martedì 29 marzo 2016

“GIGETTO DAL SALTO” - Un Ospite Molto Benvoluto e Rispettato alla Villa!...





ANCORA UN ESEMPIO DI ALTRUISMO… E DI OSPITALITA’ VILLANTE:

di Ezio Morelli



Io non ho mai saputo come lui si chiamasse realmente nella vita… ma aveva un gran bel Nome d’ Arte… e peraltro di grande efficacia:  “GIGETTO  DAL  SALTO"



Lui era di Cantiano (Pesaro), ed era un Uomo molto povero… anzi davvero poverissimo.  Aveva pero’ una forte carica umana,  un fascino del tutto paesano… e quel che e’ veramente di piu’  un altissimo senso di Dignita’ Personale… che lo facevano amare veramente  da tutti, senza eccezioni.  E cio’ specie alla Villa, dove lui era non solo molto conosciuto e ben voluto… ma anche rispettatissimo!

A farlo conoscere  in Paese, e’ stata soprattutto e dapprima la mia Nonna Materna, la Guidarelli Caterina… unica figlia femmina di Guglielmo e di Assunta Filippini…  della un tempo potente Famiglia dei Guidarelli della Villa… Lei era l’ unica Femmina in una Famiglia che vantava ben quattro Figli Maschi… Una Famiglia poi veramente massacrata dalla sventura.. con due dei fratelli della Nonna che tra il 1915 e il 1918 erano morti nella prima guerra mondiale, mentre poi gli altri due sono emigrati in America, a lavorare nelle miniere del Minnesota.
Mia Nonna sposo’  poi Salvatore Ciuferri di Cantiano, e a Cantiano lei visse per una quindicina d’ anni, fino alla morte di mio Nonno – Grande Invalido di Guerra – che mori’ suicida attorno al 1930 perche’ non essendo piu’ abile ad alcun proficuo lavoro… lui  si sentiva ormai di peso per la Famiglia, per cui decise - poveretto - di farla finita.



A Cantiano, mia Nonna… conobbe ben presto questo “Gigetto” che, se non erro, doveva essere anche un vicino di casa dei Ciuferri.  Si che Gigetto era un personaggio veramente “sui generis”… molto povero, si’ certamente… ma anche molto, molto dignitoso e a volte fin anche signorile in certi suoi atteggiamenti e  modi di fare.


Vestiva un po’ alla bell’ e meglio… con quel che magari gli passava il Convento…  I pantaloni che certamente qualcuno gli aveva dato di seconda mano, gli restavano sempre abbondantemente al di sopra della caviglia, e poi con una gamba del pantalone che era notevolmente piu’ corta dell’ altra… il che lo rendeva anche molto curioso agli occhi della gente… si’ da farne diventare  addirittura un carattere, o se vogliamo, una favola…

“Parghi propio Gigetto dal Salto co ‘ste Calze!…” 
 

Cosi’ soleva obiettarmi  mia Madre quando lei mi vedeva con i pantaloni tirati su fino all’ inverosimile, proprio contro il cavallo… tanto da scoprirmi abbondantemente le caviglie, come del resto era in mia abitudine…

Dopo la morte del Nonno Salvatore,  mia Nonna Caterina si trasferi’ alla Villa con i suoi due figli, a vivere nella sua Casa Paterna, e cio’ anche per tener compagnia al proprio Padre, Guglielmo (detto “Guielmone”),  che ancorche’ in buona salute… aveva gia’ perso la Moglie negli anni addietro,  e stava anche andando piuttosto avanti con gli anni…


E cosi’ un giorno – siamo agli inizi degli anni ’50 --  questo Gigetto, trovandosi alla Villa per elemosinare… fece una delle sue rituali visite a mia Nonna visto che i due non solo si conoscevano gia’ da tempo… ma Gigetto era anche molto amico di Romoletto, anche lui di Cantiano… che per qualche tempo e’ stato anche Amico e Convivente di mia Nonna alla Villa…  ed e’ stato proprio li’, a casa della Nonna, che io  ho avuto l’occasione di conoscerlo anche da vicino… questo Gigetto dal Salto!


“Gigetto e’ molto porettello…  se no ti avrei portato su… anche du’ Merangole…
  mi fece lui… nel suo caratteristico e fortemente simpatico Idioma Cantianese…

 


Mi spiego’ poi mia Nonna che le “Merangole “ erano le arance…

 


La sua barba incolta e un certo suo aspetto piuttosto trasandato non mi hanno consentito di poterlo fissare ben bene in volto, tale e tanta era la soggezione che io provavo… nel vederlo… quella specie di Santone o di Eremita li’… pero’ io ben ricordo quella sua bisaccia in spessa tela grigia e ruvida… -- che lui portava proprio come quelle dei Frati Cercatori Cappuccini --  nelle cui capienti tasche lui poi metteva tutto  il ricavato delle sue Elemosine…

Lui chiedeva sempre e soltanto il pane duro… che poi lui metteva a bagno in acqua e con un po’ di occasionale condimento… lui ci faceva cosi’ la “panzanella”…
 

Altre volte, specie alla domenica, lui metteva nel caldaro a cuocere il giransole… che lui stesso coglieva in giro per i campi… poi lo riversava  in una scodella dove gia’ aveva sistemato il pane duro spezzato…  riversandovi anche l’ acqua di cottura, con l’ aggiunta o di un po’ di ventresca, appena passata in padella…  oppure di un tantino di poltiglia di lardo, ricavata direttamente  dal pezzo… con l’ aiuto di un semplice cucchiaio…
 

E cosi’ come quella poltiglia veniva a contatto con  l’ acqua bollente… ecco che si trasformava subito in abbondanti e  per quei tempi saporite stelline… che andavano cosi’ a condire la sua bella “acqua cotta”… il suo bel pranzo domenicale…
Alle volte, pero’ le Persone gli davano anche qualche altra cosa… come il pezzo del lardo… o  del guanciale… o quello della ventresca, che gli davano quelli di verso la Badia, dove lui pure andava… sempre rigorosamente con il classico Cavallo di San Francesco… ovverosia a piedi!..


Povero si, anzi poverissimo, come gia’ detto… pero’ molto dignitoso… anzi debbo proprio dire di una dignita’ assolutamente senza pari… si’ che l’ Amico Giuseppe F. , che abitava allora nei pressi della Badia… mi riferi’ che un giorno… qualcuno volle prenderlo in giro per quel suo modo non direi proprio “trasandato”… ma certamente molto “sui generis” ed originale… E allora lui, poveretto,  si incazzo’ veramente in malo modo… per cui ne segui’ un a scenata davvero furibonda… 
Sempre e comunque molto misurato nei gesti… il suo atteggiamento assumeva talvolta dei caratteri quasi sacrali, quando lui camminava  appoggiandosi a quel suo
bastone bel nocchieruto di pungitopo… che a chi non lo conosceva… lo faceva apparire proprio come un nuovo  Giovanni Battista,  con quei  suoi vecchi  “Zoccaroni” ai piedi… che, d’ estate, come anche d’ inverno… ben bene lo isolavano dal terreno… proprio come i vecchi Pastori… o i vecchi Contadini…
Di piu’… di lui… la mia giovane eta’ di bambino di appena otto o nove  anni… di piu’ la mia giovane mente proprio non ricorda…


…Tranne pero’ per quel suo salutare sempre in modo a dir poco sacrale… che tanto tanto sapeva di  bene…dizione…”   --  di Augurio di Ogni Bene, insomma --  e quasi proprio scusandosi della sua stessa presenza…
Di povero Mendicante… che con quella proverbiale sua Dignita’… portava la Sua Croce senza lamentarsi, perche’   dopo tutto   a lui comunque doveva sembrare  ben piu’ leggera di quella del Cristo…  il cui Nome  spesso e volentieri lui stesso aveva sulle labbra… la’ quando incontrava le Persone,  ed  alle quali  ad ogni pie’ sospinto… andava  ripetendo…


 ”…E DISSE BENE… GESU CRISTO…
CHI  NASCE POVERO… SARA’ MALVISTO..!
                                                                     *****


            














 


 

 



 
 

 

 

 






                     




 

 

 

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






 

 
 
 
 

 













 















 
 

 









 


 
 




 
 













 


 




 




 
 

 
 
 





















































 
















 



 

 


 

 

 

 


 


 

 

 

 

 



 


 































 












            














 


 

 



 
 

 

 

 










                     




 

 

 

 


 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
 

 
 
 
 

 









 









 
 

 





 

 
 



 
 







 

 



 




 
 

 
 
 


































 
















 



 

 


 

 

 

 


 


 

 

 

 

 



 




ANCORA UN ESEMPIO DI ALTRUISMO… E DI OSPITALITA’ VILLANTE:



Io non ho mai saputo come lui si chiamasse realmente nella vita… ma aveva un gran bel Nome d’ Arte… e peraltro di grande efficacia:  “GIGETTO  DAL  SALTO"


Lui era di Cantiano (Pesaro), ed era un Uomo molto povero… anzi davvero poverissimo.  Aveva pero’ una forte carica umana,  un fascino del tutto paesano… e quel che e’ veramente di piu’  un altissimo senso di Dignita’ Personale… che lo facevano amare veramente  da tutti, senza eccezioni.  E cio’ specie alla Villa, dove lui era non solo molto conosciuto e ben voluto… ma anche rispettatissimo!

A farlo conoscere  in Paese, e’ stata soprattutto e dapprima la mia Nonna Materna, la Guidarelli Caterina… unica figlia femmina di Guglielmo e di Assunta Filippini…  della un tempo potente Famiglia dei Guidarelli della Villa… Lei era l’ unica Femmina in una Famiglia che vantava ben quattro Figli Maschi… Una Famiglia poi veramente massacrata dalla sventura.. con due dei fratelli della Nonna che tra il 1915 e il 1918 erano morti nella prima guerra mondiale, mentre poi gli altri due sono emigrati in America, a lavorare nelle miniere del Minnesota.
Mia Nonna sposo’  poi Salvatore Ciuferri di Cantiano, e a Cantiano lei visse per una quindicina d’ anni, fino alla morte di mio Nonno – Grande Invalido di Guerra – che mori’ suicida attorno al 1930 perche’ non essendo piu’ abile ad alcun proficuo lavoro… lui  si sentiva ormai di peso per la Famiglia, per cui decise - poveretto - di farla finita.

A Cantiano, mia Nonna… conobbe ben presto questo “Gigetto” che, se non erro, doveva essere anche un vicino di casa dei Ciuferri.  Si che Gigetto era un personaggio veramente “sui generis”… molto povero, si’ certamente… ma anche molto, molto dignitoso e a volte fin anche signorile in certi suoi atteggiamenti e  modi di fare.


Vestiva un po’ alla bell’ e meglio… con quel che magari gli passava il Convento…  I pantaloni che certamente qualcuno gli aveva dato di seconda mano, gli restavano sempre abbondantemente al di sopra della caviglia, e poi con una gamba del pantalone che era notevolmente piu’ corta dell’ altra… il che lo rendeva anche molto curioso agli occhi della gente… si’ da farne diventare  addirittura un carattere, o se vogliamo, una favola…

“Parghi propio Gigetto dal Salto co ‘ste Calze!…” 
 

Cosi’ soleva obiettarmi  mia Madre quando lei mi vedeva con i pantaloni tirati su fino all’ inverosimile, proprio contro il cavallo… tanto da scoprirmi abbondantemente le caviglie, come del resto era in mia abitudine…

Dopo la morte del Nonno Salvatore,  mia Nonna Caterina si trasferi’ alla Villa con i suoi due figli, a vivere nella sua Casa Paterna, e cio’ anche per tener compagnia al proprio Padre, Guglielmo (detto “Guielmone”),  che ancorche’ in buona salute… aveva gia’ perso la Moglie negli anni addietro,  e stava anche andando piuttosto avanti con gli anni…


E cosi’ un giorno – siamo agli inizi degli anni ’50 --  questo Gigetto, trovandosi alla Villa per elemosinare… fece una delle sue rituali visite a mia Nonna visto che i due non solo si conoscevano gia’ da tempo… ma Gigetto era anche molto amico di Romoletto, anche lui di Cantiano… che per qualche tempo e’ stato anche Amico e Convivente di mia Nonna alla Villa…  ed e’ stato proprio li’, a casa della Nonna, che io  ho avuto l’occasione di conoscerlo anche da vicino… questo Gigetto dal Salto!


“Gigetto e’ molto porettello…  se no ti avrei portato su… anche du’ Merangole…
  mi fece lui… nel suo caratteristico e fortemente simpatico Idioma Cantianese…

 


Mi spiego’ poi mia Nonna che le “Merangole “ erano le arance…

 


La sua barba incolta e un certo suo aspetto piuttosto trasandato non mi hanno consentito di poterlo fissare ben bene in volto, tale e tanta era la soggezione che io provavo… nel vederlo… quella specie di Santone o di Eremita li’… pero’ io ben ricordo quella sua bisaccia in spessa tela grigia e ruvida… -- che lui portava proprio come quelle dei Frati Cercatori Cappuccini --  nelle cui capienti tasche lui poi metteva tutto  il ricavato delle sue Elemosine…

Lui chiedeva sempre e soltanto il pane duro… che poi lui metteva a bagno in acqua e con un po’ di occasionale condimento… lui ci faceva cosi’ la “panzanella”…
 

Altre volte, specie alla domenica, lui metteva nel caldaro a cuocere il giransole… che lui stesso coglieva in giro per i campi… poi lo riversava  in una scodella dove gia’ aveva sistemato il pane duro spezzato…  riversandovi anche l’ acqua di cottura, con l’ aggiunta o di un po’ di ventresca, appena passata in padella…  oppure di un tantino di poltiglia di lardo, ricavata direttamente  dal pezzo… con l’ aiuto di un semplice cucchiaio…
 

E cosi’ come quella poltiglia veniva a contatto con  l’ acqua bollente… ecco che si trasformava subito in abbondanti e  per quei tempi saporite stelline… che andavano cosi’ a condire la sua bella “acqua cotta”… il suo bel pranzo domenicale…
Alle volte, pero’ le Persone gli davano anche qualche altra cosa… come il pezzo del lardo… o  del guanciale… o quello della ventresca, che gli davano quelli di verso la Badia, dove lui pure andava… sempre rigorosamente con il classico Cavallo di San Francesco… ovverosia a piedi!..


Povero si, anzi poverissimo, come gia’ detto… pero’ molto dignitoso… anzi debbo proprio dire di una dignita’ assolutamente senza pari… si’ che l’ Amico Giuseppe F. , che abitava allora nei pressi della Badia… mi riferi’ che un giorno… qualcuno volle prenderlo in giro per quel suo modo non direi proprio “trasandato”… ma certamente molto “sui generis” ed originale… E allora lui, poveretto,  si incazzo’ veramente in malo modo… per cui ne segui’ un a scenata davvero furibonda… 
Sempre e comunque molto misurato nei gesti… il suo atteggiamento assumeva talvolta dei caratteri quasi sacrali, quando lui camminava  appoggiandosi a quel suo
bastone bel nocchieruto di pungitopo… che a chi non lo conosceva… lo faceva apparire proprio come un nuovo  Giovanni Battista,  con quei  suoi vecchi  “Zoccaroni” ai piedi… che, d’ estate, come anche d’ inverno… ben bene lo isolavano dal terreno… proprio come i vecchi Pastori… o i vecchi Contadini…
Di piu’… di lui… la mia giovane eta’ di bambino di appena otto o nove  anni… di piu’ la mia giovane mente proprio non ricorda…


…Tranne pero’ per quel suo salutare sempre in modo a dir poco sacrale… che tanto tanto sapeva di  bene…dizione…”   --  di Augurio di Ogni Bene, insomma --  e quasi proprio scusandosi della sua stessa presenza…
Di povero Mendicante… che con quella proverbiale sua Dignita’… portava la Sua Croce senza lamentarsi, perche’   dopo tutto   a lui comunque doveva sembrare  ben piu’ leggera di quella del Cristo…  il cui Nome  spesso e volentieri lui stesso aveva sulle labbra… la’ quando incontrava le Persone,  ed  alle quali  ad ogni pie’ sospinto… andava  ripetendo…


 ”…E DISSE BENE… GESU CRISTO…
CHI  NASCE POVERO… SARA’ MALVISTO..!
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Io non ho mai saputo come lui si chiamasse realmente nella vita… ma aveva un gran bel Nome d’ Arte… e peraltro di grande efficacia:  “GIGETTO  DAL  SALTO"


Lui era di Cantiano (Pesaro), ed era un Uomo molto povero… anzi davvero poverissimo.  Aveva pero’ una forte carica umana,  un fascino del tutto paesano… e quel che e’ veramente di piu’  un altissimo senso di Dignita’ Personale… che lo facevano amare veramente  da tutti, senza eccezioni.  E cio’ specie alla Villa, dove lui era non solo molto conosciuto e ben voluto… ma anche rispettatissimo!

A farlo conoscere  in Paese, e’ stata soprattutto e dapprima la mia Nonna Materna, la Guidarelli Caterina… unica figlia femmina di Guglielmo e di Assunta Filippini…  della un tempo potente Famiglia dei Guidarelli della Villa… Lei era l’ unica Femmina in una Famiglia che vantava ben quattro Figli Maschi… Una Famiglia poi veramente massacrata dalla sventura.. con due dei fratelli della Nonna che tra il 1915 e il 1918 erano morti nella prima guerra mondiale, mentre poi gli altri due sono emigrati in America, a lavorare nelle miniere del Minnesota.
Mia Nonna sposo’  poi Salvatore Ciuferri di Cantiano, e a Cantiano lei visse per una quindicina d’ anni, fino alla morte di mio Nonno – Grande Invalido di Guerra – che mori’ suicida attorno al 1930 perche’ non essendo piu’ abile ad alcun proficuo lavoro… lui  si sentiva ormai di peso per la Famiglia, per cui decise - poveretto - di farla finita.

A Cantiano, mia Nonna… conobbe ben presto questo “Gigetto” che, se non erro, doveva essere anche un vicino di casa dei Ciuferri.  Si che Gigetto era un personaggio veramente “sui generis”… molto povero, si’ certamente… ma anche molto, molto dignitoso e a volte fin anche signorile in certi suoi atteggiamenti e  modi di fare.


Vestiva un po’ alla bell’ e meglio… con quel che magari gli passava il Convento…  I pantaloni che certamente qualcuno gli aveva dato di seconda mano, gli restavano sempre abbondantemente al di sopra della caviglia, e poi con una gamba del pantalone che era notevolmente piu’ corta dell’ altra… il che lo rendeva anche molto curioso agli occhi della gente… si’ da farne diventare  addirittura un carattere, o se vogliamo, una favola…

“Parghi propio Gigetto dal Salto co ‘ste Calze!…” 
 

Cosi’ soleva obiettarmi  mia Madre quando lei mi vedeva con i pantaloni tirati su fino all’ inverosimile, proprio contro il cavallo… tanto da scoprirmi abbondantemente le caviglie, come del resto era in mia abitudine…

Dopo la morte del Nonno Salvatore,  mia Nonna Caterina si trasferi’ alla Villa con i suoi due figli, a vivere nella sua Casa Paterna, e cio’ anche per tener compagnia al proprio Padre, Guglielmo (detto “Guielmone”),  che ancorche’ in buona salute… aveva gia’ perso la Moglie negli anni addietro,  e stava anche andando piuttosto avanti con gli anni…


E cosi’ un giorno – siamo agli inizi degli anni ’50 --  questo Gigetto, trovandosi alla Villa per elemosinare… fece una delle sue rituali visite a mia Nonna visto che i due non solo si conoscevano gia’ da tempo… ma Gigetto era anche molto amico di Romoletto, anche lui di Cantiano… che per qualche tempo e’ stato anche Amico e Convivente di mia Nonna alla Villa…  ed e’ stato proprio li’, a casa della Nonna, che io  ho avuto l’occasione di conoscerlo anche da vicino… questo Gigetto dal Salto!


“Gigetto e’ molto porettello…  se no ti avrei portato su… anche du’ Merangole…
  mi fece lui… nel suo caratteristico e fortemente simpatico Idioma Cantianese…

 


Mi spiego’ poi mia Nonna che le “Merangole “ erano le arance…

 


La sua barba incolta e un certo suo aspetto piuttosto trasandato non mi hanno consentito di poterlo fissare ben bene in volto, tale e tanta era la soggezione che io provavo… nel vederlo… quella specie di Santone o di Eremita li’… pero’ io ben ricordo quella sua bisaccia in spessa tela grigia e ruvida… -- che lui portava proprio come quelle dei Frati Cercatori Cappuccini --  nelle cui capienti tasche lui poi metteva tutto  il ricavato delle sue Elemosine…

Lui chiedeva sempre e soltanto il pane duro… che poi lui metteva a bagno in acqua e con un po’ di occasionale condimento… lui ci faceva cosi’ la “panzanella”…
 

Altre volte, specie alla domenica, lui metteva nel caldaro a cuocere il giransole… che lui stesso coglieva in giro per i campi… poi lo riversava  in una scodella dove gia’ aveva sistemato il pane duro spezzato…  riversandovi anche l’ acqua di cottura, con l’ aggiunta o di un po’ di ventresca, appena passata in padella…  oppure di un tantino di poltiglia di lardo, ricavata direttamente  dal pezzo… con l’ aiuto di un semplice cucchiaio…
 

E cosi’ come quella poltiglia veniva a contatto con  l’ acqua bollente… ecco che si trasformava subito in abbondanti e  per quei tempi saporite stelline… che andavano cosi’ a condire la sua bella “acqua cotta”… il suo bel pranzo domenicale…
Alle volte, pero’ le Persone gli davano anche qualche altra cosa… come il pezzo del lardo… o  del guanciale… o quello della ventresca, che gli davano quelli di verso la Badia, dove lui pure andava… sempre rigorosamente con il classico Cavallo di San Francesco… ovverosia a piedi!..


Povero si, anzi poverissimo, come gia’ detto… pero’ molto dignitoso… anzi debbo proprio dire di una dignita’ assolutamente senza pari… si’ che l’ Amico Giuseppe F. , che abitava allora nei pressi della Badia… mi riferi’ che un giorno… qualcuno volle prenderlo in giro per quel suo modo non direi proprio “trasandato”… ma certamente molto “sui generis” ed originale… E allora lui, poveretto,  si incazzo’ veramente in malo modo… per cui ne segui’ un a scenata davvero furibonda… 
Sempre e comunque molto misurato nei gesti… il suo atteggiamento assumeva talvolta dei caratteri quasi sacrali, quando lui camminava  appoggiandosi a quel suo
bastone bel nocchieruto di pungitopo… che a chi non lo conosceva… lo faceva apparire proprio come un nuovo  Giovanni Battista,  con quei  suoi vecchi  “Zoccaroni” ai piedi… che, d’ estate, come anche d’ inverno… ben bene lo isolavano dal terreno… proprio come i vecchi Pastori… o i vecchi Contadini…
Di piu’… di lui… la mia giovane eta’ di bambino di appena otto o nove  anni… di piu’ la mia giovane mente proprio non ricorda…


…Tranne pero’ per quel suo salutare sempre in modo a dir poco sacrale… che tanto tanto sapeva di  bene…dizione…”   --  di Augurio di Ogni Bene, insomma --  e quasi proprio scusandosi della sua stessa presenza…
Di povero Mendicante… che con quella proverbiale sua Dignita’… portava la Sua Croce senza lamentarsi, perche’   dopo tutto   a lui comunque doveva sembrare  ben piu’ leggera di quella del Cristo…  il cui Nome  spesso e volentieri lui stesso aveva sulle labbra… la’ quando incontrava le Persone,  ed  alle quali  ad ogni pie’ sospinto… andava  ripetendo…


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CHI  NASCE POVERO… SARA’ MALVISTO..!
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