sabato 13 maggio 2017

“QUEI CARI VILLANTI… VECCHI FALCIATORI DI UN TEMPO…”




(di:  Ezio Morelli)



E’ con grande, grande, grande Commozione e Rispetto… che io ricordo
quei Cari nostri Vecchi Falciatori di un tempo… E cio’ fino a tutti gli
Anni ’50… che da Cantiano, Pontericcioli, la Scheggia, la Villa e da
Costacciaro, nel mese di Maggio… partivano in diversi gruppi alla volta
delle Campagne Romane.
 
Partivano sempre in Squadre di almeno 12 – 15 Falciatori, armati di
Falce, che loro pero’ trasportavano smontata in Spalla, e con la lama
molto ben avvolta in poveri cenci, vecchie balle di juta, o anche in
protezioni di cartone, molto assai ben legati con degli spaghi piu’ e
piu’ volte avvolti attorno a quei miseri involucri.
 
In un grosso tascapan,e e assai spesso anche in una Balla, loro portavano
quelle loro poche, povere cose. Qualche ricambio di Biancheria
personale, un paio di asciugamani, una o due file di Pane, il Salcicione
(ovvero sia il Salame) e la forma de formaggio… da mangiare durante
Il viaggio… la Bottiglia del Vino, e anche quella dell’ Acqua, ed i
Fumatori… anche l’ immancabile “da fuma’…”
 
Alcuni si portavano anche la Bicicletta, spingendola pero’ sempre a
mano, e sulla quale essi sistemavano la Falce, il sacco e quant’ altro…
legando la falce da una parte al manubrio e dall’ altra parte alle molle
del sellino…
 
Comitive vivide e variopinte, che per ammazzare il tempo e per non
sentire la fatica, intonavano dei Canti piuttosto caratteristici e tipici delle
Campagne Romane dove loro stessi dovevano recarsi a lavorare… e dove
il canto, gia’ lungo la strada… ricordava loro l’ ambiente di quelle
sterminate Campagne, floride si’… ma anche grondanti di sudore e di
fatica umana… dove loro stessi -- quanto ai piu’ anziani -- avevano
gia’ lavorato… o anche -- quanto invece ai piu’ giovani novellini --
avrebbero dovuto lavorare.
 
Quando, affacciato al Balcone di Casa, io Bambino li vedevo passare
in gruppo, ogni tanto, lungo la Via Flaminia… avevo di loro
l’ impressione dei Soldati, che io pure avevo visto marciare, sempre
lungo la Flaminia… durante la loro ritirata alla fine dell’ ultima
Guerra… Soldati che pure dovevano cantare durante le loro marce,
con il fucile e con lo Zaino in spalla…
 
Erano diversi e anche assai caratteristici, i Canti dei Falciatori…
dei quali Canti, pero’, io me ne ricordo solo uno, quello che andava per
la maggiore e che un mio Secondo Cugino, di nome Guglielmo Costanzi
e nome d’ arte “Patazzi”… spesso e volentieri cantava anche alla Villa,
quanto veniva a far visita a sua Zia, e mia carissima vicina di Casa, la Zia
Antonia Paciotti, meglio conosciuta in Paese con il suo Nome d’ Arte di:
“La Schica”.
 
“E… la Mojie del Vergaro…
 
E’ la Nipote de Giomba-ti’…
.
E da me… me costa Caro…
 
Teresina… me fai mori’!...”
 
Passarono gli Anni, ma io questo bel Canto tipico dei Falciatori e solo
dei Falciatori… che io ebbi ad apprendere gia’ nella mia primissima eta’
scolare… io me lo sono poi sempre ricordato…
 
E quando poi all’ Universita’, studiando la letteratura inglese… ebbi ad
apprendere dei famosi “Limeriks” delle Highlands del Galles e della
Scozia… “Limeriks” che a noi Studentelli Cittadini… ci venivano
presentati come delle autentiche Creazioni tipiche di quelle cosidette
“masse popolari poetanti…” che sono poi divenute famose per quelle
loro tipiche composizioni… basate e fatte tutte appositamente… sempre
e soltanto sul “nonsense…” ecco che per me la sorpresa… non poteva
essere affatto piu’ grande…
 
Perche’ allora io stesso, per una strana associazione di idee… mi risovvenni
Di questo e di altri canti dei nostri Cari Falciatori… che anch’ essi in buona
parte non solo si basavano… ma che essi stessi erano regolarmente fatti
di strane, anzi stranissime associazioni delle idee piu’ disparate, di motti
arguti… ed anche di “nonsense…”
 
Fu uno stile, questo, che dalle nostre parti attecchi’ anche abbastanza
Bene e direi quasi anche rapidamente… avendovi trovato un Ambiente
molto favorevole… tra quei Soggetti che frequentavano in prevalenza
le cosidette “Campagne Romane”… come alla Villa abbiamo avuto
noi stessi dei nostri Celebri Parenti… che proprio per questo vennero poi
detti i “Romani”…
 
Parlo qui, nello specifico, della Progenie di Nazzareno, di Francesco e
di Giovannino Morelli… tutti e tre Fratelli Maggiori di Mio Nonno…
i quali una volta tornati dall’ America con il loro bel gruzzolo…
presero a frequentare regolarmente le Campagne Romane… e da qui
il loro caratteristico appellativo de: “I Romani”.
 
Ho accennato, piu’ sopra, a quel mio Secondo Cugino di nome Guglielmo
Costanzi… Ebbene, alla Villa, fino agli Anni ’30, il Nonno di questo
Guglielmo, di nome Giuseppe Costanzi, e noto con il suo nome d’ Arte di
“Schico” era non solo il Fattucchiere del Paese, ma era anche colui che si
intrometteva sempre e dappertutto.
 
Ancorche’ ottimo conoscitore della nostra Nobile Parlata Villante, io non
conosco con esattezza il significato di questa parola, certamnte piuttosto
onomatopeica che e’ invece un Termine creato “ad hoc” proprio per
denotare questa Persona, e dove il Suo piu’ probabile significato potrebbe
essere quello e solo quello di “ficcanaso!... “
 
Si’ che non c’ era settore di attivita’ dove lui non ci metteva alle volte il
naso… e altre volte invece lo zampino… nel senso a volte buono, e altre
volte invece meno buono, come quella volta…che lo Zio “Peppetto” voleva
fargli proprio la Pelle… per via di quella denuncia a mia Nonna, la Ottilia
Morelli… che poi era anche la sua stessa Cognata…
 
Ma di questo io Vi parlero’ e forse anche abbastanza presto in un prossimo
Mio Racconto!...
 
Per i Falciatori, i Sarchiatori e anche per i Mietitori… questo “Schico”
era una sorta di Agente Locale che ai Patronali delle Campagne Romane gli
procurava la Mano d’Opera, e cio’ sia al mio paese di Villa come anche nei
Paesi Vicini. Lavorava soprattutto con i gia’ ricordati Sabelli e Torlonia…
e lui stesso si recava con una certa frequenza a Roma, con la Cavalla e la
Cacciatora… che lui si faceva sempre regolarmente prestare dal generosissimo
Cognato… cioe’ da Luigi Morelli, mio Nonno, del quale il Costanzi aveva
sposato la Sorella Barbara.
 
Alla morte di Schico, questa attivita’ di Procacciatore di Mano d’ Opera
fu continuata dai suoi due Figli, Luigi e Paolo… due nomi Tipici del
nostro Ramo dei Morelli, chiaramente apportati nella Famiglia Costanzi
dalla loro Amorevolissima Mamma… la Morelli Barbara…
 
Paolo, che doveva essere il Minore dei due… si trasferi’ ben presto
direttamente a Roma per gestire meglio i suoi contatti laggiu’, mentre
l’ altro figlio, Luigi (e nome d’ Arte “Schichetto” ) dalla Villa si trasferi’
a Costacciaro, dove crebbe la sua numerosa e Splendida Famiglia di ben
sei Figli, quattro maschi e due Femmine, sistemandoli tutti al meglio, in
modo tra loro assolutamente autonomo e molto decoroso.
 
In ognuna di queste Squadre di Falciatori, che come gia’ detto, si
componeva di qualche 12 – 15 Elementi c’ era immancabilmente
e sempre il cosidetto “Battitore…” Lui oltre alla Falce ed alle
altre sue cose, lui -- solitamente legate attorno alla sua Cintura --
portava immancabilmente gli Attrezzi tipici del suo mestiere… e cioe’
la Mazzetta e il cosidetto “‘Fermo” che gli servivano per battere le Falci.
Inoltre, alla stessa stregua degli altri Falciatori… anche lui portava,
appesa sul retro della sua cintura… la “Buzzarella” con dentro la “Pietra
Cotora” la quale, essendo fortemente abrasiva, serviva loro per affinare
Ogni tanto il Filo alle Falci.
 
La squadra doveva quindi essere in tutto pienamente autosufficiente, e
funzionare come una Unita’ organica e funzionale. Era assolutamente
indispensabile che i Falciatori non solo si conoscessero… ma anche che
andassero ben d’ accordo tra loro… Bando quindi agli sfaticati e ai
lavativi, che non erano ben visti da nessuno…
 
Perche’ se mai ti dovesse capitare di avere un lavativo vicino… tu non
hai Scampo… perche’ lui ti fa scoppiare oppure ti fa marcire… si’ che
invece dei normali due Metri di passata… se lui te ne prende di meno…
a te ti tocca falciare… anche la parte che lui lascia indietro… e cio’ in
aggiunta alla tua normae “passata” ovvero sia oltre alla tua normale
quota…
 
Il Falciatore Capo-Squadra e’ quello che sta sul lato destro, e che
quindi apre il taglio, fissando lui stesso la direzione da seguire. A
scala seguono tutti gli altri, stando bene attenti a non avvicinarsi
troppo gli uni agli altri…
 
Il “Battitore” e’ quello che batte le falci… cioe’ colui che affina loro
il taglio… Seduto in terra, solitamente sotto un’ ombra… lui dapprima
pianta il “Fermo” per terra, conficcandone la punta nel terreno, per una
profondita’ di circa 30 centimetri.
 
Quel “Fermo”, che poi e’ una specie di piccola incudine, ha una testa
solitamente quadrata di circa cm 10 di lato, dove viene poggiato il Filo
della falce, mentre a qualche 20 cm dalla testa, ci sono dei “riccioli”
di ferro saldati attorno al corpo del “Fermo” e che lo tengono ben fermo
e perpendicolare sul terreno, impedendo a questo di conficcarsi piu’ in
profondita’ nel terreno.
 
C’ e’ qui da dire che, con l’ uso ripetuto, la Falce finisce con il perdere
il filo… per cui ogni tanto questo veniva ravvivato con quella apposita
Pietra abrasiva della quale abbiamo accennato poc’ anzi… e che la si
applicava manualmente sulla lama, stando pero’ molto attenti sia a non
tagliarsi le dita, e sia a non danneggiare la falce… Ma dopo aver per
cosi’ dire… “pietrato” la falce per tre o quattro volte… questa perdeva
comunque il filo… per cui bisognava ricostituirlo…
 
Era questa la funzione de “Battitore” che seduto in terra e con la sua
speciale mazzetta, batteva direttamente lungo il filo della falce per
affinarlo e rendere la falce nuovamente tagliente. Il “Battitore” quindi
stava sempre seduto… e sempre intento a battere le falci degli altri
suoi Compagni che, per non restare indietro… prendevano in prestito,
a turno, la Falce stessa del “Battitore”.
 
Lentamente, il Progresso… arriva pero’ anche nelle Campagne…
e cosi’ gia’ verso la meta’ degli Anni ’50… i nostri bravi Falciatori
smisero di andare giu’ a Roma a piedi, e cominciarono ad andare giu’
in Treno, almeno fino a Settebagni o a Roma Tiburtina… ma prima
di allora si andava giu’ sempre in Comitiva e a Piedi. Ci si impiegava
una settimana a raggiungere le Campagne Romane di Torlonia e di
Sabelli… tanto per limitarci ai due Grandi Patronali che erano piu’
conosciuti dalle nostre parti…
 
Si’ che questi Falciatori, oltre ai loro Canti tipici tradizionali e
rigorosamente fatti di “nonsense” -- una sorta cioe’ di “Limeriks”
all’ italiana… vi intercalavano alle volte dei canti, sempre dei “Falciatori”
ma di tipo un po’ piu’ comune, che poi intonavano anche quando si a dover falciare nelle loro terre, lontani dagli sguardi indiscreti
dei “Vergari” e dei “Butteri” delle Campagne Romane… o da quelli
ancor piu’ micidiali e criticoni… della vicina “Ciociaria”…
 
Canti in genere di tristezza, erano alle volte quelli dei Falciatori… che
lamentavano la misera situazione del Povero Falciatore che, assai sovnte
veniva preso dallo sconforto… per quel nei fatti persistente “jus primae,
saecuntae, et tertiae Noctis”… Si che cosi’ il Povero Falciatore si
lamentava, e nel Suo Canto…
 
“La prima… l’ e’ dei Preti…
 
E la Seconda l’ e’ del Frati…
.
E la Terza e’ per gl’ Imboscati…
 
E la Quarta l’ e’… per me!...
.
E… e la Terza e’ per gl’ Imboscati…
 
E la Quarta l’ e’… per me!...”
 
Altro Canto, ancora tipico dei Falciatori, almeno delle nostre Terre…
e’ quello della Donna tipica di Campagna… che magari non piu’ si
accontenta delle sue stesse Origini… ma nella spasmodica sua Ricerca…
volta ai elevarsi fino al massimo possibile nella sfera sociale… finisce
poi con il Pretendere proprio l’ impossibile, finendo cosi’ con il restare
a Bocca asciutta…
 
Recita infatti il canto:
 
“Ho abbandonato… il Primo…
 
E ho abbandonato… anche il Secondo…
 
Ho abbandonato… tutto il Mondo…
 
E non mi… mari-ito piu’!...
 
Ho abbandonato… tutto il Mondo…
 
E non mi… mari-ito piu’!...”

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