa… tutto sembrava
tradursi in un’ autentica festa di popolo… dove il baccano e il clamore
della festa… dovevano praticamente servire a stemperare e ad alleviare
le tensioni e le fatiche delle lunghe giornate di lavoro nei campi oppure
nei Boschi o su in Montagna…
Ma questo resoconto sul nostro Caro “Dantene”… e sulle nostre
Fatidiche Creature dell’ Immaginario Popolare dei nostri Luoghi…
non sarebbe affatto completo… senza riprendere e possibilmente
concludere… anche quel nostro discorso sulla storia e l’ origine di
questi Fatidici “Spacchi del Diavolo”…
Da Ragazzo, assieme a un altro paio di miei Amici e Coetanei… io
stesso sono salito fin su, proprio sugli Spacchi ed ho quindi potuto
esaminarli molto da vicino, tutti e cinque….
Ho cosi’ potuto scoprire che si tratta di cinque piccoli valichi artificiali,
della larghezza di un Metro scarso ciascuno e che presentano caratteristiche
assai simili a quelle del taglio del “Passo del Pezzolo” che io stesso ho
pure attentamente esaminato e che quindi ben conosco.
Le pietre, da ambo i lati, risultano tagliate in modo molto regolare,
segno evidente, questo, che il lavoro e’ stato fatto da mani esperte e
servendosi di un piccone o di un analogo attrezzo tagliente. Gli Spacchi
sono alti un metro o poco piu’, e alla loro base c’ e’ tuttora dell’ abbondante
pietrame mosso, come se dopo il taglio, il materiale di risulta fosse stato
in buona parte riaccatastato in loco, e quindi successivamente risparpagniato...
Sara’ bene a questo punto far presente che, nei secoli passati, l’ intera
area era di proprieta’ dei Monaci del vicino Convento de “La Badia”,
che vi avevano in loco un vero e proprio “Stazzo” per le Capre… dal
quale deriva poi il toponimo locale de “’l Caprile”.
Fermo restando che si tratta comunque di incisioni o se vogliamo di
veri e propri passaggi “artificiali” e quindi appositamente scavati nella
roccia… il loro andamento assolutamente regolare, il rispetto di
determinate quote e distanze, una notevole cultura per cosi’ dire
“ingegneristica” unitamente ad altre considerazioni… mi fanno
presumere… che ogni incavo possa essere stato scavato da una
persona certamente esperta, magari nel corso di una notte, di plenilunio…
e quindi l’ incavo stesso poi di fatto riempito con le pietre di risulta,
magari per non dare nell’ occhio man mano che veniva fatto il lavoro.
A lavoro finito, e magari nel corso dell’ ultima notte… il pietrisco
che era stato riaccatastato in loco, deve essere poi stato agevolmente
rimosso e le Pietre stesse sparpagliate in loco piuttosto alla rinfusa,
per dare l’ idea della Contestualita’ degli Spacchi… e dove gli Astuti
Monaci devono poi aver avuto buon gioco ad intesservi le loro Storie,
da dare poi in pasto alle ingenue e ipersuscettibili povere Genti dei
nostri Luoghi.
Questo dico anche sulla base di altre testimonianze che riguardano sia
i Monaci del Vicino Convento della Badia, e sia le loro spiccate
conoscenze e realizzazioni ingegneristiche, di cui pure io parlero’ in
altro o in altri miei saggi sugli antichi insediamenti ecclesiali nelle
nostre zone, dove molte sono le testimonianze che ho gia’ raccolto…
e molti anche gli Appunti che sono ancora da riordinare e da sistemare…
La storia di questi nostri insediamenti ecclesiali nelle nostre zone e’
quindi qui soltanto abbozzata… con molte vestigia e reperti che se
sono ormai completamente perduti… vi restano pur sempre delle
importanti testimonianze e degli importanti ritrovamenti… che pur
ci consentono una ricostruzione sufficientemente adeguata e precisa…
anche se non proprio in tutto ottimale… ma pur sempre fondatamente
certa e altamente verosimile…
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