lunedì 21 marzo 2016

PARTE SECONDA

                        LA GALASSIA DEI MORELLI di Villa Col de’ Canali Parte Seconda - Capitoli da 11 a 20 11. Le Donne di Casa Morelli… e i Rughi di Piazza Padella Ancora nel ‘700 – o giu’ di li’ – quella Donna di Casa Morelli che, in uno dei primi capitoli, noi avevamo gia’ identificato come la “Sposetta Bella, Nr 1 – Morelli “ ebbe a sposare, come gia’ visto… un Rampollo dei Rughi dell’ Oppiello, venendo cosi’ a vivere anche lui nella Casa di Piazza Padella, che gli amorevolissimi Genitori della Sposa fecero costruire appositamente per questa nuova coppia, proprio accanto alla loro casa. Ebbe cosi’ inizio, quel sodalizio Morelli-Rughi di vicinanza non solo di casa, ma anche e soprattutto di affetti… che a distanza di ben quattro secoli ormai… e di almeno una dozzina di generazioni… e’ vivo e prospero ancora ai nostri giorni, allorquando da Roma, dalle Marche , dal Nord-Italia e fin anche dalla Francia… ci si ritrova, sia pur per pochi giorni d’ estate… nella nostra Cara e Amatissima “Piazza Padella”. Dopo una seconda Donna di Casa Morelli, che invece ebbe a sposare uno dei Bucciarelli dell’ Oppiello – e che noi, gia’ piu’ sopra, avevamo indicato come la “Sposetta Bella, Nr. 2 – Morelli”, per la quale la Famiglia di Lei ebbe a far realizzare, proprio accanto alla loro, la ormai famosa “Casa Rotonda” o “La Ritonda” come la si chiamava allora… ecco che noi ci portiamo in epoca per noi “storica”, con altre due Donne di Casa Morelli che, a distanza di solo qualche anno l’ una dall’ altra… andranno in spose rispettivamente a Pietro e a Mariano – figli di Rughi Filippo, e quindi fratelli tra di loro – dei Rughi di Piazza Padella… C’ e’ da dire – comunque – che fino a pochissimo tempo fa, io non avevo mai saputo di queste due ultime donne… anche se una circostanza per me assolutamente fortuita… mi ha portato dapprima a teorizzarene una… di cui pero’ non sapevo come si chiamasse questa mitica “Donna Morelli”… Cosi’, infatti, io avevo preso inizialmente a chiamarla, almeno fino ad alcuni mesi or sono, al momento del mio primo colloquio, su questo argomento, con la nostra cara e amata congiunta, la gia’ citata Elide Morelli. Figlia di Guido Morelli, un mio Caro Cugino, ormai di quarto grado, la Elide e’ invece una persona a me vicinissima, specie negli affetti, dato che noi eravamo non solo vicini di Casa, ma addirittura dirimpettai… e con la quale, per giunta, abbiamo condiviso tutta la nostra giovinezza assieme, finche’ sposatasi lei e io andato in America… le nostre strade si sono cosi’ divise e han finito con l’ assumere dei percorsi completamente diversi. Con la Elide, pero’, noi ci vediamo – in genere – per solo pochi giorni d’ estate… quando lei da vicino a Roma, e io invece da Berghem… ci incontriamo alla Villa durante le vacanze. Quando no, e quando si’… ma quando si’ – credetemi - e’ proprio un ritorno a Casa… cioe’ un’ autentica Festa!... La Elide, poi, e’ informatissima sulla storia pregressa dei Morelli, perche’ gia’ da Ragazzina il suo Nonno Batisto … le aveva riferito tante e tante belle notizie della nostra Famiglia. Gia’ nei mesi scorsi, e molto prima ancora di poter parlare con la Elide… in occasione di questa mia ricerca… l’ esistenza stessa di questa mitica “Donna Morelli” ho potuto dapprima teorizzarla, dopo di che scoprirla in modo – per la verita’ -- piuttosto fortuito e fortunoso: fu un bel colpo di fortuna, insomma… La traccia mi e’ stata fornita da una notizia del giovane Roberto Rughi, figlio di Renzo Rughi… che io qui ringrazio vivamente. Mi diceva infatti Roberto che i suoi due bisnonni e cioe’ Rughi Silvio (il Padre di suo Nonno Ferdinando, alias “Nando”) e Morelli Amedeo, il Padre della sua Nonna Maria (alias Mariuccia) erano primi Cugini. Ho cosi’ abbastanza agevolmente potuto arguire che allora i due suoi due bisnonni… dovevano necessariamente essere entrambi figli di Fratello e di Sorella, di Casa Morelli. Ho cosi’ potuto stabilire che un certo Rughi di quelli di Piazza Padella… il Capostipite al tempo a noi noto della Famiglia – e che poi si scoprira’ trattarsi di Pietro Rughi (Senior, Senior) e cioe’ il Padre di Silvio (Senior) -- doveva aver sposato una Morelli… e per l’ esattezza una Sorella del Padre di Amedeo, perche’ solo in quel modo il Rughi Silvio e il Morelli Amedeo… avrebbero potuto essere primi Cugini. La mia ipotesi si e’ rivelata ben presto azzeccata, tanto e’ vero che poi la cosa mi e’ stata pienamente confermata dalla Morelli Elide, il cui bisnonno, Tomassino (e Padre del Zi’ Batisto)… era Fratello sia della Morelli Tomassa… che del Morelli Salvatore (o del Morelli Apollinare) dove l’ uno o l’ altro e’ – il Padre di Amedeo… Poiche’ io stesso la Famiglia dei Rughi di Piazza Padella la conoscevo assai bene fin da ragazzo… per essere dei nostri storici vicini di casa… e poi anche per dei successivi intrecci di parentele… ho potuto ricostruire il resto della progenie, almeno dai Fratelli Rughi di Filippo in poi, potendo cosi’ retrodatare di almeno una generazione… il Capostipite a noi noto della Famiglia Rughi… da identificarsi in quel Rughi Filippo, verosimilmente di Pietro… I contorni di questa interessante ed avvincente storia… mi sono stati poi gentilmente e definitivamente chiariti dal buon Gian Carlo Morelli, figlio di Federico… che dalla Francia si e’ immerso in questa nostra, comune ricerca con un entusiasmo davvero senza pari… e che tanto, ma tanto tanto… mi ha poi aiutato in questa nostra, comune avvenura… dove i difetti, pero’, son tutti e solo miei! Mi ha chiarito cosi’, Gian Carlo… che questa Morelli Tomassa (alias la Sposetta Bella Nr. 3 - Morelli, nata nel 1823) e il marito Pietro Rughi (Senior, Senior) hanno avuto due o piu’ Figli: di cui un maschio, Rughi Silvio e e almeno una o piu’ femmine… delle quali si conservano solo delle tracce, con nomi che ogni tanto compaiono per intervenuti matrimoni con altre genti… ma senza alcun tangibile riferimento alle loro famiglie di origine. Da Silvio invece, si e’ poi sviluppata una gran bella Famiglia e anche piuttosto numerosa… secondo le migliori tradizioni di Casa Morelli. E cosi’ Silvio ritenne la Casa ancestrale dei Rughi, in Piazza Padella… che e’ quindi passata ai suoi figli, nepoti e ora anche pro-nipoti… Sempre Gian Carlo Morelli mi riferisce che, piu’ o meno in quegli stessi anni, una seconda cugina e quasi coetanea della Tomassa Morelli, e cioe’ la Morelli Nazzarena di Francesco (e quindi la Sorella sia del Patron Peppe che del Patron Claudio) -- e che noi indicheremo qui come “ la Sposetta Bella Nr. 4 - Morelli, nata nel 1828 – ebbe invece a sposare Mariano Rughi, il fratello di Pietro… dal quale matrimonio nascera’ poi Saverio Rughi, che sara’ padre – a sua volta – sia di Filippo che della Sorella Domenica (alias: la gia’ ricordata Menca de Scandajia). Con il primo di questi due matrimoni… Tomassino, a titolo di Dote alla Sorella… dall’ intero blocco di Piazza Padella, che era costituito da ben quattro case, cortili e magazzini scorporo’ quella sul lato Ovest, che dette quindi a Tomassa… mentre le altre tre, quelle che davano direttamente su Piazza Padella, restarono a Tomassino, per poi passare ai Figli Igino, Enrico e Batisto. I figli di Batisto ebbero poi a rilevare anche quella di Igino per i propri figli Tomasso e Torquato, mentre all’ altro figlio Guido… restera’ la Casa nuova, quella sul blocco ad Est. Ora, essendo Tomasso morto senza figli, la sua casa passera’ alla nepote, la Elide Morelli… mentre quella di Torquato passera’ al figlio Morelli Giambattista (alias: Batisto Junior). Quanto alla Morelli Nazzarena, che ando’ sposa a Mariano Rughi… noi non lo sappiamo come siano andate effettivamente le cose. Si ritiene comunque che la Famiglia Morelli, per questa nuova Sposa, abbia dapprima riadattato una delle stalle e dei magazzini che prima si trovavano in quel sito, trasformandola in una comoda e confortevole casa di abitazione… con Cantina, Stalla, Magazzini… una bella aia, ecc… ecc… In sede di divisioni, poi, tra i due fratelli Pietro e Mariano, le due case ultimamente conferite dalle Done di Casa Morelli sono finite dapprima al figlio di Mariano, Saverio che chiaramente deve aver rinunciato alla propria quota sulla Casa atavica dei Rughi in “Piazza Padella”… casa che, nel frattempo, era stata ampliata con la creazione di un secondo appartamento, che entrambi restarono ai figli di Silvio, e cioe’ l’ uno a Pietro e l’ altro a Ferdinando (Nando) Rughi. Per contro le due case conferite dalla Tomassa e verosimilmente anche dalla Nazzarena Morelli, andarono a Saverio e quindi ai rispettivi Figli: Domenica (alias la Menca de Scandajia) che ebbe quella piu’ a sud… mentre l’ altra – quella piu’ a nord, con relativa aia -- ando’ al fratello Filippo. Io proprio non lo so come si chiamasse il Capostipite pregresso dei Rughi di Piazza Padella… Sappiamo pero’ che il Padre sia di Pietro (Senior, Senior) che di Mariano Rughi (Senior, Senior) si chiamava Filippo, che quindi e’ certamente il Capostipite “storico” della Famiglia; quello cioe’ che ci risulta negli Atti… Stando alla filologia, comunque, suo Padre doveva chiamarsi quasi certamente Pietro (Senior, Senior, Senior) Che quindi potrebbe ben essere ragionevolmente considerato il Capostipite per cosi’ dire “pregresso” della Famiglia, per il quale non abbiamo ancora – al momento – riscontri documentali, ma che tale credibilmente riteniamo in base alla evoluzione della Famiglia, anch’ essa di antiche e solide radici sul Territorio. Procediamo adesso con ordine, e passiamo all’ esame di alcuni dati di fatto inconfu= tabili, e vedere cioe’ chi erano i figli di Silvio Rughi, di cui pero’ non sono del tutto certo dell’ ordine di nascita, dopo di che vedremo anche chi erano i figli di Saverio… per poi trarre le nostre belle conclusioni. 1. I Figli e i Discendenti di Rughi Pietro (Senior, Senior) Noi sappiamo che Rughi Pietro ebbe a sposare la Morelli Tomassa, dal quale matrimonio – oltre ad una o piu’ figlie femmine, nacque anche Silvio, nato il 19.02.1870 che ebbe a sposare la Cinti Rosa (alias: La Rosa de Scandajia) il 30.04.1905 dalla quale ebbe i seguenti figli: A -- Pietro (Senior)… Lui sposo’ la Caterina Mascolini, ed ebbe i seguenti figli, tutti Maschi: Ildebrando, Affettuosamente chiamato “Brando” Di lui pero’ non ho notizie di eventuali precedenti, nella sua famiglia, con quel nome, oppure nella Famiglia Mascolini, cioe’ la famiglia della Madre.. Nazzareno Nome questo tipico di Casa Morelli, come del resto attesta anche il nome della Nazzarena Morelli, andata in sposa al Mariano Rughi (Senior, Senior) e parente quindi, a livello di Seconda Cugina, della Morelli Tomassa. Alvaro: Anche qui vale lo stesso identico discorso, gia’ fatto per Ildebrando. Mariano. Con quest’ ultimo, generosissimo ma sfortunatissimo Figlio… Pietro ha inteso “acquistare” il suo Zio, il Padre di Saverio… che pure si chiamava Mariano, e quindi anche un quanto mai probabile, comune antenato. Affetto da una grave forma di malattia genetica, Mariano mori’ molto giovane, a circa 14 anni d’ eta’. B. Mariano (Senior): Doveva essere, se non erro, il secondo dei figli di Silvio, tanto e’ vero che abbraccio’ la carriera ecclesiastica, cosa che in genere il Figlio Primogenito non fa mai… Ordinato Sacerdote, con il nome di Don Mariano, ben presto lui emigro’ in Canada, dove divenne Pastore Protestante. Sposatosi, ma sempre conservando ottimi rapporti con la Chiesa di Roma… egli ritorno’ piu’ volte in Italia, dove io stesso ho non solo avuto modo di conoscerlo personalmente, ma gli ho anche dato le piu’ svariate informazioni su tante persone di sua conoscenza, e delle quali lui aveva perduto traccia. Con Don Mariano, poi, c’ era anche un “feeling” particolare dovuto anche a un intreccio parentelare molto stretto e diretto, e cio’ non solo per i Matrimoni che gia’ vi erano stati, nella Famiglia Rughi, con le Donne di Casa Morelli, ma anche – e piu’ immediatamente - - perche’ la sua Sorella Tomassa, come vedremo in seguito, aveva sposato mio Zio Ottavio Filippini di Gubbio, un Primo Cugino di mio Padre. Mariano e’ morto centenario alcuni anni fa, lasciando a se’ superstite il Figlio Peter D., che pure lui e’ un Pastore Protestante e che vive in Canada, pure con la sua Famiglia… Nonostante le distanze, come anche i tanti anni passati… Don Mariano -- che sempre forte, forte, fortissimo ha sentito il richiamo della sua Terra… -- molto piu’ forte ancora deve aver sentito il vincolo di Sangue e l’ attaccamento alla sua forte e solida tradizione di Famiglia… se e’ vero che con Peter D., Don Mariano ha inteso arquistare non solo il suo Fratello Pietro – che pero’, se non erro, era ancora vivente… bensi’ il suo stesso Nonno, Pietro (Senior, Senior) e anche il quanto mai probabile suo trisavolo, Pietro (Senior, Senior, Senior) il quanto mai probabile padre di quel Filippo (Senior) il Capostipite per cosi’ dire “ufficiale” della Famiglia. E’ ovvio che con il Mariano (Senior), il Padre Silvio abbia inteso riacquistare il proprio Zio, mentre con il Peter D. il Mariano (Senior) – cioe’ l’ intellettuale della Famiglia – abbia inteso ancorarsi fortemente alla Storia della sua Famiglia, e riacquistare cosi’ non solo suo Nonno, ma anche il quanto mai probabile Capostipiete “pregresso” della sua Famiglia. C. Enrico: Detto “Righetto” . Ebbe a sposare la Morelli Nazzarena, la figlia primogenita di Enrico Morelli, e sua vicina di casa. Poco dopo il marimonio, pero’ Enrico e’ emigrato pure lui in America, se non erro in Pennsylvania, tornando poi in Italia da Pensionato, dove prese casa nel vicino paese di Scheggia. Lui comunque veniva molto spesso alla Villa a fare visita ai suoi Fratelli, Sorelle…e Parenti tutti di “Piazza Padella”… dove molto volentieri lui si fermava a parlare, con chiunque incontrava… Parlava molto volentieri – Enrico - dei suoi anni di gioventu’… della sua vita in America… e di taluni italo-americani che a volte ingenui, piu’ che curiosi… gli chiedevano: “Ma adesso, la’ in Italia… che ne dici… ce l’ hanno la corrente elettrica?...” Orbene, essendo io un vicino di casa dei suoi Familiari… con Righetto piu’ volte ci siamo intrattenuti a parlare insieme… anche delle sue tristi vicende personali e umane… e sulle quali -- pero’-- io qui lascio doverosamente e rispettosamente cadere… il velo della riservatezza e anche del silenzio. D. Ferdinando (detto Nando). Ha sposato la Morelli Maria (detta Mariuccia), figlia di Amedeo Morelli. E pertanto se i loro rispettivi Padri, Silvio e Amedeo erano Primi Cugini… cio’ vuol dire che Nando e Mariuccia erano invece Secondi Cugini… Una coppia, comunque, molto ben affiatata e felice, ed entrambi grandi, anzi grandissimi lavoratori… Nando e Mariuccia hanno avuto due Figli Maschi: Renzo e Silvio… con il quale ultimo -- come ben lo si vede -- e’ stato “arquistato” dal buon Nando… il proprio Padre, Silvio (Senior)… E. Tomassa. Persona pure lei molto affabile, socievole e anche molto parentevole… la Zia Tomassa Rughi… ha sposato – come gia’ accennato poc’ anzi - mio Zio Ottavio Filippini, un Primo Cugino di mio Padre, e divenendo cosi’ pure lei mia Zia… Gli Zii Ottavio e Tomassa hanno avuto due figlie femmine… Romelia e Marina… entrambe ormai con figli e nepoti. Con Tomassa, come ben si puo’ vedere, il Padre Silvio ha inteso “arquistare” la propria Madre, la piu’ volte ricordata Tomassa Morelli… F. Domenica (Alias la “Menchina”)… E’ in assoluto la piu’ giovane dei figli di Silvio, ed ha sposato l’ Amico Fernando Scarabotta (detto “Fralletta”), l’ amatissimo ma inflessibile Vigile Urbano di Costacciaro… Un bel giorno “Fralletta”, sempre impeccabile nella sua divisa nera … e sempre con quella mitica sua bicicletta, ovviamente da uomo - pure lei nera - che era comunque di dotazione comunale – trovandosi di servizio alla Villa per la consegna di certe cartelle esattoriali… e questo io lo riferisco non gia’ per sentito dire, bensi’ per esserne stato io stesso un Testimone Oculare -- ha fatto una bella multa pure alla sua amata ed adorabile Suocera (la Rosa de Scandajia), cioe’ alla Madre della moglie Menchina… Questo episodio, pero’… per renderlo piu’ aderente al vero… va riferito nel nostro amatissimo idioma locale… La nostra Nobile Parlata Villante… La Rosa de Scandajia, ‘nfatti… appena arnuta su dal campo… steva tranquillamente a lava’…giu’ la Fonte Nova, cioe’ quella vecino a la scola…’n bel Canestro de Giransole ch’ eva ‘ppo’ da coce per Cena. Lia era bravissima a fa Giransole e Patate… che, ‘nna volta cotti ‘n te ‘l caldaro… niveno ‘ppo’ arpassati ‘n te la Padella… con du’ Pumi= doretti e ‘nna fojia o du’ fojie de sellero… Ppo ‘nna bella Torta fatta sul Testo… magari con du’ belli Cicoli…o ‘n po’ de Robba de Maiale… e ‘n bel Bichiere o due… de quel Biscetto nostro… Ah!... Magna e More!... Mentre lia steva a lava’ ben bene ‘sto Giransole… da quela Pora Rosa… la vede ‘sto Fralletta e… je fa subbito ‘nna bella preddica…perche’ lia sporcava – secondo ‘sto Fralletta-- l’ acqua de la Fonte… Ma no quella de la prima Vasca -- che e’ quella do’ ce se beveraveno le Vacche e le Pecore… ma quella de la seconda e ultima Vasca… che ‘n genere era gia’ piutosto sporca… do’ ce se metteveno a stagna’ le bigonze, i mannichi de le Cette… de le Zappe, de le Vanghe, dei Pedenti, dei Picconi e atrezzi agricoli ‘n genere… Quella do’ ‘ppo’ ce se metteveno a mollo i fasci del venco per fa le Crinelle, le Canestre, i Canestri… e quella do’ – tempo prima ancora -- ce se metteveno a macera’ i mazzi del lino e de la cannipa… e do’ naturalmente ce se lavava pure l’ erba… sia pe i Cristiani che pe’ le nostre Bestiole…. Quella povera Rosa ha cercato per un po’ di giustificarsi, dicendo che quella era gia’ la vasca dell’ acqua sporca… ma poi vista l’ inflessibilita’ del Genero, che nel frattempo aveva tirato fuori la penna e il blocchetto dei Verbali… ha scrollato la testa… e ha continuato a lavare quel girnasole, come se niente fosse… Dopo lavato, lei l’ ha poi ripassato… nell’ acqua pulita di un secchio, che lei pure aveva con se’. Intanto il Buon Fralletta, staccato il foglio della multa… lo consegna alla Suocera, senza aggiungere altro. Io comunque non penso che la Rosa l’ abbia mai pagata quella multa. Sono certo, invece, ben conoscendo il tipo… che quella… gliel’ ha poi pagata “Fralletta” stesso, con i soldi del suo non certo lauto stipendio di semplice impiegato comunale… E cio’ perche’ “Fralletta”… assolutamente ligio e inflessibile nel suo lavoro… era invece un bel tipo, molto socievole… gioviale… a volte anche burlone… ma comunque anche… anche generoso… Chiusa questa curiosa parentesi, con questo fatto che e’ comunque meritevole di passare alla Storia… dovremo ora riflettere su questo nome “Domenica…” che anche Silvio – come del resto vedremo che, nel frattempo, aveva gia’ fatto anche il Fratello Saverio… chiameranno con questo nome… due delle loro Figlie… Conoscendo assai bene anche la Famiglia dei Rughi di Piazza Padella… le loro solide e robuste tradizioni di Famiglia… e soprattutto quella di “arquistare” a man bassa i propri Antenati… e anche il loro forte anzi fortissimo attaccamento alla Religione Cattolica… io debbo comunque ragionevolmente concludere che qui non si e’ trattato di una coincidenza casuale… bensi’ dell’ arquisto – fortemente voluto e desiderato -- della Nonna stessa sia di Silvio che di Saverio… cioe’ della Moglie di Filippo (Senior)… il Padre di Pieto (Senior, Senior) e di Mariano (Senior, Senior) che come si e’ visto piu’ sopra, e’ da considerarsi il Capostipite “storico” dei Rughi di Piazza Padella… 2. I Figli e i Discendenti di Rughi Mariano (Senior, Senior) Anche Mariano (Senior, Senior), se non erro, doveva avere almeno un figlio maschio di none Saverio, e piu’ verosimilmente anche una o piu’ femmine. Per le femmine, anche qui, vale lo stesso discorso che e’ stato gia’ fatto per quelle del Rughi Pietro. C’ e’ da dire, comunque, che anche la Famiglia dei Rughi di Piazza Padella e’ stata molto prolifica nel corso di piu’ secoli… e i Rughi che anche oggi noi ritroviamo sparsi un po’ dovunque, non solo nell’ Eugubino, ma anche tra quelli che hanno abbracciato la Carriera Ecclesiastica , molti di essi dovevano essere proprio della Villa, e piu’ nello specifico… dei Cattolicissimi ed intraprendenti Rughi di “Piazza Padella”. In cio’ io concordo pienamente con il Professor Euro Puletti che, a proposito diDon Quirico Rughi di Gubbio e di altri ecclesiastici di cognome Rughi… sosteneva in alcuni suoi recenti scritti che con ogni probabilita’ si trattava di discendenti dei Rughi della Villa. Vorrei al riguardo qui aggiungere che non solo anche per me si trattava dei Rughi della Villa, ma piu’ nello specifico dei Rughi di “Piazza Padella” che, come si e’ visto, da piu’ generazioni erano imparentati con la Famiglia dei Morelli. E’ quindi quanto mai ragionevole supporre che i Morelli stessi, grazie anche alle loro ramificazioni nell’ eugubino, nel buranese e in quel di Villamagna e di Padule… abbian potuto fare da apripista anche ad alcuni rampolli dei Rughi – ecclesiastici e laici – trapiantatisi poi anch’ essi nell’ Eugubino. E cio’ ad ulteriore conferma della tesi stessa del Professor Puletti. Tornando comunque ai Rughi di “Piazza Padella”, dei due Cugini Silvio e Saverio, quest’ ultimo doveva essere il minore, anche se mori’ molto prima di Silvio, e forse mori’ anche piuttosto giovane. Io, infatti, a Saverio non l’ ho mai conosciuto, mentre invece non solo ho conosciuto, ma mi ricordo assai bene di Silvio… Saverio… ha avuto tre Figli, due Femmine e un Maschio, e cioe’: 1. Filippo: che eredito’ dai Genitori la Casa di “Piazza Padella”. Sua moglie si chiamava Serafina (detta Sarafina), ma non ne conosco il Cognome e quindi neanche la sua Famiglia di origine che, con ogni probabilita’ non era neanche della Villa. So comunque che era una donna molto religiosa e devota, come del resto lo erano un po’ tutte le Donne della Casa dei Rughi di Piazza Padella… Da questo punto di vista, molto piu’ libere e indipendenti erano – invece -- le Donne di Casa Morelli, o almeno quelle di discendenza dal Patron Peppe… che quando dovevano andare giu’ ‘l campo… ci andavano tranquillamente – come del resto anche i loro mariti -- senza affatto curarsi ne’ della domenica… e nemmeno delle altre feste comandate… E quando poi capitava che qualcuno… o ancor meglio qualcuna le rimproverava -- perche’ di bigotti ma soprattutto di bigotte… ce n’ erano e come, anche al nostro Paese, e anche ai vecchi tempi -- ecco che le nostre Donne di Casa Morelli, piuttosto gari= baldine e disinvolte… ti rispondevano tranquillamente con il nostro solito ritornello paesano… “”Oh… ch’ essi fregato!… La messa… l’ ha messa… . Chi l’ ha messa… l’ arleva!...”” Si noti qui la fine, ma schietta rozzezza tipicamente contadina e nostrana… di questo sapido e risentito epigramma, o se vogliamo gioco di parole… tipico di quelli che dovendo andare giu’ ‘l campo a lavorare… dovevano averne fin troppo piene le scatole… di questi frequenti e gratuiti rimproveri da parte di gente e gentaglia piuttosto bigotta… che magari mai e poi mai riusciva a pensare ai cazzi propri… E cosi’ le nostre beneamate Donne di Casa Morelli… intanto ti rispondevano sempre per le rime… e poi – noncuranti delle critiche della gente – quando c’ era da lavorare, anche alla Domenica… esse non guardavano in faccia proprio a nessuno… e quindi preferivano andare giu’ in campagna, piuttosto che in Chiesa alla Messa!... Filippo ha avuto due figli: Chiarina e Bruno… entrambi sposati e con figli e nepoti… 2. Domenica (alias La Menca de Scandajia) Con Domenica, la prima cosa che anche qui balza in evidenza e’ come Saverio, ancor prima di Silvio, abbia voluto chiamare una delle sue figlie con questo nome che… anch’ esso fortemente radicato nell’ alveo della Religione Cattolica… doveva anche essere piuttosto ricorrente nella loro Famiglia.. Un esempio, questo, che poi e’ stato seguito anche da Silvio, quest’ ultimo pero’ con la sua figlia piu’ piccola…che peraltro e’ anche molto piu’ giovane rispetto alla sua omonima Cugina. Ho pertanto gia’ formulato l’ ipotesi che Saverio per primo, ma poi anche Silvio, con il nome Domenica abbiano entrambi voluto riacquistare una persona a loro molto cara, e cioe’ la loro Nonna Paterna, la moglie di quel Filippo (Senior) che quindi – molto verosimilmente – doveva chiamarsi anche lei “Domenica”. Debbo a questo punto premettere che “Domenica” (e quindi anche la sua abbreviazione paesana di Menca) era un nome molto comune e quindi molto frequente dalle nostre parti, almeno fino all’ avvento della televisione… per cui passava tranquillamente di generazione in generazione… se e’ vero che – sempre dalle nostre parti – c’ e’ una antichissima Bicciafavola – vecchia ormai, di almeno un paio di secoli – come denota, del resto, la stessa arcaicita’ del linguaggio usato. Dice infatti la Bicciafavola: “”Ti-ri-toppete… la Menca mia, lia ha fatto… i Macca-roni, ‘ppo’ la Broda… l’ ha butta via,(*) Ti-ri-toppete… la Menca mia!....”” (*) …l’ ha butta via = forma arcaica per: “l’ ha buttata via…” Doveva essere quindi molto sprecona, questa Menca… per buttar via l’ acqua di cottura (= la broda) dei maccheroni, invece di darla al Maiale… che ci avrebbe fatto sicuramente festa… ricca com’ era di amidi, e peraltro anche debitamente salata! Orbene, la Rughi Domenica (alias la Menca), rimasta vedova assai presto… aveva avuto due Figlie: Dina che poi sposo’ Carlo Fiorucci di Pie’ la Rocca, e Savina, che invece sposo’ un Signore di verso Pontericcioli (PS) e che invece mori’ assai giovane, a seguito – pare – di una gravidanza finita purtroppo tragicamente… e che in Paese diede adito a molte polemiche… perche’ pareva che Savina non fosse stata tempestivamente assistita e curata… 3. Lucia (alias La Zi’ Lucia) Nata nel 1901, la Zia Lucia aveva sposato lo Zio Marco Morelli, uno dei Fratelli di mio Padre. Fu grandissima lavoratrice, e molto, molto parsimoniosa fin proprio quasi all’ inverosimile… ma al tempo stesso fu anche molto sfortunata… Mori’ infatti di tetano, neanche cinquantenne… a causa di una errata diagnosi. Se ne accorsero pero’ subito al Pronto Soccorso, quando fu portata in Ospedale, a Gubbio… quando ormai non c’ era piu’ niente da fare… e cosi’ la riportarono a casa, con la stessa auto di Salvatore Cherubini (alias Salvatore d’ Alfredo) con la quale era stata portata giu’. Una volta a casa, la povera Zia Lucia mori’ nel giro di un paio di giorni. Gli Zii Marco e Lucia hanno avuto due Figli: la Bruna e Saverio (detto Siverio), con il quale ultimo, la Zia Lucia aveva voluto riacquistare il suo stesso Padre… 12. I Coldagelli… e la nuova Chiesa della Villa Quando venne costruita la nuova Chiesa della Villa (verso l’ anno 1780), dovettero essere abbattute almeno un paio di case – quella originaria della Famiglia Morelli, e almeno un’ altra, che doveva essere, a mia migliore informazione, quella originaria dei Coldagelli, per cui si dovette procedere alle relative compensazioni, in genere sotto forma di permute. Queste compensazioni dovettero riguardare soprattutto la casa o forse le case dei Coldagelli, e quindi anche un paio di Orti: quello degli Angeli e quello dei Guidarelli… oltre a quello dei Coldagelli verosimilmente annesso alla casa. Orbene, in assenza di notizie storiche certe sui proprietari di questa seconda casa, un semplice ragionamento mi porta a ritenere che potesse essere la casa o le case della Famiglia dei Coldagelli, che quindi vi dovette perdere anche il relativo orto, oltre a quelli – come gia’ visto - degli Angeli e dei Guidarelli, le altre due Famiglie che abitavano proprio li’ vicino. . E’ stato cosi’ possibile realizzare non solo la nuova Chiesa, ma annetterle anche la relativa pertinenza di terreno, a sud della stessa, fino a comprendere anche l’ attuale Via Ettore Vivani che, in quel tratto, e’ stata realizzata proprio su questo terreno di pertinenza della Chiesa. Una pertinenza che, almeno in origine, doveva essere di oltre mille metri quadrati, oltre al sito su cui e’ stata realizzata la Chiesa stessa. Va detto comunque, per il beneficio dei piu’ giovani, che una parte di questo terreno e’ stato poi requisito dal Comune di Costacciaro quando e’ stata realizzata la Strada Nova, alias la Via Ettore Vivani, a lato della quale e’ stata realizzata anche la mitica “Fonte Nova”, che per un buon mezzo secolo ha distribuito generosamente l’ acqua – giorno e notte – a tutto il Paese…. Quanto all’ iniziativa di costruire la nuova Chiesa, si sa che il Promotore fu, come gia’ detto in uno dei precedenti capitoli, il mio trisavolo Luigi Morelli… che fu anche il grande finanziatore dell’ operazione. Orbene, in cambio del terreno su cui venne eretta la Chiesa, i discendenti del mio trisavolo dovettero cedere alla Famiglia Coldagelli non solo la grande casa, a due Famiglie, che verra’ poi realizzata davanti alla Chiesa, ma anche una corrispondente bella fetta di terreno, proprio sulla sinistra della casa. Questa permuta, se da una parte aveva accontentato il mio trisavolo nel veder realizzato il suo sogno della nuova Chiesa in Paese… dall’ altra parte premiava lautamente anche la famiglia dei i Coldagelli, che cosi’ poteva avere le sue belle case… in una zona di primaria importanza del Paese, li’… proprio davanti alla Chiesa. D’ altra parte, se cosi’ non fosse… penso che mai e poi mai i Morelli, nelle persone dei Figli o dei nepoti del mio Trisavolo -- dopo aver la loro famiglia d’ origine sborsato ingenti somme per la costruzione della Chiesa – mai e poi mai i Morelli si sarebbero fatti sfuggire l’ occasione e il prestigio di farvi realizzare ad altri… le case proprio li’ di fronte… Dovette quindi esserci stata una trattativa, che presumo sia stata anche molto impegnativa e serrata… a seguito della quale deve esserci stato anche un frazionamento e relativa cessione del terreno proprio li’, davanti alla Chiesa… e comprendente -- oltre al terreno su cui verranno materialmente realizzate le due nuove case dei Coldagelli -- anche quello per l’ orto… proprio li’ sulla destra, scendendo dalla Chiesa. A rendere poi particolarmente gravoso lo scambio, per i Morelli… c’ e’ da aggiungere – bella ciliegina sulla torta -- anche la servitu’ di passo carrale che, dalla limitrofa aia dei “Romani” arrivava fino alla cantina ed alla stalla dei Coldagelli. Questo passo carrale e’ poi rimasto sostanzialmente attivo fino a mezzo secolo fa, quando quel corpo di casa – che intanto era passato alla Coldagelli Maria, la mitica “Calzolara” -- ha avuto una ristrutturazione che ha portato a una diversa destinazione dei locali. Questi, infatti, dal precedente uso agricolo, erano intanto passati ad uso artigianale (con la bottega del vecchio Calzolaro, che faceva Giombetti di Cognome), mentre la restante parte della Casa… da abitazione agricola, e’ cosi’ passata ad uso di civile abitazione. Cosi’ e’ stato poi definitivamente dismesso e chiuso anche il vecchio passo carrale agricolo… e cio’ con la comprensibile, grande soddisfazione dei “Romani” stessi… che si sono cosi’ nei fatti liberati da un ingombrante (per non dire “scomodo”) vicino. Altra ristrutturazione e suddivisione… questa casa l’ aveva avuta, nel frattempo, anche sul lato destro, con la creazione di un altro appartamento, che sara’ poi della Zia Tomassa Coldagelli e dove vi andra’ a vivere anche il Marito lo Zio Nazzareno (alias Nenetto) Morelli, per un motivo forse di prestigio… piuttosto che per comodita’. In conseguenza di questa scelta, la Casa ancestrale dei Morelli, quella di Piazza Padella… che in sede di divisione ex-Luigi Morelli (“A” – Senior) era toccata a Nenetto Morelli, divento’ in pratica la Casa comune dei Morelli… dove nella cucina vi fu istallato il telaio che serviva per tessere lenzuola e asciugamani… e vi furono portati anche gli attrezzi per la filatura della lana, del lino e della canapa, quelli per la cardatura, e vi fu portata fin anche la celebre e pittoresca “battistrangola” che serviva per separare le fibre del lino e della canapa dal relativo inerte legnoso… Proprio li’, sulla destra del focolare… c’ era un robusto banchetto di legno, alto circa 60-70 cm, sul quale veniva messo il Bocataro… e su di esso il Cistone… che servivano tutti per fare la Bocata, e dove le Famiglie Morelli, a turno, vi portavano su i loro panni del letto e gli altri panni bianchi sporchi… per farvi appunto la Bocata. Ciascuna famiglia vi accendeva poi il fuoco, con la legna comune, che veniva accatastata all’ esterno, proprio sotto al balcone. Tornando ora brevemente alla nostra cara e beneamata “battistrangola”… debbo dire che faceva un rumore molto caratteristico… la nostra cara “battistrangola”… che pero’ la si usava solo ed esclusivamente all’ esterno… e che nell’ enclave della mitica “Piazza Padella”… mi risuona ancor oggi all’ orecchio… come una cara anzi carissima Voce Amica… che vive tuttora nel mio ricordo…anche se ad usarla poi, a turno, era proprio tutto il nostro vicinato… e che come tale… Creatura veramente Amica…essa e’ dapprima divenuta… e ancor oggi rimane… una importante, anzi importantissima parte della mia infanzia, e quindi anche di me… In analogia a quanto era avvenuto per la Famiglia Coldagelli, uno stesso identico ragionamento mi porta a ritenere con certezza quasi matematica… che nella costruzione della nuova Chiesa anche gli Angeli e i Guidarelli dovettero soffrirvi la perdita dei loro Orti… anche se non erano proprio di grandi dimensioni, ma comunque erano pur sempre assai pregevoli perche’ erano proprio li’ vicino a Casa…. Sta di fatto che la Famiglia Morelli dovette indennizzare pure loro, cedendo loro, proprio li’ nelle vicinanze – e a non piu’ di 50 metri dalla Chiesa -- due appezzamenti di terreno ad uso orto, scorporandoli dalla restante proprieta’ dei Morelli, ed appena sotto agli orti di Enrico e di Giambattista, entrambi figli di Tomassino Morelli. I Morelli cedettero quindi ai Guidarelli e agli Angeli due appezzamenti di terreno ad uso orto, della originale superficie ciascuno di circa mq 300, e per l’ esattezza in prossimita’ dell’ angolo est formato dalle attuali Vie Vivani e Petrarca. Va con cio’ detto che, quando negli anni ’30 alla Villa fu creata la nuova strada principale del Paese, cioe’ la Strada Nova (che poi verra’ chiamata Via Ettore Vivani), oltre la meta’ dell’ Orto dei Guidarelli fu spazzata via dalla costruzione della nuova strada. Inoltre, quando un trentennio dopo (nei primi anni ’60 quindi), sempre in quel posto, venne creata la attuale Via Francesco Petrarca, ancora i due terzi di quel che restava dell’ Orto dei Guidarelli vennero assorbiti dalla suddetta Via, per cui dell’ orto originale e’ attualmente rimasto solo un piccolo lembo di terra, cioe’ un angolino di appena 20 metriquadrati – la superficie quindi di una stanza - , che da mia nonna Caterina Guidarelli e’ dapprima passato, per successione, a mia Madre e quindi, sempre per successione, e’ poi passato a me. Ben diversa sorte, invece, e’ toccata all’ Orto degli Angeli che non e’ stato affatto toccato dalla Via Vivani, mentre appena un terzo, sul suo lato Ovest, gli e’ stato poi rosicchiato dalla nuova Via Petrarca. Gli eredi di Guido Angeli, intanto, in anni recenti, avevano venduto la loro Casa paterna in Paese, e avevano posto in vendita anche le terre. Quell’ orto, quindi, l’ ho rilevato poi io, visto che gia’ ci confinavo. E cosi’ anche quei due appezzamenti, per quanto mutilati… sono anch’ essi tornati ad essere di proprieta’ Morelli… 13. I Figli di Morelli Luigi Luigi Morelli (“A”, Senior), cioe’ mio Nonno, ha avuto ben undici figli… dei quali due sono morti quando avevano solo pochi mesi. Si tratta di: Maria, morta il 03 giugno 1902, all’ eta’ di anni uno e mesi sette. Lorenzo, morto l’ 11 marzo 1908 anche lui all’ eta’ di anni uno e mesi sette; Maria pero’ verra’ poi riacquistata da una delle altre sorelle, che portera’ ancora il nome di Maria, nata nel 1908 e della quale si dira’ qui appresso. Tra i figli sopravvissuti, fino all’ eta’ adulta, abbiamo invece ben quattro maschi e cinque femmine, che sono nell’ ordine: Giuseppe (“A” Senior) Giuseppe, detto affettuosamente “Peppetto” era il piu’ grande… e quindi , gia’ da subito, si prese cura del Podere di Coldepicchio. Li’ noi avevamo un Casengolo… anzi, quello stesso casengolo di Gubbio… che era sceso in Paese ad annunciare la Morte del povero Patron Peppe. Successivamente sposatosi e con i figli ancora piccoli… questo povero casengolo pero’ mori’ ancora giovane e la Vedova… nell‘ impossibilita’ di poter accudire al molto bestiame e al tempo stesso di curare altresi’ il lavoro dei Campi… lascio’ il Podere e se ne ritorno’ a Gubbio, a vivere nella sua Famiglia. Senza perdersi d’ animo, lo zio “Peppetto”, allora, prese le sue tre sorelle piu’ piccole (la Barbara, la Amalia e la Emilia) e con loro si trasferi’ a vivere a Coldepicchio… lasciando in Paese, a vivere con i Genitori, le due loro figlie maggiori, e cioe’ la Ubaldina e la Maria… perche’ loro andavano a scuola.. Anche una volta sposato, “Peppetto” continuo’ a vivere su a Coldepicchio, assieme alla Moglie ed alla sua numerosa Famiglia. “Peppetto” sposo’ la zia Coldagelli Maddalena ed ebbe dieci figli, otto femmine e due maschi dei quali nove sopravvissuti: sette femmine e i due maschi. Nonostante il Podere di Coldepicchio fosse piuttosto fuori mano… lo Zio Peppetto quando c’ erano Feste da Ballo in giro… lui, immancabilmente, accompagnava sempre ben volentieri le sue Figlie a ballare… e cio’ anche d’ inverno e con la brutta stagione. In particolare, quando si ballava alla Costa… il che avveniva piuttosto di frequente, perche’ la Costa e’ sempre stata la Patria indiscussa di grandi suonatori di fisarmonica, tra cui va ricordato – primo e indiscusso tra tutti -- il mitico Rossi Gustavo… Tale e tanta era la passione del buon Gustavo per la fisarmonica, che quando quella sua vecchia fisarmonica non ne volle proprio piu’… lui, senza perdersi d’ animo… in un freddo mattino d’ inverno, eccolo alzarsi ancor prima dell’ alba… e inforcata la sua bicicletta, dopo un’ abbondante colazione… parti’ di buona lena alla volta di Castelfidardo, nelle Marche… a comprarne una nuova, direttamente in fabbrica… E cosi’, dopo qualche trecento chilometri tra l’andata e il ritorno… per le vie impervie e fangose dell’ immediato dopo-guerra… eccolo stanco morto di fatica, e quasi ormai intirizzito dal freddo… ritornarsene trionfante alla Costa, sempre in bicicletta… ma questa volta con a tracolla la sua bella fisarmonica rossa fiammante, nuova di pacca!... I Grandi Spiriti di un tempo… il Rossi Gustavo, ad esempio… grandissimo lavoratore, specializzato nella piantagione di vigne e di filari… di cui lui preparava anche e soprattutto gli scassati… piccone e pala… tutti rigorosamente a mano!... E poi la sera, dopo la faticosa giornata di lavoro, e dopo una frugale cena… eccolo sedersi nella loggetta davanti alla sua casa… con accanto il boccale e il bicchiere di quel nostro vinello locale – il biscetto nostrano – a provare e riprovare con la sua bella e fedele fisarmonica… nuovi motivi e nuove melodie… e smaltire in quel modo la sua stessa stanchezza, per un’ oretta e non di piu’… prima di andare a dormire!... Tra i Grandi Spiriti di un tempo… al Rossi Gustavo, noi possiamo ben associare anche il suo grande Compare Peppetto Morelli, che di Gustavo era non solo un grande ammiratore… ma anche e soprattutto un fedele Cliente… ogni qualvolta, in una delle sue Proprieta’ di Famiglia… c’ era da piantare una vigna o semplicemente un filaro… Orbene, Peppetto d’ inverno… ogni qual volta si ballava alla Costa… lui veniva giu’ puntualmente da Coldepicchio, e passava per il Palazzo, Rubbiano e il Podere di Fabrizio… dove il Chiascio era quasi alle sue sorgenti, e quindi con relativamente poca acqua. Qui Peppetto e tutta la sua truppa… attraversavano il Chiascio, tutti con gli immancabili stivali di gomma… e quindi si dirigevano tutti verso la loro base logistica della Costa… che era la casa degli Angeletti o per dir meglio di Santino Angeletti e della Moglie, la Filippini Leonilde che dello Zio Peppetto era una Prima Cugina… I due, infatti, erano figli rispettivamente di Sorella e Fratello. Peppetto, infatti era figlio della mia Nonna Ottilia Filippini, mentre Leonilde (alias la Zi’ Nilda) era figlia di Filippini Tomasso, che era uno dei fratelli di mia Nonna. Qui l’ intera truppa si cambiava, mettendosi gli abiti e le scarpe della festa… una toletta molto veloce ma efficiente… e quindi eccole tutte immancabilmente al ballo… mentre lo Zio Peppetto restava a casa di uno o l’ altro dei suoi parenti… o all’ occasione… a bere con gli Amici per le cantine. Finita la Festa da Ballo, le Ragazze tornavano a Casa della Zia Nilda… si toglievano i vestiti e le scarpe della festa… per reindossare gli abiti normali, come anche gli immancabili Stivali, e riattraversato il Chiascio alla flebile luce della Lampa a Carburo… ovvero sio della lampada ad acetilene, come diremmo noi al giorno d’ oggi… eccoli tutti via… con il bravo Peppetto, il Capo-branco… eccoli tutti via, ancora una volta ben incamminati verso Coldepicchio… Come dicevo piu’ sopra, gli Zii Peppetto e Maddalena hanno avuto ben dieci figli, di cui nove sopravvissuti… sette femmine e due maschi. Nell’ ordine, essi sono: Pierina, deceduta diversi anni fa, che aveva sposato Berettoni Fortunato e che aveva avuto da lui due figli: Pietro e Antonia. Donna oltremodo risuluta e battagliera, noi la ricordiamo per aver capeggiato, negli anni ’80, la Rivolta delle Donne della Villa contro il vergognoso progetto dell’ Inceneritore, quando lo stesso Comune di Costacciaro fu messo letteralmente sotto assedio per ben tre giorni, e con il povero Sindaco barricato all’ interno. Vista la rivolta della popolazione, lo scellerato progetto venne poi abbandonato e non se ne fece piu’ nulla. Fu una gran bella vittoria questa per la tenace e indomita Gente della Villa, e soprattutto delle Donne della Villa, questa volta capeggiate dalla vivace e risuluta loro Condottiera… la Pierina Morelli! Neris, ora ultra-novantenne, che aveva sposato Renato Morelli, quest’ ultimo deceduto da tempo, senza figli. Renato, nato nel 1915, era il figlio minore di quel Paolo Morelli che fu uno dei pochi sopravvissuti al naufragio del transatlantico Emperess of Ireland avvenuto il 29 maggio 1914 al largo delle coste del Canada, quando a causa dell’ oscuruta’ venne speronato da un mercantile norvegese che lo squarcio’ letteralmente in due, facendolo cosi’ colare a picco nel giro di pochi minuti, assieme alle sue circa 1.100 vittime. Del naufragio dell’ Emperess of Ireland e della triste vicenda umana di Paolo Morelli, si e’ recentemente occupato anche il nostro Storico locale, il Prof. Euro Puletti, nel suo scritto: “Breve Vita di Paolo Morelli di Villa Col de’ Canali: Emigrante, Naufrago, Fante”. Luigia (affettuosamente chiamata “Gigia”) con la quale era stato “arcquistato” il mio nonno Luigi (detto “Gige”) cioe’ il Padre dello Zio Giuseppe. Luigia, deceduta ormai da diversi anni, era sposata sotto Costacciaro, in localita’ “Case Nuove” ed aveva avuto tre Figli: Maria Assunta, Giuseppe e Franco. Francesca (detta “Checca”) deceduta pure lei ormai diversi anni fa. Francesca aveva sposato Giuseppe Bei, vedovo, che dalla prima moglie aveva gia’ avuto una bambina, Anna Maria… Amorevolmente allevata e cresciuta dai suoi nonni materni, Ugo e Maria Galli… Anna Maria e’ andata poi in sposa a mio cugino, Camillo Rughi, uno dei figli di mia zia Amalia. Francesca ha poi avuto due figli, Ida e Benito, ora entrambi sposati e con figli… Ottilia (affettuosamente chiamata “Tille”) ormai deceduta da tempo pure lei… Con lei suo Padre, lo Zio Giuseppe aveva inteso “arquista’” la sua stessa madre… cioe’ la mia Nonna Ottilia Filippini… la mamma anche di mio Padre. Ottilia (o meglio la “Tille”) e’ invece andata in Sposa a Ponte Calcara, ed ha avuto anch’ essa due figli: Simonetta e Basilio, anch’ essi entrambi sposati. Vincenza (affettuosamente chimata la “Cencia”) e’ una delle Cugine alle quali in assoluto io sono sempre stato piu’ legato, anche per aver io stesso vissuto presso di lei a Roma quando ero studente, appena tornato dall’ America. Vincenza, ora Vedova di Nello Galli… ha una sola Figlia, Rosalinda che vive pure a Roma, sposata pure lei… Adelmo (affettuosamente chiamato “Delmo” o anche “Delmetto”) vive alla Villa, sposato e con due Figli: Morelli Giuseppe (chiamato Peppino) e Morelli Luigina, entrambi sposati e con figli. Come si vede, anche qui… “Delmetto” ha proprio voluto seguire in tutto e per tutto la tradizione di famiglia “arquistando” con Giuseppe il proprio Padre… mentre con Luigina il proprio Nonno paterno. Benita Ultima delle Femmine, Benita per diversi anni, quando mio Padre era via a lavorare in Sardegna… la sera veniva a dormire con noi, per tenere compagnia a mia Madre, che aveva paura a stare da sola e che, a titolo di apprezzamento, le dava una piccola paghetta mensile di cento lire… di volta in volta chiedendole se le preferiva “spiccie”… o “taccate”, cioe’ in piu’ banconote… oppure in un’ unica banconota. Vedova di Rughi Siro, Benita vive a Pisa con le sue due Figlie Donatella e Franca, entrambi sposate e con Figli. Alberto: Era il piu’ giovane, ma e’ stato anche il piu’ sfortunato dei figli di “Peppetto” Morelli. Emigrato in Svizzera, e tornato in Ferie al Paese…una sera d’ estate mentre tornava in auto da un paese vicino… ha avuto un brutto incidente, con l’ auto che e’ andata in fiamme e fuori strada… per cui per un vero miracolo e’ rimasto in vita, ancorche’ gravemente ferito. L’ incidente, comunque, lo ha segnato profonda= mente nel corpo, minandone anche la salute. Sposato anche lui e senza figli e’ deceduto abbastanza giovane, nemmeno ancora sessantenne… Ubaldina Ubaldina (cosi’ chiamata – sosteneva lei -- per arquistare un altro antenato, Ubaldo Morelli, che poi sara’il Capostipite del ramo secondario dei “Balducci”). Il suo nome, comunque, si inquadra anch’ esso nell’ ambito della tradizione familiare dei Morelli, e della loro grande devozione a Sant’ Ubaldo di Gubbio… tradizione che quindi continua, anche con mio nonno, Luigi Morelli. Recentemente, pero’, rivedendo io stesso talune vecchie carte di Famiglia, che alla morte dello Zio Nenetto Morelli, mi vennero affettuosamente date dalla carissima Zia Tomassa, perche’ le tenessi io in nome e per conto della intera Famiglia… e rivedendo in particolare il Testamento Pubblico che aveva fatto gia’ nel 1927 la mia carissima Nonna Ottilia Filippini… vidi che lei era figlia non solo di Paolo Filippini – cosa questa che io avevo sempre saputo – ma anche di Storti Ubaldina, che era quindi sua madre… La Zia Ubaldina, quindi – prima ancora di andare a ripescare piu’ in la’… o molto piu’ in la’ nell’ alveo degli arquisti… era l’ arquisto della sua stessa nonna materna, la Storti Ubaldina, appunto. Questo particolare, che in buona fede doveva non ricordare nemmeno mia zia… o che forse lei stessa non ha mai in effetti saputo… spiega anche come il nome di Ubaldina sia poi stato arquistato anche dallo Zio Giacinto Filippini della Costa (uno dei fratelli di mia nonna Ottilia) che ad una delle sue Figlie, mise anche lui il nome di Ubaldina, in cio’ lui stesso arquistando la sua stessa Madre, la Storti Ubaldina, appunto… Orbene, tornando ora alla Zia Ubaldina, Sorella di mio Padre… c’ e’ da dire che lei, da giovane… era una ragazza bellissima, e che era stata corteggiatissima da un nostro neanche poi tanto lontano parente, e peraltro anche nostro vicino di casa… lo Zio “Gigetto” Morelli, e lui stesso un diretto discendente del ramo dei “Balducci”. Oltre che dal fascino innegabile della persona… non e’ affatto da escludersi – pero’ -- che in Ubaldina… Gigetto vi vedesse anche uno stretto legame, per lo meno nel nome, con la sua stessa tradizione di Famiglia, e cio’ non solo con il suo fratello Ubaldo (alias Balduccio) Morelli… ma soprattutto con il suo stesso Nonno – il Morelli Ubaldo (“B” – Senior) il Capostipite del suo ramo di Famiglia. Ubaldina, comunque, sposo’ lo zio Vitaliano (detto Vito) Filippini della Costa, il cui padre Evaristo (se non erro) doveva essere un cugino di mia nonna Ottilia… per cui gli zii Vito e Ubaldina dovevano essere secondi cugini tra loro. Emigrato in America, e tornato poi in Italia per sposarsi… subito dopo il matrimonio gli zii salparono per l’ America, stabilendosi dapprima a Scranton, Pennsylvania, dove lo zio – neanche a dirlo – faceva il minatore nelle locali miniere di carbone… e dopo alcuni anni la loro Famiglia si trasferi’ a Staten Island, New York. E’ una storia veramente intensa e affascinante, quella di mio zio Vito… che verra’ poi riferita in un mio prossimo racconto dal titolo: “In fuga,,, dalla Miniera che uccide…” A Staten Island, lo zio trovo’ lavoro in uno Stabilimento Tessile, al quale lui resto’ poi fedele per ben quarant’ anni, divenendone prima Capo Operaio (Foreman) e quindi Responsabile del Settore Produzione. Gli zii Ubaldina e Vito ebbero un solo Figlio, Albert… che intraprese la carriera militare nell’ Esercito degli Stati Uniti, prestando servizio per diverso tempo in Germania, nella Base USA di Frankfurt. Lui stesso Veterano della Guerra di Corea, Albert sposo’ una donna veramente eccezionale e amorevole, di nome Mary Scaramuzzi, dalla quale ha poi avuto sei figli… quattro maschi e due femmine; tutti ora sposati e con figli… Nazzareno Anche con Nazzareno (alias Nenetto Morelli)… continua la tradizione di Famiglia, dove il mio nonno ha cosi’ inteso “arquista’” uno dei suoi Fratelli, che pure portava lo stesso Nome… C’ erano comunque stati delle altre Nazzarene e verosimilmente anche degli altri Nazzareni nella Famiglia, che poi comunque ritroveremo nei loro discendenti. Inizialmente votato alla Carriera Ecclesiastica, Nazzareno e’ entrato da giovane in Seminario assieme al suo Carissimo Amico e parente (neanche poi tanto alla lontana) Bartolomeo (alias Romeo) Morelli, il primogenito figlio di Balduccio Morelli. Da religioso, che gia’ indossava l’ abito talare… lui ha fatto il servizio militare… e dopo il servizio militare, assieme al suo Compagno Romeo entrambi hanno abbandonato la tonaca, continuando poi gli studi al Regio Ginnasio e Liceo Classico di Perugia. Li’ i due ebbero, come insegnante di Italiano, un Professore che si era laureato all’ Universita’ di Bologna… e che era stato uno degli allievi prediletti e che faceva parte della cricca piu’ “in” di Giosue’ Carducci… e che dell’ Illustre Maestro, lui ha poi riferito loro diversi curiosi e interessanti aneddoti… Di questi spensierati anni giovanili, e soprattutto dell’ ambiente gaudente e libertino del Regio Ginnasio/Liceo Classico di Perugia… come anche sul forte influsso che vi ebbero le stesse vicende carducciane, cosi’ come riferite dal suo discepolo… lo zio Nenetto me ne parlava spesso e volentieri… specie durante le nostre tante partite a Dama… dove pero’ lo Zio era fortissimo… si’ che cosi’ lui mi fregava quasi sempre. Di questi spensierati anni giovanili – dicevo - dello Zio Nenetto e dello stesso ambiente goliardico dell’ Universita’ di Bologna… io stesso ne ho gia’ parlato molto diffusa= mente nel mio racconto dal titolo “Spirito Carducciano” Nenetto, pero’, non termino’ mai il liceo… mentre Romeo si’, iscrivendosi poi quest’ ultimo alla Facolta’ di Medicina e Chirurgia di Perugia e diventando cosi’ lo storico Medico Condotto di Costacciaro. I due comunque continuarono il loro sodalizio di solida e fraterna amicizia anche dopo che le loro strade avevano assunto dei percorsi completamente diversi. Intanto, nella Famiglia di mio nonno Luigi Morelli, mentre Giuseppe – il Figlio maggiore - subentro’ praticamente al Padre per quanto riguardava i lavori su a Coldepicchio… Nenetto – nella sua veste ormai da tutti riconosciuta e accettata dell’ Intellettuale di Famiglia -- affianco’ il Padre nella gestione soprattutto amministrativa del Patrimonio e degli affari di casa… Sempre differenziandosi per compiti e mansioni, intanto l’ altro fratello, Marco, divenne non solo il Norcino di Famiglia, ma si occupo’ soprattutto delle campagne qui in Paese. L’ ultimo dei fratelli infine, Onorio (alias Norietto, mio Padre), prese la via dei lavori fuori… dapprima verso le Campagne Romane, come tanti altri nostri parenti e paesani… e quindi poi in Sardegna, a lavorare nelle miniere di carbone di Carbonia… Nenetto sposo’ la Coldagelli Tomassa, di diversi anni piu’ giovane di lui… e ando’ a vivere nella Casa di lei… proprio davanti alla Chiesa. I due misero poi su una piccola attivita’ commerciale nella loro bottega al piano terra, commerciando soprattutto in mercanzie varie, piccoli utensili, ferramenta, uova, pelli di coniglio e varie. Nazzareno e Tomassa ebbero due figli: Luigi (detto Gigino) e Vittoria. Anche con questi due Figli… continua, senza eccezione, l’ usanza di arquista’ delle persone care. E cosi’ con Luigi, venne arquistato il mio nonno Luigi… che era padre anche dello Zio Nenetto. Con Vittoria, invece, venne arcquistata la Madre della Zia Tomassa… che era la temutissima e rispettatissima Maestra Vittoria Lucci in Coldagelli… che tanto tanto, in Paese… aveva fatto parlare di se’…Non solo per la sua rettitudine, che era veramente esemplare ma soprattutto per la sua esigente severita’. Seguendo la strada di Adelmo e di Federico (primo cugino il primo. e cugino ormai di quarto grado il secondo) anche Gigino, desideroso di avere pure lui una propria indipendenza, soprattutto economica… ando’ pure lui in Francia, a lavorare – con Adelmo e Federico -- negli alti forni nei pressi di Nancy… e a ridosso, quindi, del Reno… ma un grave incidente sul lavoro, lo rapi’ alla vita ed all’ affetto dei Suoi Cari… e quindi di tutti Noi… all’ eta’ si soli 23 anni. Tocco’ proprio a Federico… l’ ingrato compito di fare il telegramma ad Adelmo che, da un paio di giorni appena, era tornato alla Villa per un breve periodo di ferie… per cui lui dovette ripartire subito per la Francia, per attendere ai Funerali del nostro comune e beneamato Cugino. Piacevole, anzi proprio direi piacevolissimo ricordo di lui… e’ quella celebre “’mmostata…” che lui ha fatto, nel campo della “Valle” alla cugina Bruna, cugina sua… ma anche cugina mia… perche’ fratelli erano i nostri rispettivi Padri… Nenetto… Marchino… e Norietto!... La figlia di Nenetto, Vittoria, invece… mise su una piccola attivita’ artigianale di maglierista…attivita’ che lei poi continuo’ anche a Gubbio dove si era nel frattempo sposata con Italo Cerbella, lo storico tornitore dell’ Officina Fofi e Fiorucci, sempre li’ a Gubbio, in Piazza Bosone, meglio conosciuta come la Piazzetta del Seminario. Vittoria, senz’ altro la mia prima Cugina in fatto di vicinanza e di affetto.. ha poi avuto tre figli: Luigina, Giuseppina e Massimo… tutti e tre sposati e con figli… Continua , anche qui… la tradizione di Famiglia di “arquista’” le persone care… Con Luigina, Vittoria ha inteso “arquista’” non solo il Fratello, ma anche il suo nonno Paterno… Con Giuseppina, e’ stato invece arquistato il Padre di Italo… che si chiamava, appunto, Giuseppe Cerbella. Io sono particolarmente grato alla Famiglia Cerbella… per avermi amorevolmente accolto e ospitato in Casa loro, nel quartiere di San Secondo, per tutta la durata dei miei Studi a Gubbio, dove ho fatto le Scuole Superiori, prima di andare in America. Marco Grandissimo lavoratore pure lui, Marco – nato nel 1904 -- si dedico’ soprattutto alla coltivazione delle terre giu’ in Paese, e quindi, una volta diviso anche il Podere, aiuto’ il fratello Giuseppe specie nei lavori agricoli piu’ onerosi e che richiedevano l’ impiego delle vacche, anche e soprattutto per le “vette” nei lavori di aratura dei terreni piu’ scomodi, o nel trasporto del grano o dei fieni sull’ aia… Marco (affettuosamente chiamato “Marchino”) era il Norcino non solo di Famiglia, ma possiamo dire dell’ intero Paese… Altamente stimato e rispettato pure lui… il Norcino ammazzava allora i maiali… li conciava… selezionava le carni… e soprattutto salava e metteva sotto peso i Prosciutti e le Spalle… investendo poi anche le Lonze e i Capicolli… e assistendo anche nella preparazione dell’ impasto delle carni per gli Insaccati… Salcicioni… Salcicce… e Cotichini… Molto piu’ importante del Medico e della Levatrice… e non parliamo poi del Prete… che in Paese era quasi sempre visto un po’ come il fumo negli occhi… e cio’ non gia’ per una qualche forma di anticlericalismo – che dalle nostre parti e’ sempre stato comunque inesistente -- ma solo per quella naturale, funzionale antipatia e diffidenza… che da sempre e’ esistita e che tuttora esiste… tra la Guardia e il Ladro.. anche se poi, come ben lo si sa… il Ladro stesso finisce con l’ essere strumentale (e quindi altamente utile e) pure alla Guardia… perche’ cosi’ – grazie al Ladro -- la Guardia stessa trova la sua propria, valida giustificazione funzionale… Il Norcino, invece, era il professionista piu’ amato e stimato in Paese… fin anche piu’ importante del Medico… della Levatrice… e del Prete messi assieme… perche’ lui si’ che compiva un autentico miracolo… di trasformare il maiale (a volte lui stesso un mangione)… in squisita e saporita roba da mangiare… la “robba de maiale…” appunto. Sposato con la Rughi Lucia, figlia del povero Saverio Rughi, Lucia veniva da una Famiglia molto povera ed era quindi molto parca ed attenta nello spendere. Fu donna molto sfortunata, la Zia Lucia, perche’ – come gia’ detto piu’ sopra, a proposito della Famiglia Rughi – Lucia mori’ neanche cinquantenne… di tetano, per una piccola ferita da coltello a un dito, mentre coglieva il giransole nei campi… Ferita mai disinfettata e mai curata, come si usava allora… ma soprattutto per errata diagnosi… Se ne accorsero, purtroppo, solo in Ospedale a Gubbio… quando non c’ era ormai piu’ niente da fare… per cui la riportarono cosi’ subito a casa, dove mori’ nel giro di appena un paio di giorni… Lo Zio Marco ha avuto due Figli: la Bruna e Saverio, che adesso vivono in provincia di Alessandria, entrambi sposati e con figli e nepoti… Maria Maria era nata nel 1908, e con lei venne “acquistata” la sua sorellina che era nata nel 1902, e che visse appena un anno e mezzo. Maria era la Cuoca della Famiglia, anche perche’ da ragazza era stata a servizio dapprima in Paese, presso la Zia Teresa e lo Zio Gigetto (quest’ ultimo importante proprietario terriero, e anche nostro parente) e quindi a Roma e a Napoli presso Famiglie anch’ esse molto benestanti, originarie delle nostre zone, ma che avevano poi fatto fortuna altrove. Tornata in Paese, Maria sposo’ lo Zio Ugo Morelli che era da poco rimasto vedovo della sua amata Sposa Angela Pierini, morta molto giovane a seguito dei postumi del suo parto… dal quale era nato Morelli Paolo (“B”). Con Paolo, lo Zio Ugo aveva inteso arquistare il suo stesso Padre, lo sfortunato e sventurato Morelli Paolo (“B” Senior), che – come gia’ visto qui sopra, in questo stesso capitolo -- era stato, a suo tempo uno dei pochi sopravvissuti che scamparono alla tragedia dell’ affondamento del Piroscafo “Emperess of Ireland” (Imperatrice d’Iirlanda), al largo del Canada. Questo naufragio, avvenuto appena un paio d’ anni prima di quello del “Titanic” fini’ pero’ ben presto nel generale dimenticatoio, perche’ quello del “Titanic” , per aver avuto qualche duecento vittime in piu’… fini’ poi con il monopolizzare tutta intera l’ attenzione dei Media e della pubblica opinione, a livello mondiale. La zia Maria si prese cosi’ subito amorevole cura del piccolo Paolo (alias Paolino) che quindi allevo’ come un suo stesso Figlio, ricevendone in cambio altrettanto amore, affetto e gratitudine. La zia Maria ha poi avuto un figlio suo proprio, di nome Giovanni, (ma che e’ sempre stato chiamato affettuosamente Giovannino)… che ora vive in provincia di Frosinone, sposato, e anche lui con figli e nepoti… Con Giovannino, lo zio Ugo ha inteso arquistare il suo Nonno paterno, che pure portava lo stesso nome. Nella sua qualita’ soprattutto di Cuoca… la Zia Maria era sempre presente a dirigere le operazioni in cucina, quando c’ erano le grandi “Opre” in occasione di lavori agricoli che richiedevano una notevole forza lavoro, per cui ci si aiutava sempre l’ un l’ altro, a titolo di “cambio Opre”… Erano i classici lavori della mietitura, della trebbiatura, dei fieni, dei granturchi e della vendemmia… tanto per citare solo i piu’ importanti. E cosi’, chi andava a “Opre” versando molto sudore… e profondendo anche molta fatica… voleva pero’ mangiare molto bene… perche’ quella era poi la garanzia che quella persona sarebbe poi intervenuta anche in successive occasioni o “Opre”… Cio’ spiega come le Donne, nelle grandi Famiglie Contadine… fossero anche delle ottime Cuoche… che non solo cucinavano per le loro “Opre”… ma anche per le molto piu’ impegnative Feste dei Matrimoni e delle “Impaiate”… quando cioe’ in una Casa nascevano dei Bambini… E’ proprio da questo sostrato sociale e culturale… delle nostre gran belle usanze contadine… se oggi, in Umbria e regioni limitrofe… delle vecchie Case Padronali sono state ristrutturate e riconvertite in accoglienti “Resorts” e strutture turistiche di prim’ ordine… e dove si mangia veramente di tutto e di piu’, sempre e comunque rigorosamente al meglio… Su questo forte sostrato socio-culturale, di netta origine contadina, cioe’ delle vecchie massaie… si e’ poi inserita la scuola, con i suoi Istituti Alberghieri… per la formazione delle giovani leve, ma… come gia’ detto… seme e radici di queste nuove e moderne strutture… sono da ricercare – solo ed esclusivamente -- nell’ Amore e nella Tradizione della Vita di Campagna o per dir meglio della sana e per certi versi amatissima Cultura Contadina… Barbara Con lei e’ stata arquistata la Zia Barbara Morelli, una delle sorelle di mio nonno Luigi… e anch’ essa un nome storico della Famiglia… Debbo dire, qui, delle Famiglie… e cioe’ non solo quella dei Morelli, ma anche in quella di parte dei Filippini della Costa, la Famiglia di mia Nonna Ottilia, detta Otilde.. Inizialmente forse la piu’ gracilina, nell’ambito della Famiglia di Luigi Morelli… la zia Barbara, in gioventu’ soffriva a volte di attacchi epilettici… con i quali pero’ lei aveva ben presto imparato a convivere. E cosi’ lei ci riferi’ che… come si sentiva male… lei smetteva di fare quello che faceva… si metteva seduta da una parte e reggendosi il capo con ambo le mani… lei semplicemente e saggiamente aspettava che il malore le passasse. Lei aveva gia’ perso suo Padre, cioe’ mio nonno Luigi… quando il suo futuro marito, lo Zio Rodolfo Cinti… venne a chiederla in Sposa. E allora lo Zio Giuseppe (alias “Peppetto”), nella sua qualita’ di Capo Famiglia… prese lo zio Rodolfo in disparte e gli disse del malore al quale andava soggetta ogni tanto la Zia… che comunque lei stessa ne aveva gia’ parlato con il suo Ragazzo. Lo zio Rodolfo gli disse allora che lui a quella ragazza l’ amava… che la sua malattia era cosa per lui del tutto irrilevante… e che voleva sposarla comunque. Cosa che poi regolarmente avvenne. Da li’ a poco, nel giro di qualche anno dopo il matrimonio… anche quel genere di malore cesso’… per cui la zia – pure lei grandissima lavoratrice – ebbe una vita lunga e felice, superando e di molto il record di longevita’ della Famiglia, ed arrivando cioe’ ai novant’ anni. Fu un record che pero’ duro’ piuttosto poco, perche’ esso venne poi superato da mio Padre, appena alcuni anni dopo… che fisso’ il nuovo primato di longevita’ della nostra Famiglia, a quota 93… cioe’ a novantatre anni! Lo zio Rodolfo, lui stesso Grande Invalido nell’ Ultima Guerra… aveva partecipato, come volontario, anche alla Guerra d’ Africa. Durante l’ ultima guerra… lui fu poi fatto prigioniero in Albania, ma se la cavo’ solo con una bella stretta di culo… Tanta… e tanta… tantissima paura, insomma, e nulla piu’… e per giunta, vi fu poi anche un gran bel finale, a sorpresa… Gli dissero, i Tedeschi… che gia’ all’ indomani a lui e a tutti gli altri prigionieri li avrebbero fucilati… e invece… E invece avvenne qualcosa che ha proprio dell’ incredibile… e che quindi merita di essere debitamente riferito… Lo storico incontro e l’ abbraccio, gia’ all’ indomani… con un altro prigioniero, anche lui italiano… e per giunta Villante pure lui… l’ incontro, in terra d’ Albania… e l’ abbraccio con Settimio (detto “Mimmo”) Pambianco… E qui… e’ proprio Mimmo Pambianco – uno dei due protagonisti -- a riferirci di questo storico e quanto mai incredibile incontro, come si e’ detto in Albania, alla fine dell’ ultima guerra… Con Mimmo, prima della sua malattia… noi ci trovavamo regolarmente a Roma, Lungotevere Testaccio… al Sabato sera… per le nostre memorabili e storiche partitissime di Ramino, e cio’ assieme alla nostra bella combriccola di Villanti, ormai trapiantati anch’ essi nella Capitale… Orbene, una sera, durante una pausa tra una partita e l’ altra… ci mettemmo a parlare del piu’ e del meno… e il discorso cadde sulla sua Prigionia in Albania, durante l’ ultima guerra. Cosi’ esordisce Mimmo Pambianco: “Eravamo una quarantina di soldati… solo quel che restava di una intera compagnia… Gli altri erano ormai tutti morti… o feriti… oppure fatti prigionieri. Noi dovevamo difendere una posizione… Durante un’ operazione di attacco da parte dei Tedeschi… noi restammo tagliati fuori dalle linee di rifornimento… per cui finimmo le munizioni, e fummo cosi’ catturati dai Tedeschi… Loro ci disarmarono, e con le mani alzate e ben in vista supra la testa,,, ci fecero marciare per piu’ di un paio d’ ore e ci condussero all’ interno di un grande magazzino agricolo… che aveva due grosse porte : l’ una sul davanti e l’ altra invece sul retro. Appena arrivati in quello squallido magazzino, ci fecero mettere tutti sull’ attenti e ci dissero di cominciare a recitare le nostre preghiere… e di raccomandare le nostre anime al Signore… perche’ da li’ a poco… ci avrebbero tutti fucilati. Cosi’ noi vivevamo tutti, muti e impauriti… tra una palpitazione e l’ altra, specie ad ogni singolo rumore che temevamo che fosse quello del Plotone di esecuzione… che magari stava venendo a prenderci. Alla sera, pero’, la tanto temuta fucilazione proprio non ci fu… per cui, almeno per quel giorno… noi l’ avevamo scampata… e cosi’ tirammo tutti un sospiro di sollievo… nel timore, pero’, che la partita potesse essere solo rinviata… E cosi’, presi dalla stanchezza, chi prima e chi dopo… ci mettemmo tutti a dormire, coricati per terra, un po’ alla bell’ e meglio… All’ indomani, verso la meta’ mattina… l’ altra porta di quell’ immenso stanzone si apri’… ed ecco entrarvi … tutti alla spicciolata… almeno una trentina di soldati, tutti nostri Connazionali… catturati anch’ essi nel corso di un’ altra operazione, sempre da parte dei Tedeschi… Erano anch’ essi tutti spauriti, tremanti… e in attesa anch’ essi della tanto temuta fucilazione… A un certo punto, tra quelli del nuovo gruppo… ne scorsi uno che mi sembrava che mi guardasse, come se lui mi conoscesse… Incuriosito, presi cosi’ a guardarlo anch’ io… e quindi a fare qualche timido passo verso di lui… Ma lui prese poi a fare altrettanto… dapprima con qualche timido, piccolo passo… E cosi’ anch’ io, incuriosito quanto non mai… presi a fare lo stesso… perche’ anch’ io – a quel punto – anch’ io a lui… mi pareva proprio di conoscerlo… pero’ sul momento… io avevo difficolta’ a connettere… Che tutto, dico tutto… mi pareva cosi’ irreale! A un certo punto, quello la’ fece un grosso salto verso di me e prese a corrermi incontro e a gridarmi, proprio con quanto fiato aveva in gola: “Mim—mmmmoooo!...” Al che lo riconobbi anch’ io prontamente e proprio dalla voce… e quindi presi a corrergli incontro pure io… e -- sempre con quanto fiato io avevo in gola… gli gridai… “Ba--zzo—ooli!...” Ci scontrammo cosi’ letteralmente e ci unimmo in un lungo e caloroso abbraccio, e dopo i primi stupiti convenevoli, e le belle nostre manate sulle spalle… prendemmo a riferirci le fasi delle nostre ultime operazioni e delle nostre concitate catture da parte dei Tedeschi… Tra il generale e dapprima incredulo sgomento di tutti i nostri Camerati… scoppio’ ben presto un lungo e fragoroso applauso… perche’ ormai tutti… anche gli altri soldati… presero tutti a fraternizzare con noi e a condividre la nostra stessa grande, grande, grandissima gioia… Perche’ a quel punto… noi non avevamo paura piu’… neanche della Fucilazione… Perche’ ormai non solo noi due… ma anche tutti gli altri… noi saremmo morti contenti… in una sorta di comune gaudio, se non di allegria… Si’ che noi ormai… non avvertivamo piu’ neanche lo stimolo della fame che ormai da qualche giorno ci stava letteralmente consumando. Finche’ all’ indomani del secondo giorno, per quanto possa apparire strano… non si videro piu’ tedeschi in giro… Apprendemmo poi… che se ne erano tutti andati durante la notte… e cosi’ gia’ nel pomeriggio… arrivarono gli Alleati, e ci liberarono…” Terminata comunque la guerra, e debitamente riconosciuto il suo stato di invalido, lo zio Rodolfo ebbe dal Comune di Costacciaro il posto di Stradino Comunale per la Frazione di Villa, dove al tempo lui abitava, con la sua Famiglia… in quel di Piazza Padella, nella Casa che sara’ poi di Fortunato Berettoni e di sua Moglie, la Morelli Pierina, mia Cugina, la Figlia primogenita dello Zio Peppetto… Qualche anno piu’ tardi, agli inizi degli anni ’50… essendosi liberato il posto di Stradino a Costacciaro, lo Zio Rodolfo (alias Bazzoli) si trasferi’ con tutta la sua Famiglia a Costacciaro, dove assunse il ruolo di Responsabile della “NU” la Nettezza Uurbana del Capoluogo. In questa sua funzione, Lui aveva anche il compito di Becchino comunale e della cura e manutenzione del locale Cimitero. I due Coniugi Rodolfo e Barbara hanno avuto due figli: Rosalia morta in giovane eta’ e Riccardo, che vive a Roma, sposato e con due Figlie e Nepoti… Amalia Anche Amalia, a quanto mi risulta, era un nome storico… pero’ questo nella Famiglia dei Filippini della Costa… la famiglia, come gia’ detto, di mia nonna Ottilia. Nata nel 1909, e magrissima di costituzione, la Zia Amalia era pero’ sveltissima a fare le faccende, fin anche quelle molto gravose di campagna… La prendevamo assai spesso in giro semplicemente dicendole che lei era sveltissima si’… ma solo perche’… a lei non le pesava certamente “la ciccia”… cioe’ il grasso!... La Zia Amalia, sempre molto gioviale, solare e affabile… ha sposato lo zio Antonio Rughi, delle Famiglie dei Rughi del Castello. Con lo Zio Antonio, grande cacciatore… in casa loro non mancava mai la selvaggina… che pero’ la Zia Amalia abbondantemente distribuiva anche ai numerosi suoi Fratelli e Sorelle. Suo Marito, lo Zio Antonio (affettuosamente detto “Paiccio”) era un vero e proprio spettacolo sentirlo parlare… quando ti parlava delle sue tante battute di caccia… E cosi’, con la sua naturale vivacita’ di spirito e spontaneita’ gestuale… lui ti faceva proprio rivivere in tutto e per tutto nei suoi vari discorsi, specie giu’ la bottega… tutte le sue avventure di Cacciatore… e l’ Arte stessa Venatoria… che lui aveva appreso direttamente dal suo Grande Maestro… lo Zio Bastiano… Si infiammavano tutti gli astanti, quando lo vedevano mimare le sue batture di caccia… con la sua voce possente e con i suoi gesti molto spettacolari… quando mimava con le grandi, scarnissime mani… prima la mira… e quindi… pum… pum… la “botta”… cioe’ lo sparo… o l’ irruenza dei cani che gli levavano il lepre… e di lui che a volte doveva fare proprio le contorsioni per poter tirare e uccidere il lepre… senza pero’ impallinare il cane… Era un autentico spettacolo a vederlo… e ancor piu’ spettacolo a sentirlo… a tener banco… specie tra cacciatori incalliti… sul tema della caccia. Ha sempre pero’ sportivamente riconosciuto lo Zio Bastiano, il suo grande Maestro… quale cacciatore piu’ grande e piu’ bravo di lui… e dal quale lui stesso aveva poi tutto imparato. Gli zii Amalia e Antonio hanno avuto due Figli: Camillo e Fernando. Entrambi, gia’ da giovani, andarono a lavorare a Roma nei ristoranti… e dove Camillo intraprese poi l’ attivita’ di Cucina… diventando ben presto un rinomato Chef li’ nella Capitale. Fernando, invece, scelse di occuparsi della Sala, cosa che lui tuttora fa con grande Amore e Passione… nel loro Ristorante di Famiglia, sempre a Roma, ai Parioli… Emilia: Penultima di ben undici figli, di cui nove sopravvissuti, la Zia Emilia e’ stata purtroppo la piu’ sfortunata della Famiglia… Sposata con Ugo Bellucci, che era un fervente partigiano… la Zia ha purtroppo vissuto una vita di paure, di ansie, d’ angoscia e di preoccupazioni, specie connesse all’ attivita’ politica del marito, che era un fervente attivista comunista… che tra l’ altro era solito dormire con la pistola sempre sotto il cuscino. I due coniugi hanno avuto due figli maschi: Luigi (detto Gigino), con il quale la Zia Emilia ebbe ad acquistare il proprio Padre, e Francesco, che pure era un arquisto della nostra Famiglia, e piu’ nello specifico era il bisnonno paterno di mia zia e anche di mio Padre… Gigino, pero’, era assai meglio conosciuto in paese come “il Moro” stanti i suoi capelli nerissimi e la carnagione olivastra, tipica della Famiglia del Padre… Gigino eredito’ ben presto dal Padre la passione politica di fervente Comunistra… tanto e’ vero che tipiche erano le sue “stroffette”… -- tutte e dico tutte politicamente ispirate -- che lui, generosissimo, gia’ da bambino di sette o otto anni… ben volentieri le cantava dovunque, in Paese… ci fossero anche poche persone disposte ad ascoltarlo… Anzi, quasi sempre erano le Persone stesse che dovunque lo vedevano… lo fermavano e gli chiedevano… “”’Mbe’ Gigi’… cantece ‘n po’ du’ Stroffette!...”” E lui – sempre generosissimo e solare -- improvvisava una specie di siparietto… generalmente piazzandosi sulla soglia di una porta… e recuperata in genere una lunga canna o in mancanza… un lungo Palo del Forno… improvvisava il suo spettacolo, in modo molto scenico e di sicura efficacia. Teneva, Gigino, il palo diritto… con la parte grossa che poggiava in terra, e la punta, invece, rivolta verso l’ alto… Quindi, agitando ritmicamente quel palo, a volte verso destra… e quindi verso sinistra a mo’ dei mantici di fisarmonica… allegro e spensierato lui cantava le sue belle stroffette… E cantava… cantava… e cantava… Gigino… generosissimo… come un usignolo, per il diletto di tutti i presenti. Tra le sue “Stroffette” piu’ tipiche, ricordiamo la prima, e quella in assoluto da lui preferita… e cioe’… “Per De Gasperi hai votato, e ora sei disoccupato… . Dajie da Be’ biondina… Dajie da Be’ bion-da’!... Oppure l’ altra: “Il Neguse da piccolo faceva l’ Aviatore… . Mancanza di benzina… pisciava sul Motore… . Bom-ba-rdie’… Arritirete che vva be’!... Francesco, invece, era di temperamento piu’ dolce… anzi… molto piu’ dolce… tipico della famiglia dei Morelli… La Zia Emilia, ebbe questa sua seconda gravidanza molto ma molto difficile e penosa, e che le produsse delle lesioni interne di carattere permanente. Lei poverina, sempre sola in casa, con il marito che era via per i lavori… con i due figli da accudire… e con le faccende dei campi che pure c’ erano da fare… cadde ben presto in una profonda depressione… dalla quale non si riebbe mai piu’. Mori’ purtroppo suicida ad appena trent’ anni d’ eta’ o poco piu’… lasciando la Famiglia nel lutto e nella disperazione piu’ cupa e piu’ profonda... E qui a soffrirne maggiormente fu proprio il piccolo Francesco, di otto anni appena… che dalla morte della Madre ne riporto’ un grosso trauma… che ne segno’ l’ esistenza per tutta la vita. Fortuna volle, comunque… che Gigino, il fratello, lo prese mate= rialmente sotto la sua protezione, e che gli fu sempre costantemente vicino, dapprima come il suo grande Maestro di Vita… e quindi anche dopo che Francesco parti’ emigrante alla volta dell’ Australia… Lo zio Ugo si rese ben presto conto di avere con la povera Zia molto sbagliato… pero’ imparo’ a sue spese la lezione… perche’ con la seconda Moglie… fu tutto e ben presto… differente musica!... I due fratelli, il giorno stesso della morte della Madre… vennero presi in casa dagli Zii e Zie della Famiglia Morelli. Gigino, infatti, ando’ a vivere con gli Zii Nenetto e Tomassa proprio davanti alla Chiesa. Francesco, invece, ando’ a vivere con gli Zii Ugo e Maria che abitavano li vicino, ad appena pochi passi di distanza. Cosi’ i due Fratelli erano sempre e comunque insieme… assai spesso invitati anche dagli altri Zie e Zii della Famiglia Morelli… che in cio’ tutti i membri della Famiglia si cimentarono in una vera e commovente gara… di umana solidarieta’. Veramente ammirevole, in questa infausta circostanza, fu lo slancio di umana solidarieta’della Carissima Maestra Adalina Rossi-Bertucci, Maestra anche di Gigino che allora frequentava la quinta elementare, e che era in classe con me… che invece ero in terza… Gran tanto anche la Maestra si adopero’, anche e soprattutto presso la Zia Teresa Scarinci, la Moglie dello Zio Gigetto Morelli… perche’ Gigino potesse continuare gli Studi ad indirizzo Professionale, che allora si chiamava Avviamento Industriale… Dopo gli Studi entrambi in Collegio, Francesco presso i Padri Benedettini di San Silvestro (Fabriano, AN) e Gigino presso quelli – sempre Benedettini - di Bassano di Sutri (ora Bassano Romano, VT ) Gigino trovo’ lavoro a Roma, dove poi si sposo’ con una ragazza del nostro Paese, la Adele Bucciarelli, dalla quale ebbe due Figli, una Femmina e un Maschio. A Roma Gigino visse poi fino all’ eta’ del pensionamento… Francesco, invece, all’ Istituto San Silvestro… prese ad indossare l’ abito talare del Seminarista “probando” , cioe’ in prova… verso la Carriera Religiosa. Fu allora, che Gigino con il Fratello dimostro’ tutta la sua grandezza di Fratello Maggiore… e di autentico Maestro di Vita. Voleva accertarsi personalmente, Gigino… che il Fratello avesse una ferma e convinta vocazione religiosa… e non gia’ che a questa lui fosse per cosi’ dire sospinto… o meglio trascinato dalla corrente del mondo “religioso” nel quale lui stesso viveva. Cosi’, Gigino… a come lui stesso mi riferi’ormai in eta’ abbondantemente adulta… volle mettere il Fratello alla prova… e testare direttamente se la sua era una autentica vocazione religiosa o meno… E cosi’ un giorno, Gigino porto’ suo Fratello a Roma, a pranzo a casa sua. Dopo il pranzo gli disse che alla sera lo avrebbe portato a Teatro, perche’ c’ era uno spettacolo bellissimo e anche molto interessante. Ma invece che a Teatro, Gigino lo porto’ in Via Veneto, in uno di quei tanti “Nights”che ci sono li’ nella zona… quelli de “La Dolce Vita”, tanto per intenderci… Spogliarelli e Donne Nude bellissime… Francesco ne resto’ talmente affascinato che ringrazio’ piu’ volte il Fratello per il bellissimo spettacolo… Al che Giginogli disse che… “visto che cosi’ tanto ti piacciono le Donne Nude… allora dovrai forse riflettere sul fatto che la Vita Religiosa… forse non e’ per Te…” Cosi’ Francesco, tornato in Collegio abbandono’ l’ abito di “Probando”, trasferendosi pero’ a Matelica, sempre presso i Padri Benedettini, questa volta pero’ come “esterno” per seguire un bel Corso di Studi Professionali ad indirizzo elettrotecnico… Al termine degli Studi, lui emigro’ in Australia, su richiesta del Governo Australiano, dove fu assunto come elettrotecnico nella Azienda Tramviaria di Sydney, come tecnico addetto al servizio manutenzione. In Australia, Francesco sposo’ una ragazza italiana, figlia di emigranti abruzzesi… ed ebbe tre figli: due femmine e un maschio ; sposate e con figli le femmine… e ancora “single” il maschio… Francesco, proprio sul posto di lavoro, fu colpito da un infarto fulminante e mori’ all’ eta’ di neanche 50 anni… Qualche anno dopo, proprio per la stessa identica patologia… ancora per infarto fulminante… mori’ anche il fratello maggiore Gigino, lui all’ eta’ di neanche 60 anni. Onorio Onorio (alias Norietto) Morelli e’ il piu’ piccolo della Famiglia, ed e’ – per giunta --anche mio Padre… Si disperava grandemente la Nonna Ottilia… -- a come poi mi riferi’, in assoluta e sincera credibilita’ la nostra carissima Amica e Vicina di Casa, la Elide Morelli -- quando ha saputo di essere rimasta incinta con questa ennesima gravidanza… Che al tempo non solo e non tanto si trattava pur sempre di una nuova bocca da sfamare… ma il problema maggiore – allora -- sembrava essere proprio… quello di poter trovare il Compare e la Comare per tenere il Bambino o la Bambina al Battesimo. Compare e Comare nell’ ambito di Parenti o di Amici che fossero anche abbastanza agiati dal punto di vista economico, da potersi poi prendere cura del Bambino o della Bambina… nel caso di necessita’… “Compare” (dal latino “cum Patre”) e “Comare” (dal latino “cum Matre”) nel senso vero e proprio di Padre e di Madre aggiuntivi… E fortissimi erano, nelle nostre Ataviche, Sante Civilta’ Contadine… i rapporti di Comparato e di Comarato che si venivano cosi’ ad istaurare… rapporti che invero erano tanto piu’ intensi e sentiti… proprio perche’ essi erano solo ed esclusivamente il frutto di un generoso anzi generosissimo Atto di Amore, e non gia’ supportato da alcun vincolo contrattuale… ma solo basato su un forte legame altamente affettivo… Un vero e proprio… spontaneo Atto di Amore!... La nostra carissima vicina di Casa, la Zia Carola… moglie dello Zio Giambattista (alias ‘l Zi’ Batisto) Morelli… quando ha sentito la Nonna disperarsi cosi’ tanto… con un improvviso atto di spontanea Generosita’… prontamente la rincuoro’ dicendole: “Mbe’, Zi’ Oti’… ‘n ve la piate per tanto poco… che da ‘sta’ Creatura -- maschio o femmina che sia – ve la tenemo a Batesimo io e Batisto!…” E’ stato, questo, un vero e proprio segno del Destino… si’ che la Nonna prontamente si rincuoro’ perche’ lei aveva ormai la certezza che il suo nascituro sarebbe poi nato… sotto i migliori Auspici… Gia’ “ con la Camicia”, per cosi’ dire… E cio’ non solo per aver trovato il Compare e la Comare praticamente fin da subito… ma anche perche’ questi due Coniugi avrebbero tenuto a Battesimo addirittura un loro nepote… il figlio di Luigi, un loro secondo Cugino… Si’ che poi… le nostre due Famiglie, gia’ legate da un bel vincolo parentelare e di buon vicinato… finirono con il rafforzare ancor piu’ i loro vincoli affettivi e di buon vicinato… si’ che le nostre due Famiglie, ora ancor piu’ vicine anche negli affetti… sono poi vissute sempre… come se fosse in simbiosi… mettendo praticamente in comune… tutto e dico tutto… quello che avevano!... Ma se mio Padre, all’ atto di venire al mondo… lui aveva gia’ pronti e da tempo il Compare e anche la Comare… cosa che non sempre capita… lui all’ atto di venire al mondo lui aveva pronto – e questa volta debbo proprio dire purtroppo – fin anche il nome… Ancora una volta una rivincita… una ennesima rivincita della Vita… sulla odiatissima Morte… Nei mesi addietro, infatti, era successo che un nepote di mia Nonna Ottilia, e cioe’ Onorio Filippini… figlio di suo fratello Tomasso… all’ eta’ di appena 16 anni ebbe a perdere la vita in una miniera di carbone della Pennsylvania, e cio’ solo dopo qualche mese dal suo arrivo in America… Per ironia della sorte, poi… ebbe a perderla proprio nello stesso giorno delle nozze di una delle sue sorelle, la Leonilde… affettuosamente detta “Nilda”. In quell’ infausta mattina, i Parenti e gli Amici – quasi forse presagendo qualcosa di brutto o di molto brutto – scongiurarono il giovane Onorio dallo scendere in miniera, dicendogli… “Oggi, Onorio, si sposa tua Sorella Nilda… non ci andare, oggi in miniera… Resta con noi che brindiamo alle nozze e alla felicita’ di tua Sorella… e facciamo una bella festicciola in suo Onore!...” Altamente ligio al suo dovere, anche per non apparire come un fannullone agli occhi dei suoi Datori di Lavoro… il giovane Onorio volle scendere comunque in miniera, assicurando pero’ i compagni che avrebbe poi festeggiato con loro al Pomeriggio, prendendosi cosi’ una mezza giornata di permesso. Ma poco dopo l’ inizio del turno di lavoro, in Miniera si verifico’ un crollo, e il giovane Onorio ed altri ne restarono uccisi sul colpo… La perdita del giovane Onorio, unico figlio maschio della Famiglia, assieme ad altre quattro o forse cinque Sorelle… fu per l’ intera Famiglia un grosso, anzi grossissimo trauma… perche’ con lui veniva meno la promessa e la speranza dell’ intera Famiglia… E fortemente sconvolta ne resto’ pure mia Nonna Ottilia, che al suo ultimo Figlio, venuto alla luce da li’ a poco… volle mettere lo stesso nome del suo sventurato Nepote, chiamandolo cosi’ Onorio… Nel 1930, il giorno 15 gennaio… mori’ il nonno Luigi, e mio Padre, appena all’ eta’ di 13 anni… si ritrovo’ ad essere il Capo Famiglia, e con sua anziana Madre a carico… Lo chiamavamo “Fortunello” a mio Padre… perche’ lui, grandissimo e tenace lavoratore… di Fortuna ne ha sempre avuta tanta… anzi tantissima… Non solo con il Compare e la Comare… che lui aveva gia’ pronti non solo ancor prima di nascere… ma addirittura gia’… fin dall’ indomani del suo Concepimento… E poi in Sardegna… nelle miniere di carbone… dove nel corso di quasi un ventennio per ben tre volte gli esplose il gas in miniera… il terribilissimo “grisu’”…e lui riusci’ sempre a raccontarla… anche se una volta… solo per il rotto della cuffia… Fortuna= tissimo, dico… perche’ tanti altri poveri sventurati… con lo scoppio del grisu’… ci lasciano addirittura la pelle… gia’ alla prima volta… Poi la fortuna con la sua Compagna di tutta una vita… cioe’ con mia Madre che lui sposo’ appena ventitreenne… e con lei che di anni ne aveva appena diciotto… Lei che, gia’ da bambina, ed a soli sette anni… era rimasta Orfana di Padre… Fortuna volle che lei aveva un Fratello, lo Zio Francesco, di almeno sei anni piu’ grande di lei…che l’ ha poi sempre protetta e difesa… e al quale mia Madre e’ poi stata sempre molto ma molto legata e riconoscente… Ma fortuna, il buon Norietto… l’ ha avuta poi e soprattutto in America… con la Sorella, la Zia Ubaldina che prima lo richiede… che poi garantisce per lui…e per tutta la sua Famiglia… con apposite fidejussioni bancarie in favore dello Stato Americano… e che quindi all’ arrivo… lo accoglie, assieme alla intera Famiglia… mettendogli a dispo= sizione non solo una confortevolissima abitazione di sua proprieta’… debitamente arredata e ammobiliata, con i letti rifatti… e anche con il capiente frigo… pieno di ogni ben di Dio… In America, mio Padre trova subito lavoro perche’ la nutrita Comunita’ di Italo-Americani… tutti parenti, amici o vicini di casa degli Zii gli trovano subito un bel lavoro nel settore delle Costruzioni e trovano subito lavoro, da Sarta, anche per mia Madre… Fortunatissimo poi nel gioco, specie della “bestia”… dove quando la posta si faceva davvero bella succulenta… tu ci potevi ben scommettere… che a lui gli veniva sempre l’ Asso di briscola… e che lui quindi giocava sul sicuro, perche’ aveva almeno la sua bella mano assicurata. Giocava di rimessa, lui… Sempre sulla difensiva… e non s’ ambuccava mai… Pero’ vinceva sempre… e noi tutti a incazzarci!... Fortunatissimo, infine, con la salute… perche’ e’ stato sempre bene… anche se verso i 75 anni ha dovuto fare una bella e impegnativa revisione generale al motore, o se vogliamo al padrone di Casa… cioe’ al cuore… Ma poi e’ andato sempre bene, anche se le forze con il tempo gli calavano… E’ cosi’ arrivato a 93 anni, festeggiando in salute il suo compleanno, quando alcuni giorni dopo… ha pensato che lui ormai era gia’ vissuto abbastanza… e che non era piu’ in grado di badare alla sua Donna, peraltro sofferente di Alzheimer… E il non piu’ poter pensare alla Sua Donna… alla amata Compagna di tutta una Vita… era proprio quello che lo angustiava di piu’.. Cosi’ non avendo piu’ alcun significativo stimolo per la vita, lui non ha voluto piu’ vivere… ha smesso di mangiare e si e’ quindi lasciato letteral= mente andare… E’ cosi’ vissuto ancora due mesi… e per appena altri due mesi e mezzo non e’ riuscito a festeggiare il 70esimo anniversario di Matrimonio… Ma ha battuto tutti i record di longevita’ nella Famiglia, battendo alla grande anche il record di longevita’ che appena qualche anno prima aveva fissato la sua sorella Barbara… E come gia’ detto, e’ stato sempre bene. Un gran bel traguardo, insomma!... 14. I Figli e i Discendenti del Patron Claudio Noi non abbiamo molte notizie sul mitico “Patron Claudio…” Sappiamo, dal suo pro-nipote Gian Carlo Morelli, che era nato nel 1833 e morto nel 1908. Sappiamo poi che aveva sposato la Coldagelli Girolama, dal quale matrimonio era nato poi Paolo e anche una o piu’ figlie femmine. Di lui non abbiamo poi altre notizie, se non quel triste, anzi tristissimo lamento funebre del povero Casengolo di Coldepicchio… che scendendo in Paese alla Villa per dare la notizia della morte del Patron Peppe… come peraltro gia’ sopra riportato… con chiunque lui incontrava si lamentava a gran voce nella sua tipica parlata Gubbina dicendo: “ Gente mia… currite… currite… E’ sucessa ‘nna grossa Disgrazia… … E’ morto ‘l Patron Peppe… e e’ ‘rmasto ‘l Patron Cleudio… che e’ tanto cati’o!...” Non solo da lui, quindi… ma anche da altre fonti della tradizione orale locale sappiamo che questo Patron Cleudio doveva essere un temperamento agevolmente irascibile o per meglio dire piuttosto “incazzoso” come si usa dire da noi. Amante comunque della Proprieta’, della Famiglia e della Casa, costrui’ pure lui – come gia’ sopra riferito -- la sua bella Casa in Piazza Padella, proprio difronte alla Casa atavica che fu anche dei suoi Genitori… ed accanto alla Nuova Casa del Fratello, il Patron Peppe… e che poi passera’ al Figlio, Luigi Morelli, cioe’ a mio Nonno, dopo di che passera’ a mio Padre e quindi ora a me… … Doveva essere anche lui… il Patron Claudio, un tipo molto orgoglioso… tanto e’ vero che sulla porta della sua Casa volle una Maesta’ di tutto rispetto che e’ ben visibile a tutt’oggi e recante l’ Anno della Costruzione, 1876 se ho letto bene… Al pian terreno, il Patron Claudio aveva una bella e capiente cantina con il canale, il pozzolo, il torchio, le botti, le bigonze, ‘l portarello, la ‘mbottatora… e in breve tutto l’ occorrente di cantina. Aveva poi, in parte, la stalla delle pecore… mentre il maiale lo teneva in un vecchio ed angusto stalletto davanti a casa, sul lato est… stalletto che i suoi pronipoti hanno poi fatto abbattere appena qualche anno fa, nel 2010 circa. Per evidenti motivi di spazio, ma anche di civico decoro… il Patron Claudio fu il primo dei Morelli a delocalizzare la stalla delle vacche… che lui trasferi’ appena sopra l’ aia nel posto dove ora si trova la Casa che fu poi del Nepote Morelli Claudio (Jr). La vecchia stalla fu fatta abbattere dallo Zio Claudino verso la meta’ degli anni ’60, quando su quello stesso lotto vi costrui’ la sua nuova casa, in vista del suo definitivo rientro dall’ America. Il Patron Claudio ebbe un solo figlio Maschio, di nome Paolo (alias Morelli Paolo “B” Senior) , nato nel 1868, che ando’ cosi’ ad arquistare il suo stesso Bis-nonno… cioe’ il Morelli Paolo “A”, Senior, Senior… cioe’ il Nonno di suo Padre… che poi, detto per inciso, questo Morelli Paolo “A” Senior, Senior… era anche il mio Trisavolo di ben sei generazioni, essemdo il Bis-nonno di Mio Nonno Luigi… Tornando comunque al Morelli Paolo “B” Senior (ovvero a ‘l Zi Paoletto)… io a lui l’ ho conosciuto molto bene, perche’ e’ morto verso il 1950 quando io avevo circa otto anni, ed ero alle elementari. Non era alto di statura lo Zio Paoletto… e io me lo ricordo come una persona veramente affabile e alla mano. Era completamente calvo… anche questo io me lo ricordo molto bene… Mi ricordo, in particolare, di lui questo episodio… con lui che spaccava dei grossi tronchi di quercia o di cerro che erano molto nodosi e che – poveretto – faceva una fatica bestiale ad alzare su quel grosso e pesante mazzo di robusto legno e a spaccare quei tronchi li’… con le zeppe e col mazzo… Mi spiegava, poveretto, che le zeppe… che erano di ferro e di legno, ed erano di varie grandezze… e inoltre che avevano diverse funzioni e anche diversi nomi… La piu’ piccoletta di tutte, che era di ferro… era pero’ la piu’ cattiva. Essa era chiamata la “ntaccatora”… perche’ veniva messa in testa al tronco, per intaccarlo ed aprire cosi’la crepa… dove verranno poi piantate le altre zeppe, sempre di ferro… e in ordine di grandezza… dalla piu’ piccola alla piu’ grande. In ultimo venivano quella o quelle di legno dette le “spaccatore”, quando il varco era gia’ abbondantemente aperto… e che servivano quindi per spaccare ben bene il tronco, e per i colpi finali… Trattandosi di un lavoro piuttosto pericoloso, quello di spaccare le legne… specie per me bambino che gli stavo li’ vicino… ‘l zi’ Paoletto molto amorevolmente mi prese allora per un braccio… e allontanandomi da lui, mi fece… “”…Va via, Cocco del Zio… perche’ e’ mejio a guarda’ da uno che caca… piutosto che da uno… che pacca le legne!...” “”Perche’ zi’ Paole’…” gli feci io… e lui…” Perche’ si te guardi da uno che caca… al massimo te senti la puzza… ma si te guardi da uno che pacca la legna… e jie ‘zzompa via ‘nna zeppa… si quella te chiappa… e’ capace che te mazza pure!... Va’ via… e scanzete da qua… cocco del Zio…” E cosi’ io gli ubbidii e mi allontanai di almeno una decina di metri… continuando a guardare ‘l Zi Paoletto dall’ altra parte della Strada Nova, e per l’ esattezza lo guardavo poi dalla meta, cioe’ dal mucchio delle legne… de la Nonna mia Caterina… ‘L Zi Paoletto… c’aveva anche una seconda capanna giu’ l’ aia…e lui li’ ci teneva la trebbia… o meglio “la machina da batte…” come la chiamavamo al tempo… Ma lu’ non c’ eva ‘l trattore… che ‘nvece ce l’ eva ‘l Por Neno de Brunetti, che de cognome pero’ feva Pellegrini… E alora ‘l Zi’ Paoletto e Neno feveno a soccio… Brunetti ce metteva ‘l trattore (che ‘l guidaveno soprattutto due dei fiji sua mezzani, cioe’ ‘l Por Peppe e ‘l Por Pasquale…) mentre ‘l Zi’Paoletto ce metteva ‘nvece la Machina da batte… ‘L Zi’ Paoletto sposo’ la Concetta Morelli, che era una delle Sorelle del Por Balduccio Morelli… Sorelle che erano addirittura sei in tutte, oltre ai due fratelli maschi che erano il Morelli Ubaldo (alias Balduccio) e il Morelli Luigi (alias Gigetto). A questo punto, pero’, io debbo dare atto a Gian Carlo Morelli, figlio di Federico e uno dei Pronipoti dello Zio Paoletto, che dalla Francia mi ha fatto gentilmente pervenire molte utili informazioni e documenti su questo ramo della Famiglia, permettendomi cosi’ di completare il quadro della famiglia e di poter sistemare al loro giusto posto, alcune tessere che sarebbero state altrimenti mancanti, o magari sistemate in modo erroneo. Concetta e Paolo ebbero almeno cinque figli: due Maschi e tre Femmine… che in ordine di nascita sono: Bartolomea (affettuosamente chiamata la Zi’ Mea…) che era la piu’ grande… Era nata nel 1898 E mori’ novantenne nel 1988. Lei sposo’ Carlo Morelli (alias ‘l Zi’ Carlo) che era figlio di Enrico, ed era quindi un suo cugino, ormai di quarto grado, come meglio indica la sequenza qui appresso: Luigi Morelli (“A” Senior, Senior) I I Paolo Morelli (“A” Senior, Senior) Tomasso Morelli (“A” Senior, Senior) I I Francesco Morelli (“A” Senior, Senior) Morelli Carlo (“A” Senior) I I Claudio Morelli (‘l Patron Claudio) Tomasso (alias Tomassino) (“A” Senior) I I Paolo Morelli (“A” Senior) Enrico Morelli I I Bartolomea Carlo Con Bartolomea, la mamma Concetta, ebbe certamente ad arquistare il suo stesso Padre, che pure si chiamava Bartolomeo Morelli… Ne ho avuto la conferma piu’ tardi, dal suo pro-nipote Gian Carlo Morelli. Ma la figura di quel Bartolomeo Morelli io l’ avevo potuta teorizzare gia’ da prima, partendo da una semplice ipotesi di lavoro, se e’ vero che anche il fratello di Concetta, cioe’ ‘l Por Balduccio arquisto’ pure lui il comune Padre, chiamando Bartolomeo il suo stesso figlio primogenito… che poi sara’ il Dottor Bartolomeo Morelli (alias “Romeo” o “Meo”) lo storico Medico Condotto di Costacciaro. ‘l Zi Carlo e la Zi’ Mea… miei vicini, anzi vicinissimi di casa… ebbero tre figli Figli: 1. Ines (detta Inese) che poi ando’ in Sposa a Salvatore Cherubini, detto Salvatore d’ Alfredo…che della sua mogliettina era veramente super-innamoratissimo… I due Sposi, dopo alcuni mesi trascorsi in casa di lei, in quel di Piazza Padella… si sono poi trasferiti in casa di Salvatore, giu’ ‘l Ponte del Fosso… dove per diversi anni vissero gestendo la Bottega di Famiglia (Generi Alimentari, Bar e Tabacchi). Ma quando i loro figli giunsero all’ eta’ delle Scuole medie e superiori, la loro famiglia si trasferi’ a Roma, dove gia’ viveva il Fratello di Salvatore, Don Sante Cherubini che era un alto funzionario alla Segreteria di Stato del Vaticano. A Roma Salvatore prese in gestione un Garage li’ in citta’… tenendo pero’ regolari e frequenti contatti con il Paese di Villa, dove veniva spesso e volentieri, insieme con la Famiglia… con la loro bella e super molleggiatissima Citroen DS degli anni ‘60 2 Federico: che gia’ da giovane ando’ a lavorare in Francia, in un alto forno nei pressi di Metz. Federico poi sposo’ la Palmina Andreoli, una ragazza del vicino paese di Lanciafame. In Francia, Federico e Palmina hanno avuto, tre figli: Gian Carla, nata nell’ Aprile 1957 che pero’ e’ vissuta solo tre mesi, ed e’ morta a luglio dello stesso anno. Con questa bambina, il padre Federico ha inteso arquistare il proprio Padre, lo Zio Carlo, appunto. Gian Carlo, che e’ il mio gentile informatore sulla famiglia di cui parlavo qui sopra e che io qui torno a ringraziare pubblicamente. Gian Carlo, con il quale veniva acquistata la sorella morta in tenera eta’, vive in Francia, nella regione della Lorena… dove pure vive una nutrita Comunita’ di nostri Connazionali emigrati cola’ soprattutto nel dopo-guerra.. Anita, che e’ la figlia piu’ piccola e che vive pure lei in Francia. Federico e Palmina, fino alla morte di lui… hanno sempre mantenuto uno stretto legame con il paese di Villa… e con il loro splendido orticello, proprio li’ appena fuori casa… e dove cresceva proprio ogni ben di Dio…Un vero e proprio spettacolo… proprio li’, sempre sotto ai miei occhi… proprio li’, davanti alla mia casa natale… 3. Iride… Federico aveva anche una sorella gemella, di nome Iride… che pero’ visse per solo pochi mesi. E’ interessante, a questo punto costatare come quella piccola Creatura sia stata poi prontamente “arquistata” dalla sua Cuginetta, la Lisandrelli Iride, perche’ quest’ ultima… figlia della Morelli Palmina, sorella dello zio Carlo, e sposata Lisandrelli… doveva quindi essere una rivincita della Vita contro la odiatissima Morte… con il riacquisto della Cuginetta morta alcuni mesi prima… e della quale, quindi, con assai maggior fortuna… ne ha riacquistato il nome e la memoria… Questo dico perche’ la Lisandrelli Iride, pure mia Parentina, ancorche’ piuttosto alla lontana…fu Sposa e Madre Felice… sempre bella, allegra e sorridente… A lei ed al suo Sposo Gigino (al secolo Righi Luigi), io… da giovane chierichetto… ho avuto il piacere di servire la loro Messa di Matrimonio… Pietro (detto Pietrino) era nato nel 1901 e mori’ se non erro negli anni ’80. Lui aveva un bel Nome d’ Arte: “Scatizza”… perche’ a lui gli piaceva stuzzicare sempre le persone – sempre bonariamente, s’ intende - specie i giovani del vicinato… E cosi’ lui un bel giorno… vedendo mio fratello Sandro, allora ragazzino de manco 10 anni, che era gito a pijia’ ‘n fiasco d’ acqua giu’ la fonte lagiu’… je fa: “Oh Sa’… cocco del Zio… vede che quel fiasco te s’ e’ proprio taccato da le mane!…” Il primo istinto di Sandro… e’ stato allora quello di mollare la presa per liberare le mani…e vedere se proprio gli si erano attaccate al fiasco… ma quando lui si e’ reso conto che mollando la presa e liberando il fiasco questo sarebbe caduto in terra e si sarebbe rotto in mille pezzi… e’ ritornato sui suoi passi… e allo Zio Pietrino gli fa… “Oh Zi, Scati’… cocco… ‘n ve ce mettete pure Vo’!...” Un’ altra volta, lo Zio Pietrino… arniva su dal campo pe’ la strada de Fornibocca Co ‘n bel fascetto d’ erba pe i coniji… E alora lu…‘ncontra Paolino ‘l nipote e je fa… “Oh Pa’… vede che piu’ ‘n giu’, da piedi a Fornibocca… c’ e’ ‘nna grossa serpe morta… che l’ ha mazzata stamatina Ugo de Martelino… Pijia un bastone, pijia da que la serpe… e portela su ‘n casa… su da mammeta e mettejiela ‘n te ‘l letto!…” Ereno circa le quattro del doppo pranzo… de ‘nna calda giornata d’ istate… e Paolino, con la Gavetta del Patre de quann’ era militare… giva a porta’ da magna’ ‘l pan mollo da i pulcini che lu c’ eva co la Chioccia dapiedi a Campodonnico… do’ eveno appena metuto… e la Chioccia e i pulcini arcojieveno i acinelli del grano che ereno caduti per terra… Paolino va giu’… guerna i pulcini, ‘ppo’… quanno arvene su… co ‘n du’ bastoni che Lu eva arcapezzato ‘n giro… pia da que la serpe… e va su’…sun casa… La Matre, la Zi Livia… che steva a fa le facende… cantava che bona je ne giva… e quanno lu, aperta la porta, se presenta da la Matre con que la grossa serpe sun quei du’ bastoni e je dice: “Guarda Ma’…che t’ ho arportato…” la Zi’ Livia, poretta… se volta de scatto… e fa ‘n grosso strillo da la paura… che a momenti je pia qualche acidente… Paolino alora scappa via… ma la Matre che alora era giovine e de poco piu’ de trent’ anni… je fa la caccia co’ ‘nna bella roccia…’l chiappa… eppo’ ‘l crocchia propio ben bene… Je fa ‘ppo’ arpia’ que la serpe sun du’ bastoni… e lu davanti co sta serpe… e lia ghietro co ‘sta bella roccia… l’ acompagna giu’ fin da piedi a Fornibocca. Li’ Paolino armette giu’ la serpe… proprio do’ l’ eva mazzata Martelino… Terzo e ultimo caso… Stavolta con Felice nostro, che era alora un fiarello de sette o otto anni… Sandro e la Clara – cioe’ mi Fratello e mi Cognata -- ereno da poco arnuti da l’ America… e nialtri stevamo ‘nsieme… tutti giu’ ‘n casa sua… ‘L Zi Pietrino che era giu’ l’ ara… vede Felice e je chiede do era ‘l Zieso Sandro… E Felice je risponde che era sul letto che dormiva… E alora l’ Zi’ Scatizza je fa… “Mbe’ Feli’… pia sto bastone, va la’… vallo a svejia’… e daielo ‘n te’ i ceppi de l’ orecchie… E si qualcuno te dice qualcosa… te dijie pure che te l’ ho itto io!…” Generoso, burlone, sempre servizievole e disponibile con tutti… ma all’ occorrenza anche irascibile “…quanno je piaveno i cinque minuti…” lui ha tutto ripreso, nel bene e nel meno bene… dal suo nonno Claudio. Ben tutt’ altra pasta, invece…da suo Padre, lo Zio Paoletto… Lo Zio Pietrino aveva sposato una donna del Purello, ma quel matrimonio duro’ piuttosto poco, con la moglie che e’ poi ritornata a casa sua. Lo zio allora trovo’ una seconda Donna, la Zia Iolanda, che era della Famiglia dei Vivani… Lei era una Donna veramente eccezionale in tutto e per tutto… E a me, lei… poveretta… chissa quante botte mi ha risparmiato!... Di lei, infatti… mia Madre che era molto piu’ giovane e manesca… aveva molto rispetto e soggezione… e cosi’ la Zia Iolanda la sgridava sempre quando vedeva che la Mamma ci menava… non solo a me… ma anche a tutti noialtri figli… Gli zii Iolanda e Pietrino hanno avuto un solo Figlio, Gianfranco (detto Franco)… pure lui molto affabile e parentevole… che pero’, per comprensibili motivi di opportunita’, porta il cognome della Madre, fa cioe’ Vivani di Cognome…… Giuseppa (detta Peppa). Era nata nel 1904. Con lei lo zio Paoletto volle riacquistare il mio bisnonno, il mitico Patron Peppe, che era il fratello maggiore di suo Padre, il gia’ piu’ volte citato Patron Claudio… Giuseppa ebbe a sposare un suo Cugino, ormai di quarto grado, di nome Duilio… che era figlio di Igino. Sara’ qui utile ricordare che il citato Igino, assieme ad Enrico, padre dello zio Carlo, ed allo Zio Giambattista (alias ‘l zi’ Batisto) erano fratelli, inquanto tutti e tre figli di Tomassino Morelli, pure lui gia’ piu’ volte citato in questo lavoro. Giuseppa ebbe un solo figlio, Secondo, che per anni visse pure alla Villa, sopra la Flaminia, nella Casa che sara’ poi dei Berettoni. Giuseppa mori’ purtroppo durante il parto del suo unico figlio per una complicanza dovuta ad un attacco di appendicite. Anna (affettuosamente chiamata Annina…) Lei era la quarta in ordine di nascita… ed era nata nel 1907. Da giovane, una gran bella ragazza… e fu apprezzata e vagheggiata da diversi pretendenti. Con la Zia Annina eravamo molto in confidenza, proprio perche’ tra l’ altro eravamo anche confinanti di casa, e la porta della sua stalla delle pecore… era proprio da piedi alle nostre scale di casa… si’ che le sue pecore erano solite leccare a gara i mattoni delle spallette della porta della sua stalla… come anche quelli delle nostre scale di casa per il loro abbondante contenuto di sale o salnitro… di cui quelle pecore erano particolarmente ghiotte… Lei viveva da sola, in alcuni locali che gli aveva messo a disposizione il fratello Pietro ed era una donna laboriosissima, che andava sempre ben volentieri ad opre con chiunque glielo chiedesse… Lei, da giovane, come gia’ detto… era una ragazza bellissima… anzi davvero stupenda… pero’ non si era mai sposata… E cio’ non certo perche’ le fossero mancati i pretendenti… bensi’ per l’ imbarazzo della scelta… Si che cosi’ lei ha finito con il non scegliere… restando cosi’ da sola… Lei ci raccontava che il primo ragazzo che la domando’ era un bel ragazzo… che a lei pure piaceva… ”ma io ero una donna molto ambiziosa… e cercavo di averne uno migliore…” mi racconto’… “Un bel giorno – posegui’ lei – mi capito’ effettivamente un ragazzo molto piu’ bello… ma io, sempre pensando di poter fare di meglio ancora… dissi di no pure a lui… Non l’ avessi mai fatto…” soggiunse lei, molto amaramente!… “Il terzo giovane che mi capito’ – e’ sempre la Zia Annina a parlare – era piu’ o meno bello come il primo… ma per me fu una delusione… e cosi’ io dissi di no pure a lui…” “”Quella delusione mi fece pero’ riflettere – prosegui’ la Zia – perche’ a quel punto io avevo ormai deciso… che se mi fosse capitato un altro ragazzo, bello come il secondo… gli avrei detto subito di si’… e non me lo sarei lasciato certo scappare… “”Il quarto ragazzo…era il meno bello di tutti -- prosegui’ Lei – e fu a quel punto che io cominciai veramente a preoccuparmi… Si che a quel punto io ridussi ulteriormente le mie pretese… e avrei ben volentieri detto di si’… anche ad un ragazzo che fosse stato bello come il terzo!..” “Ma il quinto ed ultimo ragazzo che mi si presento’… era veramente il peggiore di tutti… e fu solo allora che io capii… che per me, da quel lato li’, era ormai finita… E che quindi io non mi sarei mai piu’ sposata…” Fu questo il suo triste sfogo! Claudio (affettuosamente chiamato Claudino), era il quinto e ultimo figlio. Cosi’ chiamato per arquistare il suo Nonno… il mitico Patron Claudio. In vista della sua Famiglia che cresceva pure lei – anche se ad un ritmo molto minore rispetto a quella del nostro ramo dei Morelli -- il Padre, lo zio Paoletto, penso’ bene -- come si usava allora, almeno per tutti i Figli maschi – di comprare una bella casa pure a lui… Essendo pero’ del tutto satura la zona di Piazza Padella… lo Zio Paoletto al suo ultimo Figlio… gli trovo’ una bella e comoda casa sull’ Oppiello… con un vicino orto, verso le Piagge… A lui poi tocco’ la Stalla delle Vacche che fu al tempo di suo Nonno ed anche di suo Padre… come pure gli tocco’ anche un altro bel pezzo d’ orto… con il galinaro annesso… L’ Aia mattonata, invece, dove si riportavano i grani e dove si facevano i barconi e dove si trebbiava… era ancora quella del Patron Peppe e del Patron Claudio che… anche se gia’ da allora catastalmente divisa in due distinti mappali… per la trebbiatura ci si metteva d’ accordo e l’ utilizzazione della intera aia mattonata era in pratica una utilizzazione comune. L’ aia mattonata, infatti, consentiva una migliore e piu’ attenta gestione del grano, della trebbiatura, e soprattutto una migliore raccolta del grano che durante la trebbiatura stessa cadeva accidentalmente in terra, in maggiore od in minor misura… solo che, cadendo sulla superficie mattonata, esso non si mescolava mai con la terra o la ghiaia, restando cosi’ sempre e immancabilmente pulito… e molto piu’ agevole anche da raccogliere. Sposato con la Pellegrini Livia, una delle figlie di Nazzareno (alias Neno, e nome d’ arte “Brunetti”), la Zia Livia era nata in America, a Jessup Pennsylvania… ed era quindi di diritto Cittadina Americana. I due Coniugi, Claudio e Livia hanno avuto un solo figlio, che chiamarono Paolo…(B) in cio’ arquistando il suo nonno paterno, il caro e amatissimo Zio Paoletto. Dopo diversi anni di lavoro trascorsi dallo Zio Claudio anche lui in miniera… la Zia Livia, visto che aveva ancora dei familiari in America, tra cui il suo fratello piu’ grande, Feliciano…(che abitava in Pennsylvania e che io poi ho pure personalmente conosciuto)…la Zia Livia - approfittando della sua Cittadinanza Americana -- ha deciso di emigrare in America, portando con lei il Figlio Paolo… e quindi da la’ha poi potuto richiedere il marito Claudio, che e’ cosi’ potuto partire pure lui, alcuni mesi dopo. Dopo una decina di anni trascorsi in America, gli zii decisero di costruirsi una bella casa alla Villa, in vista di un loro ritiro in Paese, dopo il pensionamento. E cosi’, piuttosto che spendere dei bei soldi per riattare la casa dell’ Oppiello… che pero’ non era sufficientemente grande per poter ospitare anche il Figlio Paolo, gli Zii decisero di far abbattere la vecchia Stalla delle Vacche, che avevano ereditato dallo Zio Paoletto… e di costruirvi al suo posto una bella e confortevole casa, a due appartamenti. Gli zii, poi, al momento del loro pensionamento, si ritirarono effettivamente al Paese… ma il figlio Paolo resto’ invece in America dove nel frattempo si era sposato ed aveva avuto due figlie… Di Paolo, io ho gia’ abbondantemente riferito piu’ sopra, parlando di suo Zio Pietrino e della Serpe… anche se il buon Paolino, per il suo temperamento vivido ed esuberante… era proprio tutta una filosofia… sempre brillante e carico di iniziative… Si che lui – li’ in Paese - e’ sempre stato un importante punto di riferimento… per l’ intera comunita’ di noi tutti giovani… giovincelli… e perche’ no… anche giovinastri… compresi quelli di noi… che erano i piu’ discoli… Tregge, bocce, birocci, piastre, carriole, cerchi e manda- cerchi… ruote di legno per le carriole, e sempre per le carriole… brache di legno, le sale (che poi sarebbero gli assi), completi a volte dei coscinetti a sfera… tappetti… ossi di pesca per giocare a fila o a castelletti… monetine dei tempi del Fascio per fare a “battemuro”… le “sbraciatore”… che poi erano delle piastre di pietra che lui cercava nel Fosso delle Fontanelle… e poi fin anche il carburo per le bombe, carburo che lui sottraeva regolarmente al padre minatore… Tutto, immancabilmente tutto… compreso “miele e merda”, il suo ultimo intruglio… tutto e dico tutto… tutto lui ti vendeva… il buon Paolino… 15. Il Ramo Cadetto dei “Balducci” e la sua successiva Suddivisione Noi abbiamo gia’ visto, nei precedenti capitoli, che al Morelli Luigi (A – Senior, Senior), il Capostipite della Famiglia, sono stati a succedergli i figli Paolo e Tomasso. E abbiamo anche visto che, a succedere a Paolo, sono stati i figli Francesco e Ubaldo. Abbiamo poi anche visto la progenie di Francesco, pero’ adesso ci resta da vedere quella di Ubaldo. Orbene, l’ altro figlio del Morelli Paolo (“A” – Senior, Senior)… era Ubaldo (B – Senior), dal quale e’ poi derivato il Ramo dei cosidetti “Balducci”… il cui rappresentante piu’ in vista, come vedremo qui sotto, sara’ l’ Ubaldo (“B” – alias Balduccio Morelli). Grande, anzi grandissimo devoto di Sant’ Ubaldo di Gubbio… verso la quale citta’ lo conducevano anche degli altri affetti di carattere famigliare (con ormai una buona meta’ della sua famiglia di origine trasferita in piu’ e piu’ riprese proprio nell’ Eugubino…) e’ quanto mai evidente che Paolo, con questo suo secondo figlio, Ubaldo… volesse mirare soprattutto alla commercializzazione dei suoi prodotti da e per l’ Eugubino, mentre il suo figlio maggiore - Francesco - evidentemente curava e incrementava l’ attivita’ agricola, e la coltivazione delle terre, oltre all’ attivita’ pastorale. Mai altra mossa fu di questa piu’ azzeccata… perche’ i commerci dovettero fiorire veramente alla grande, se e’ vero che quest’ ultimo figlio, Ubaldo (“B” – Senior), sara’ poi il Capostipite del ramo dei cosidetti “Balducci”… il ramo cadetto della Famiglia del Morelli Paolo. Piu’ avanti, in questo stesso capitolo, si parlera’ diffusamente dei vari Membri di questo ramo. E’ comunque un dato di fatto indiscusso che, anche nel suo Ramo Cadetto, la Famiglia dei Morelli cosidetti “Balducci”… non solo si collocano nell’ Alveo della Famiglia, ma la Famiglia stessa la fanno non solo crescere, ma anche prosperare alla grande; in cio’ consolidando la posizione della Famiglia stessa come l’ indiscusso polo di riferimento per tutto il Paese. Mi autorizza pienamente, a questa supposizione, il fatto che lo Zio Gigetto (del ramo dei Balducci), si chiamava anche lui “Luigi Morelli” (“B”) certamente in onore e pure lui discendente dal Capostipite mio Trisavolo, pero’, per lui di sesta generazione; in cio’ lui stesso rivendicando una sua propria legittimazione… come il prosecutore, anche lui, della figura e dell’ Opera del suo stesso Grande e Illustre Antenato. Prosecuzione della Tradizione di Famiglia che si estrinseca anche nel forte attaccamento dei “Balducci” alla Casa Atavica, alla quale non solo non vogliono rinunciare… ma ne vogliono addirittura un pezzo… quale emblema e simbolo dell’ appartenenza alla Famiglia… e quale legittimazione del proprio “status” anche sociale… nell’ arco di piu’ generazioni . Se cosi’ non fosse, mi risulterebbe a dir poco quanto mai problematica la divisione della Casa ancestrale di Piazza Padella, e giustificare altresi’ l’ esistenza del gia’ citato “Cammerone de la Zi’ Teresa”. Ma ancor piu’ problematico mi risulterebbe poter raccordare il ramo cadetto dei “Balducci” a quello principale della linea ex-Morelli Paolo. Piu’ avanti, in questo come anche nel prossmo capitolo sui “Balducci” verra’ debitamente chiarito che la ‘Zi’ Teresa (alias Teresa Scarinci di Campitello di Scheggia) era la Consorte dello zio “Gigetto” Morelli. E cosi’, il problema del “Cammerone” mi viene ad essere agevolmente risolto, col fatto che, mentre Tomasso doveva essere andato subito a vivere nella Casa piu’ a Sud, quella che ora e’ di Pietro di Capodacqua… il fratello Paolo, assieme ai due Figli, Francesco e Ubaldo dovettero tutti per qualche tempo restare a vivere nella Casa Paterna… finche’ i loro figli divenuti grandi e magari anche con Famiglia, non decisero di costruirsi le loro stesse case, come si vedra’ piu’ oltre. Ma oltre ai figli maschi, il mio trisavolo Luigi Morelli (“A” – Senior, Senior) dovette avere anche una o piu’ figlie femmine, il cui nome anche qui… noi non conosciamo… ma di cui vivida, solida e imponente… ci resta a tutt’ oggi la traccia… in quel di “Piazza Padella”… di una di queste Figlie femmine. E cioe’ la Casa dei Rughi, proprio attaccata a quella nostra Atavica di Piazza Padella. Si e’ cosi’ gia’ parlato, nei precedenti capitoli, di questa Sposetta Bella nr. 1 – Morelli, andata in sposa ad un Rampollo dei Rughi dell’ Oppiello. E cio’ con gli amorevoli Genitori di Casa Morelli, che quindi fanno costruire, per la loro Figliola… una Casa proprio attaccata alla loro. In simil guisa, una o forse due generazioni piu’ tardi, una seconda Figliola di Casa Morelli… dovette portare alla costruzione, in quel di Piazza Padella, della famosa “Casa Rotonda” o per dir meglio “La Ritonda” come la si chiamava anticamente. Questa Donna – che noi abbiamo chiamato la Sposetta Bella nr. 2 – Morelli -- deve aver sposato uno dei Bucciarelli dell’ Oppiello… per cui i suoi Fratelli, verosimilmente Paolo e Tomasso… dovettero costruire per Lei… proprio accanto alla loro… la Casa Rotonda… proprio per stare tutti vicini, e cioe’ i due Fratelli piu’ la Sorella. E cio’ oltre alla loro zia gia’ maritata Rughi, ovvero ai suoi discendenti. E cosi’, mentre le case di due dei Fratelli, almeno inizialmente, erano addirittura comunicanti… quella della loro Sorella era proprio li’ di fronte, con i balconi e le finestre proprio di rimpetto; e cio’ non solo per una piu’ vicina e piu’ agevole comunicazione… ma per mantenre viva e intatta la comunione – anche spirituale – con la famiglia di origine… Anche qui con relativa, aia ed orto…verso sud… dove verranno poi realizzate, nelle generazioni successive, le altre tre case dei Bucciarelli… Quella delle Case, anche alle nostre Donne di Casa Morelli e’ una tradizione che doveva gia’ essere ben viva e consolidata nel tempo, e cio’ per quanto riguarda anche altre Famiglie dell’ Oppiello… dove pero’ a voler andare a speculare cosi’ tanto a ritroso… potrebbe forse costituire una sorta di demenziale follia… e pertanto, noi, qui… ce ne asteniamo! Ma noi siamo pur sempre a questa supposizione pienamente autorizzati… seguendo il solco scavato da questa nostra famiglia, di lontane e lontanissime origini di Pastori Maremmani… dalle secolari tradizioni, che si sono formate in una sorta di lenta evoluzione, e che si sono poi consolidate nel tempo… Tradizioni che poi continueranno anche in epoca per noi storica… con il mio bisnonno, il Patron Peppe … e quindi anche con il piu’ piccolo dei suoi Figli, mio Nonno Luigi… che alla Morelli Barbara che era una delle sue Sorelle… comprera’ la casa che sara’ poi di Schico…mentre all’ altra Sorella, la Filomena… comprera’ o riadattera’ la Casa dietro la Chiesa… Per lungo tempo si era poi pensato ad una terza ed ultima Sorella di mio Nonno, della quale neanche io ho mai saputo il nome, e che sarebbe invece andata Sposa ad uno dei Rosati della Costa, e che sarebbe poi diventata la Mamma dello Zio Vincenzo Rosati… Le mie ulteriori verifiche e ricerche su questa presunta figura femminile… mi hanno pero’ portato ad escluderne in toto l’ esistenza, avendo io stesso potuto appurare e dimostrare, in uno dei precedenti capitoli, dal titolo “Le Figlie Femmine del Patron Peppe…” che la nostra parentela con lo Zio Vincenzo Rosati si era invece prodotta per ben altra via, e cioe’ per via dei Filippini della Costa, la Famiglia di mia Nonna Ottilia… Questa consolidata tradizione di Casa Morelli, di fornire l’ abitazione, in caso di necessita’, anche alle figlie femmine – anche sull’ altro versante, quello cioe’ dei “Balducci” -- continua e prospera… anche qui piu’ solida e vivida che mai… Sta comunque di fatto che, gia’ con i Nepoti del Capostipite Morelli Luigi (“A” – Senior, Senior), vi fu una vera e propria esplosione demografica che si ebbe nell’ ambito delle Famiglie Morelli; e cio’ non solo con i figli e i discendenti di Paolo Morelli (“A”, Senior, Senior) e di Tommaso (A – Senior, Senior) i Figli del predetto Luigi… ma anche e soprattutto con i discendenti di Paolo… e cioe’ quelli dei di lui Figli, Francesco e Ubaldo. Non ho notizia alcuna di altre eventuali figlie femmine, che con tutta probabilita’ pure vi furono nella Famiglia, ma che cambiando il Cognome a seguito del matrimonio… di loro le tracce o si perdono… o comunque sono assai piu’ labili e quindi ben piu’ difficili da seguire. Per una agevole visualizzazione di questi primi Membri della Famiglia, invito a consultare il QUADRO “A1” qui in Appendice, dove le eventuali Figlie femmine sono indicate con (???). Per semplicita’ espositiva, e per non interferire con la situazione, gia’ molto complessa e articolata, del ramo principale dei Morelli, noi abbiamo lasciato provvisoriamente da parte il ramo cadetto dei “Balducci”, i cui primi rappresentanti, figli di Ubaldo (“B” – Senior) pure figurano nel predetto QUADRO A1, e la cui discendenza ci risulta essere la seguente: Ubaldo ebbe a sposare la Coldagelli Catterina, dalla quale dovette avere almeno due figli maschi, e magari anche una figlia femmina. I maschi furono: Bartolomeo (“B” – Senior) : nato nel 1823 e morto nel 1894. Lui doveva essere il Primogenito, e il suo nome ci riporta chiaramente in quel di San Bartolomeo di Burano, e per estensione al buranese in genere… Qui in decenni e decenni pregressi, magari anche di un secolo o piu’… si era gia’ trasferito almeno un ramo della Famiglia, le cui vestigia comunque ci ricompaiono chiare e possenti nei Morelli dell’ Eugubino, dei quali pure si parlera’ piu’ oltre… Bartolomeo ebbe a sposare la Righi Teresa, che era nata nel 1842 e morta nel 1901. Lei era figlia di Rigo (o meglio: Righi) Tomasso (1778-1868) e di Piccini Francesca. Dal loro matrimonio nacquero due figli maschi e cioe’: Ubaldo (alias “Balduccio” ) e Luigi (alias “Gigetto”) e ben sei figlie femmine come segue: Tommasa, Caterina, Assunta, Concetta, Francesca, e Maria. Il Morelli Prete: Doveva verosimilmente essere il Secondogenito della Famiglia; ma lui comunque altrettanto importante sara’ nella Storia e nell’ Economia dei cosidetti “Balducci” e cio’ specie per le sue ben evidenti connessioni in ambito ecclesiale, e delle quali sono evidenti e consequenziali… le vistose acquisizioni territoriali, specie quelle connesse all’ acquisizione di almeno uno dei due Poderi del “Palazzo”,e per l’ esattezza quella che passera’ poi al nepote Luigi (B – alias Gigetto) Morelli. Purtroppo, alla morte del Prete Morelli… tanta e tanta bella roba deve essere andata irrimediabilmente distrutta o dispersa chissa' dove... Mi riferisco soprattutto alla bella e interessante sua Biblioteca, che alla sua morte... tutti i suoi libri sono passati al suo Nepote, lo Zio Gigetto... che pero', quei poveri libri… li aveva messi in alcune cassette e messi giu’ in un fondo. Senonche’ alcuni anni dopo la morte di quest’ ultimo… io – Che nel frattempo ero appena ritornato dall’ Amrica -- mi ritrovo queste cassette messe fuori, lungo il muro di casa… per farle portar via dagli spazzini... Con la mia innata passione Umanistica, e cio’ per quanto riguarda l’ Uomo e le sue vicende… i libri hanno sempre costituito per me un’ attrattiva tutta particolare… Ma quel giorno c’ e’ proprio stata – per me – come se fosse… una vera e propria coltellata al Cuore… che non ti lascia scampo… E cosi’ io vidi tutti quei Poveri Libri carichi di polvere e di ragnatele... Un vero pianto, credetemi... Io allora ero poco piu’ che ventenne… ed ero appena tornato dall' America e abitavo da mio zio Nenetto, proprio davanti alla Chiesa... Avrei voluto prendermeli tutti io, quei libri… ma non sapevo proprio dove metterli… che non potevo certo andare ad intasare la casa, gia’ piccola… degli zii… E cosi’ di tutto quel ben di Dio… ancorche’ ridotto in assai misero stato… io ho potuto salvare solo un Bel Vecchio Libro di Storia elegantemente rilegato: Autore Ercole Ricotti – Breve Storia d' Europa e specialmente d’ Italia - Coeditori G. B. PARAVIA e Comp Torino e V. MAISNER e Comp Milano - Novembre 1879… Libro che io stesso ancora gelosamente conservo… nella mia Biblioteca!... Angela (o Mariangela): La cui figura, qui, e’ una creazione puramente teorica, perche’ non si basa su di una persona che sia in effetti realmente esistita… bensi’ su di una persona che non solo si presume che sia realmente esistita, ma che deve essere stata di una tanto forte e possente personalita’… da lasciare un forte segno e anche ben indelebile nel tempo, se e’ vero che questa splendida Creatura di Donna… lascera’ poi quella forte impronta nella Famiglia, tanto da giustificare i suoi diversi riacquisti. Il “fratello” del Morelli Ubaldo… In un elenco aggiornato dei Membri dell’ Universita’ degli Uomini Originari di Costacciaro, risalente a verso il 1840… si parla di due distinti Ceppi dei Morelli, e cioe’ il ceppo del Morelli Giuseppe e Figli… che e’ quindi con certezza quello del mitico “Patron Peppe”, che pero’ doveva nei fatti ricomprendere anche il ramo collaterale del Patron Claudio – essendo comunque assodato e assolutamente fuori discussione -- che anche lo Zio Paoletto era uno storico Condomino della Montagna… Vi si parla poi di un secondo Ceppo denominato Morelli Ubaldo e Fratello… Orbene, secondo la mia ricostruzione (Vedasi il Quadro A1 qui in Appendice) il fratello di Morelli Ubaldo era il Morelli Francesco, cioe’ il Padre del Patron Peppe e del Patron Claudio, la cui affiliazione all’ Universita’ ci e’ comunque gia’ documentata dal primo ceppo, quello cioe’ del “Morelli Giuseppe e Figli”. Io sono comunque convinto che data la finalita’ prevalentemente “pratica” ed “utilitaristica” di questi elenchi – verosimilmente da usare per le convocazioni assembleari e per le stesse assegnazioni delle “parti” in occasione del taglio dei boschi… il valore di questi elenchi doveva essere prevalentemente di tipo “indicativo” e che quindi non costituiva “titolo giuridico” alla comproprieta’ della montagna. Stante questa diversa luce, di tipo “indicativo” quindi, e non gia’ di vero e proprio “titolo giuridico” e’ quanto mai ragionevole concludere che con questa generica indicazione di “…e Fratello” si sara’ voluto nei fatti ricomprendere il ramo del Tomasso (Senior, Senior)… magari nella figura del di lui figlio Carlo e dei suoi Fratelli… in cio’ vista la stessa vicinanza delle loro case a quella del Morelli Ubaldo… che in pratica costituivano un unico blocco, essendo esse nei fatti tutte attaccate… A sostegno di questa tesi… sta comunque il fatto che anche il Ramo del Morelli Tomasso (Senior, Senior)… esattamente come quello di Ubaldo erano entrambi parimenti Condomini dell’ Universita’. Dopo tutto, e’ noto e risaputo che, quando si estingueva un ceppo, ne subentrava subito un altro, e cio’ dopo aver dapprima provato una propria vetusta’ e storicita’ dei luoghi… e quindi dopo aver versato una congrua “quota di adesione” nelle Casse dell’ Universita’ medesima… Il relativo importo veniva stabilito in sede assembleare (Consiglio Generale) o magari deciso a livello di Comitato Esecutivo (Consiglio Ristretto) che in pratica costituiva il Governo dell’ Universita’. Dopo questa pur importante precisazione, e tornando nello specifico al nostro tema principale, dovremo osservare come anche in seno alla Famiglia dei cosidetti “Balducci”, vige – e anche alla grande – quella che al tempo era la generale regola, e cioe’… con l’ intento di cercare di tenere il piu’ possibilmente unito il Patrimonio della Famiglia… che dividendo piu’ e piu’ volte la proprieta’ terriera… questa in assoluto la si disperde e la si uccide… Di conseguenza, non solo frequenti, ma addirittura frequentissimi erano i matrimoni anche a livello di Secondi Cugini… e qualche volta anche a livello di Primi Cugini… Ci si sposava cosi’ ben volentieri tra parenti e consanguinei, con una pratica che al tempo era molto ricorrente, anche perche’ in una societa’ piuttosto chiusa quale era quella contadina di allora… piuttosto scarsi e limitati erano a quel tempo i contatti con il mondo esterno.. In questa ottica, e perfettamente ubbidendo a questa che allora era la logica dominante… Concetta, una delle sorelle di Balduccio e Gigetto, ebbe a sposare lo zio Paolo Morelli (“B” - Senior) alias ‘l Zi’ Paoletto – il figlio – cioe’ - del mitico Patron Claudio. Sta di fatto che, con questo matrimonio… si realizzera’ un vero e proprio patto non solo di sangue, ma anche addirittura d’ acciaio… tra le famiglie dei “Balducci” ex-Bartolomeo e quelle dei figli del Patron Claudio. Sintomatico di questo patto d’ acciaio… e’ il fatto che la beneamata Concetta… alla sua prima figlia, che era una femmina mise il nome di Bartolomea (che poi sara’, la carissima Zi’ Mea), moglie dello Zio Carlo… e anch’ essa nostra vicina di casa. Crescendo cosi’ la Famiglia, e con essa anche il ramo cadetto dei “Balducci” si assiste dapprima alla costruzione di due nuove Case in Paese da parte prima di Ubaldo e quindi del figlio Bartolomeo. Infatti, se il primo deve aver realizzato una nuova casa in fondo al Paese – quella che poi passera’ alla Nepote Morelli Angela (alias: L’ Udovina o La Lelletta) il figlio Bartolomeo realizzera’ o ristrutturera’ quella che sara’ poi dello Zio Gigetto Morelli, come bastione e baluardo delle altre limitrofe proprieta’ Morelli… e quindi il suo fratello, il Prete Morelli – questa volta d’ accordo con l’ altro ramo, quello cioe’ dei discendenti del Morelli Carlo realizzera’ anche lui una sua propria casa -- quella del Prete Morelli, appunto -- e che sara’ poi quella della Morelli Barbara e quindi di Schico. 16. Il Ramo principale dei “Balducci”: I Figli e gli Eredi di Balduccio Morelli Abbiamo visto, nel capitolo precedente, che Bartolomeo (“B” – Senior) ha avuto due figli maschi e cioe’ Ubaldo (alias “Balduccio”) e Luigi (alias: “Gigetto”), piu’ una mezza dozzina di figlie femmine. Queste ultime vengono maritate alle migliori famiglie della nostra zona… mentre i maschi daranno origine a due veri e propri imperi economici. Ci occuperemo, in questo Capitolo, di Ubaldo (alias “Balduccio”) e della sua nutrita discendenza; mentre nel prossimo Capitolo ci occuperemo delle figlie femmine, nonche’ dell’ altro importante esponente del Ramo dei “Balducci”, e cioe’ di Luigi (alias: “Gigetto”) Crescendo notevolmente la Famiglia… assistiamo ancora una volta ad una fervente opera di costruzione di nuove case… con l’ aggiunta, dapprima, delle altre due case – le ultime due in fondo al Paese - che quindi si uniranno alle altre due, gia’ di proprieta’ dei “Balducci”, in quello stesso blocco. Successivamente, poi, prosperando evidentemente i commerci dell’ Ubaldo… subito dopo la prima guerra (e cioe’ dagli anni ’20 in poi) lui sara’ abilissimo nel cogliere al volo l’ opportunita’ creata dal taglio della Collinetta della Villa e la regolarizzazione dell’ attraversamento urbano della Via Flaminia, si’ che, a lato della Via Flaminia, Balduccio fara’ demolire, magari assieme a quella dei Casagrande… la loro vecchia casa vicino alla Via Flaminia per costruirvi su – assieme ai Casagrande -- quel maestoso Palazzo che tuttora porta ancora il suo nome. E’ chiaro, a questo punto… che il Regno dei “Balducci”, con le sue ben quattro case proprio in fondo al Paese… se era piu’ che sufficiente per le esigenze della sua Famiglia, per la sua posizione piuttosto infelice e proprio in fondo al Paese… non rappresentava certo prestigio a sufficienza… per quella che, nel frattempo, era intanto divenuta la Famiglia piu’ potente – dal punto di vista economico – dell’ intero Paese. Cosi’ Balduccio fa il colpo grosso… Vende a mio Nonno Luigi Morelli le ultime due Case proprio in fondo al Paese… che poi mio Nonno le assegnera’ ai suoi figli Peppe e Marco… e vende anche la casa ad angolo – quella dove ora abita Pietro di Capodacqua -- tenendo per se’ solo quella nel mezzo, con la relativa antistante aia, stalletti e quanto altro… Quest’ ultima casa, fino agli anni ’60… sara’ quella dove abitera’ la figlia Angela (cioe’ l’ Udovina) con la propria Famiglia… Con queste multiple operazioni immobiliari Balduccio realizza il denaro occorrente per finanziare la costruzione del nuovo Palazzo, che sul lato sud… disponeva anche di un grande orto… che da lui e’ poi passato al figlio Emilio, prima di essere ceduto alla Famiglia di Mauro Bellucci… che poi vi edifichera’ la sua attuale Casa con il sottostante Negozio. Intanto, pero’… nell’ ambito della Famiglia dei “Balducci” c’ era gia’ stata – e gia’ ai tempi di Bartolomeo -- una interessante differenziazione per quanto attiene alle attivita’ economiche della Famiglia… Si che… con i figli Ubaldo e Luigi questa differenziazione diventa molto piu’ netta e marcata. E cosi’ Luigi (“B” - alias: Gigetto), tanto per intenderci… ha finito con il prediligere l’ attivita’ dei suoi Avi… cioe’ l’ attivita’ agricola e la proprieta’ terriera… con l’ intervenuto acquisto della parte occidentale del grande, bello e comodo Podere del “Palazzo”… Tanto piu’ bello e appetibile… inquanto disponeva, tra l’ altro, anche di un bel pozzo, assai comodo ed abbondante di acqua, che non si esauriva mai, neanche nelle stagioni di magra… Dall’ altra parte, invece, il ramo di Ubaldo (alias: Balduccio) prediligera’ invece il Commercio, divenendo cosi’, per altra via, uno dei principali punti di riferimento per l’ intero Paese di Villa, specie per quanto riguarda i suoi scambi commerciali e quindi anche i suoi rapporti con il mondo esterno. Questa attivita’ commerciale fu successivamente implementata e sviluppata soprattutto da una delle due figlie femmine di “Balduccio”, e cioe’ dalla Morelli Angela (alias L’ Udovina, La Leduina o La Lelleta)… che mise su bottega in Paese di Generi Alimentari… con a lato l’ annessa Osteria… E cosi’, mentre la Lelletta – lei personalmente – era quasi sempre presente nel negozio degli Alimentari, suo marito Genesio Bucciarelli (alias: Genezzio) si occupera’ invece dell’ Osteria. In cio’ Genezzio veniva coadiuvato anche dal Figlio Gian Maria… che diventera’ col tempo… l’ amante delle ore piccole… E cio’ specie dagli anni ’60 in poi… quando sia la Famiglia che l’ attivita’… vengono trasferiti nei nuovi locali che sono stati nel frattempo edificati dall’ altro lato della Via Flaminia, nel sito di quello che una volta era… l’ Orto de la Rosetta, dal nome della sua storica Proprietaria… la Rosa (alias: Rosetta) Pace. Parimenti, pero’, i Bucciarelli – Padre e Figlio – grazie ai nuovi e piu’ ampi locali e magazzini, amplieranno e svilupperanno non solo il commercio del grano, ma si dedicheranno anche a quello del vino, dell’ olio e di altri generi di prima necessita’… Ne restavano esclusi pero’ i Sali e i Tabacchi il cui commercio era invece gestito dalla Famiglia dei Cherubini, altra importante Famiglia del Paese. Con una forte intuizione dei tempi che stavano ormai cambiando… Balduccio punto’ tutto sulla scolarizzazione dei suoi Figli, facendoli tutti studiare, anche se essi poi conseguirono dei gradi diversi di cultura… finendo per prendere poi strade molto diverse, come noi vedremo nel prossimo capitolo. In questa notevole attivita’ prima di Balduccio e quindi dei suoi Figli… lui venne enormemente favorito dal nuovo clima politico del Paese… e dalle importanti opere pubbliche realizzate in loco. Si trattava, innanzi tutto, del rifacimento dell’ attraversa= mento urbano della Via Flaminia, con il taglio della Collinetta e l’ eliminazione della breve si’, ma quanto mai ripida salita… come anche della realizzazione del nuovo asse di attraversamento urbano del Paese (la cosidetta “Strada Nova”); e cosi’ “Balduccio” volle approfittare dell’ occasione per compiere quella sua operazione immobiliare di massimo prestigio e in assoluto senza precedenti. D’ altra parte, gia’ il taglio della “Collinetta” della Villa era gia’ di per se’ da considerarsi un’ opera veramente grandiosa per l’ epoca, considerando che il vecchio tracciato passava proprio davanti alla Casa di Duilio Morelli, cioe’ la vecchia casa dei Fratelli Berettoni. Non solo… ma quando passavano dei grossi camion con dei pesanti carichi… per poter superare la “Collinetta” c’ era bisogno anche di due vette di robusti Bovi… come da testimonianza di mio Zio Ugo (alias “Ughetto”) Morelli, riferita da Euro Puletti. Fu questa una vera, autentica manna per il Paese di Villa che nei primi anni ’30 si trovo’ ad assumere, anche verso la Flaminia, il suo aspetto attuale. Abilissimo nella politica e anche negli affari… e altresi’ legato a doppia mandata con l’ Ambiente Ecclesiale, dati anche i buoni uffici dello Zio, il fatidico e l’ onnipresente Prete Morelli, Balduccio approfitto’ subito della favorevolissima occasione che gli si presentava… per fare il grande salto… Vendette cosi’ a mio Nonno Luigi – come gia’ visto -- le ultime due case proprio in fondo al Paese… e fece costruire il piu’ imponente Palazzo della Villa, denominato per l’ appunto Palazzo di Balduccio Morelli. Questa imponente costruzione, ubicata proprio nell’ angolo formato dalle due piu’ importanti Vie del Paese… e cioe’ la “Strada Romana” ossia la Via Flaminia e la “Strada Nova” che era stata, quest’ ultima, da poco realizzata, ed alla quale fu poi dato il nome di Via Ettore Vivani. Con la costruzione della “Strada Nova” veniva cosi’ realizzata, in Paese, questa importante Opera, che si era resa ormai non solo necessaria, ma addirittura assolu= tamente indispensabile come via di scorrimento, per i carri e per i mezzi soprattutto agricoli. E in questa importante realizzazione, come anche in quella del vicino taglio della “Collinetta” della Villa, e nella regolarizzazione del tracciato stesso della Via Flaminia, il ruolo svolto da Balduccio Morelli deve essere stato davvero notevole e determinante. Le primissime notizie che noi abbiamo su questo ramo dei cosidetti “Balducci” ci sono fornite direttamente dalla nostra Casa Atavica di Piazza Padella. La Casa, anche se nel frattempo ha cambiato piu’ volte di mano, io gia’ da bambino la conoscevo molto bene nella vivacita’ di quel forte odore di fumo… e quella nizza grande e austera che ti testimoniava dei grandi fuochi… degli appunti e delle scritte con l’ abbise sul muro, specie vicino al camino… dove vi venivano regolarmente annotati dei numeri che per me dovevano indiare le coppe di grano che di anno in anno venivano piantate… Tutto, in quella casa, aveva un carattere austero, quasi sacrale… con lo Spirito stesso degli Avi che regolarmente tornavano in quella casa a farvi visita… come se fosse in visita ispettiva… magari per controllare se tutto era ancora a posto… Dalla scala esterna, un piccolo balcone piu’ o meno come l’ attuale, immetteva in questa grande cucina al primo piano… Qui, nel frattempo, c’ era stato messo il telaio di Famiglia… che noi tutti, a turno, usavamo per tessere le lenzuola, e gli asciugamani, ecc. E mentre si tesseva, vi si cucinava pure… e vi si mangiava. Poi, sempre al primo piano, c’ era un secondo locale, che gli Zii Nenetto e Tomassa adibivano a magazzino e a granaio. Da questo locale, si accedeva poi a quel grande stanzone – di cui avevamo gia’ parlato nei capitoli precedenti -- che noi comunemente chiamavamo “‘l Cammerone de la Zi’ Teresa”, e che invece, per l’ esattezza, era di proprieta’ del Marito della zia… lo Zio Gigetto Morelli (al secolo Luigi Morelli “B”), che invece faceva parte del ramo dei “Balducci”. E cosi’, ecco che la nostra beneamata Casa Atavica di Piazza Padella… diventa essa stessa un elemento veramente fondamentale nella storia della nostra Famiglia, o per dir meglio, delle nostre Famiglie… come il punto dal quale si sono poi dipartiti… tutti – e qui dico tutti – gli Antenati degli odierni Morelli del Paese… ovvero sia il centro, il nucleo, l’ essenza e l’ Anima… della beneamata Galassia dei Morelli… di Villa Col de’ Canali. Che tutto… e qui dico “tutto”… ha avuto la sua origine, proprio da qui!... Qui mi ricordo che la nostra famiglia usava questo stanzone solo per farvi” la salata” quando si ammazzava il maiale… con accesso, per noi, sempre dalla nostra parte della casa. Gli Zii Gigetto e Teresa, invece, accedevano a questo loro stanzone da un secondo ingresso, del quale loro soltanto avevano la chiave… ingresso che si trovava vicino alla porta della nostra atavica Cantina… e dove io, da bambino, vedevo portarvi su i sacchi del grano quando lo Zio Gigetto trebbiava sul suo Podere del Palazzo… Al piano terra, o meglio al seminterrato, c’ era invece la nostra Cantina… mentre sotto ‘l Cammerone”… gli zii Gigetto e Teresa avevano pure una loro cantina, che veniva prevalentemente usata come dispensa. La loro cantina, infatti, gli Zii l’ avevano proprio nella “dependance” agricola davanti alla loro casa, che ora dopo una integrale ristrutturazione e’ stata trasformata in Casa di Civile Abitazione, che e’ ora in proprieta’ della Famiglia Mugnini. Stante comunque la chiara, comune origine, e stante altresi’, la genesi in palese successione di alcuni nomi, e stanti anche altre circostanze che mi sono state riferite dagli Zii… e in America dalla carissima Zia Ubaldina (la Sorella di mio Padre che abitava cola’) ho potuto ricostruire in modo abbastanza attendibile anche la genealogia dei nostri Congiunti del ramo a noi collaterale… quello dei “Balducci”… In cio’, ovviamente, un Grazie veramente particolare lo devo al gia’ piu’ volte ricordato mio carissimo Parentino… Gian Carlo Morelli… che tante belle informazioni e documenti mi ha fornito anche sulla Famiglia dei cosidetti “Balducci”… che poi era la Famiglia, come gia’ visto della sua Bisnonna Paterna, la Morelli Costanza,la diletta Mamma della nonna di Gian Carlo, la Morelli Bartolomea, (alias la Zi’ Mea)… Orbene, chiusa questa necessaria parentesi, per evitare ogni indebita confusione, dovremo ora dire che Balduccio Morelli aveva sposato la Mariani Angela in Morelli (come lei stessa amava solitamente chiamarsi… e nome d’ Arte la “Ti-ri-pi-ti’”) che e’ morta poi vecchissima, nel 1944… e della quale io ho pure un assai vago, lontanissimo ricordo… avendo io, al tempo, nemmeno due anni. Me la ricordo infatti seduta alla poventa, fuori della sua Casa in fondo al Paese… intenta a fare il calzetto, e a gustarsi •Quanto altri mai – il bel caldo sole del tramonto… Ma “Balduccio”, oltre alla Moglie… doveva aver avuto anche un’ altra e ben piu’ nota e rispettata Angela in Famiglia, cioe’ una sua Zia… quella quanto mai probabile Sorella di suo Padre Bartolomeo, e della quale si e’ gia’ piu’ sopra parlato… che lascera’ una forte e nettissima impronta nella Storia della Famiglia, almeno per quanto riguarda i suoi molteplici e successivi “arquisti”. Balduccio e la Mariani Angela hanno ha avuto ben cinque figli: tre maschi e due femmine, e cioe’: —Bartolomeo (“B”) – che poi sara’ il gia’ piu’ volte ricordato Medico Condotto di Costacciaro. Entrato da ragazzo in Seminario, assieme al suo carissimo Amico e Compagno di sempre, mio Zio Nenetto Morelli… proprio come mio zio, anche Bartolomeo (alias “Romeo” o piu’ semplicemente “Meo”) abbandono’ ben presto la tonaca… e prosegui’ gli Studi, prima presso il Regio Ginnasio-Liceo Classico di Perugia, e quindi presso l’ Universita’, sempre di Perugia, laureandosi poi in Medicina e Chirurgia. Bartolomeo ha sempre esercitato la professione medica a Costacciaro, abitando nella Casa messagli a disposizione dall’ Universita’. Lui ha avuto due Figlie femmine, nell’ ordine Delores e Rita, che da grandi entrambi si erano trasferite a Roma, dopo di che - essendo io stesso andato in America - di loro ho poi perduto ogni traccia…. —Emilio che invece ha fatto la Carriera Militare, come Maresciallo dell’ Aeronautica. In questa sua vece, lui ha piu’ volte volato sulla Villa, con delle belle evoluzioni per i suoi Paesani… che poi ben volentieri quando lui ritornava in Paese… gli facevano i compli= menti. Emilio, io l’ ho pure ben conosciuto… per cui me lo ricordo anche molto bene. Emilio era una persona molto pacifica, tranquilla, e di solo poche, affabili parole… Lui ebbe a sposare una Gran Bella e Distinta Signora di Roma… di nome Marcella, che io ho pure conosciuto molto bene, perche’ ero coetaneo e anche molto amico della loro figlia piu’ grande, di nome Angela. Si noti, anche qui, come Emilio abbia cosi’ voluto ancora una volta, pescare anche lui nella tradizione di Famiglia… e arcquistare cosi’ sia la Sorella Angela (la nostra carissima e amatissima Lelletta…) ma forse e soprattutto la sua cara e amatissima Zia… la Angela o Mariangela Morelli, la Sorella di suo Padre Balduccio… Il figlio primogenito di Emilio era pero’ un maschio… e si chiamava Claudio… Aveva solo alcuni mesi piu’ di me, il povero Claudio… che pero’ mori’ che aveva solo pochi mesi, un anno o giu’ di li’… Con Claudio e’ ovvio e palese il collegamento che Emilio ha voluto rafforzare e consolidare con la Famiglia del suo zio acquisito, il Patron Claudio Morelli… il cui figlio, lo Zio Paoletto… aveva sposato, come si ricordera’… la zia di Emilio, Concetta… la Sorella del Padre Balduccio. Ma non finisce affatto qui… perche’ il buon Emilio… ha poi avuto anche una seconda figlia Femmina alla quale… -- sempre nell’ eterna, acerrima, e caparbia guerra contro la odiatissima e temutissima Morte -- il buon Emilio… tanto per NON cambiare… impose il nome di Claudia… in cio’ arcquistando “in primis” il figlioletto che gli era morto ancora infante… e “in secundis”, ovviamente… l’ omaggio alla Famiglia del Patron Claudio, dove sua zia Concetta era poi entrata come giovane Sposa dello Zio Paoletto. —Leonardo Era il piu’ piccolo dei Figli di Balduccio, ed era nato l’ 11 giugno 1909. Anche a lui, a quanto mi risulta… il Padre voleva farlo studiare… Ma Leonardo, uno spirito molto ma molto pratico, e dotato di un’ ottima manualita’ ed anche di una intelligenza senza pari… non era affatto portato per gli aridi Studi, e cosi’ volle fare il Falegname… diventando in assoluto il piu’ bravo, ma anche il piu’ caro della intera zona. Porte, finestre, tavoli, armadi, e casse da morto… Tutto (o meglio quasi tutto) faceva il buon Leonardo… nella sua Bottega sulla Strada Nova, al piano terra, nel Palazzo che fu di Suo Padre… Purche’, beninteso, fossero cose solo ed esclusivamente di qualita’… Non gli dovevi pero’ parlare di zocchi, ne’ di zoccaroni… e se e’ per questo neanche dei tanti altri… umili lavori di falegnameria… per i quali lui, Leonardo aveva un’ avver= sione veramente viscerale… Perche’, lui… Leonardo… era un vero perfezionista… un autentico artista, insoma… che in un centro molto piu’ grande, avrebbe fatto certamente tanta fortuna… ma qui, alla Villa… il Paese era troppo piccolo… e non gli offriva degli sbocchi professionali adeguati. E cosi’, questi lavori poveri… lo deprimevano assai… e quindi lui non li accettava… perche’ non gli davano sufficiente prestigio ne’ soddisfazione; anche se il lavoro, nel settore… ce n’ era e anche tanto!... E cosi’ gli zocchi, i zoccaroni, le scale da pagliari e i manici di strumenti agricoli vari (zappe, pale, forconi, pedenti, picconi, rastrelli e cose di questo genere…) li faceva invece tutti ‘l Por Menchetino… l’ altro Falegname del Paese… che invece nonostante l’ eta’ era sempre carico e stracarico di lavoro. Menchetino aveva la sua umile bottega di Falegname appena a due passi dalla cara ed amabile Piazza Padella, e per l’ esattezza in un locale al piano terra, nella Casa di Giuseppe Bucciarelli, detto “Peppe de Bomba…” E noi tutti, i Freghi del posto… ci fermavamo sempre ben volentieri davanti alla sua Bottega… per vederlo questo amabile vecchietto… con quanto amore e passione lui lavorava… Quando poi capitava che noi, a volte accalcati in tre o in quattro davanti alla sua bottega… finivamo per riparargli la luce… lui amorevolmente ci sorrideva e ci diceva… “”Cocchi mia Belli… vedete de ‘n m’ arpara’ ‘l lume…” Dove il lume, per lui… era la debole luce del giorno, dove il sole non vi arrivava praticamente mai, se non verso il tramont… dato l’ orientamento ad ovest della porta della Bottega… e con le case davanti che comunque, in buona parte… glielo riparavano. Dato che Leonardo, spesso e volentieri, si trovava con poco lavoro… lui imparo’ assai bene anche il lavoro di elettricista… facendo soprattutto gli impianti elettrici nelle case. Quando lo chiamavano, pero’, lui lavorava anche per la Societa’ Elettrica dell’ Umbria, facendo manutenzione sulle linee dell’ alta tensione e sulle linee di distribuzione che si dipartivano dalla Cabina Elettrica del Paese. E qui, lui lavorava in coppia con un suo Caro, Carissimo Amico… di nome, se non erro Sellari… che invece era un dipendente fisso della Societa’ Elettrica… mentre Leonardo gli faceva soprattutto da aiutante, per lo piu' occasionale. Un brutto, anzi proprio direi un bruttissimo giorno, pero’… Sellari e Leonardo stavano finendo un lavoro di manutenzione sulla linea ad alta tensione vicino alla vecchia Cabina Elettrica della Villa… quando Sellari, pur di finire il lavoro… indugio’ un tantino oltre l’ orario che gli avevano comunicato i tecnici della Centrale… Erano i primi anni ’50… e non c’ erano i telefoni in Paese… e men che meno c’ erano i cellulari… Appena dopo l’ orario stabilito, venne ripristinata la corrente elettrica… e il povero Sellari vi resto’ materialmente attaccato, morendo li’ sul colpo, con il corpo che resto' poi penzoloni sui fili per almeno un' ora, prima che i tecnici della Societa' Elettrica potessero nuovamente intervenire, staccando dapprima la corrente e quindi poter liberare il povero malcapitato. Leonardo ne rimase talmente scosso dalla morte del suo amatissimo Amico… che quando quelli della Societa’ Elettrica gli offrirono in pianta stabile il posto del suo Amico… Leonardo rifiuto’ sui due piedi… si che non volle mai piu’ mettere mano ai lavori sulle linee elettriche… e solo mal volentieri accettando di continuare a fare gli impianti interni delle case, e dove… una volta staccata la valvola… il lavoro si svolgeva in regime di assoluta sicurezza. Leonardo ebbe a sposare in data 21 aprile 1937, la Filippini Antonia (alias: Antonietta), una Signora molto disponibile e affabile di Scheggia. Dalla loro unione nacquero due gemelli maschi… miei coetanei… Emanuele ed Egidio. Il primo emigro’ poi in Canada, dove mori’ ancora in giovane eta’, se non erro a quarantadue anni. Non mi pare che avesse la’ famiglia… Egidio, invece, trovo’ lavoro a Roma, negli Alberghi… e adesso, ormai da diversi anni in pensione… e’ tornato alla Villa, a fare il pensionato… Angela, la mitica “Lelletta”… L’ arquisto da parte di Balduccio con questa sua figlia, la Morelli Angela (la Lelletta) non riguardava a mio avviso sua Moglie, la Mariani Angela di cui gia’ si e’ detto… bensi’ un’ altra persona assai cara nella Famiglia, che nella Famiglia ha pure lasciato una forte e possente impronta, e cioe’ quella quanto mai probabile sua vecchia zia, di cui gia’ si e’ detto piu’ sopra… figlia dell’ Ubaldo (B – Senior) e quindi Sorella di Bartolomeo (“B” – Senior). La nostra Angela – comunque -- anche chiamata comunemente “Udovina”, “Eduina” o “Leduina”… aveva pero’ un gran bel nome d’ arte: “La Lelletta”… Si’ che lei a tutti i Bambini del Paese… che venivano a fare spesa nella sua Bottega… o che magari solo accompagnavano le loro Mamme a fare la spesa… lei li chiamava tutti non gia’ per nome di battesimo – che lei comunque, il piu’ delle volte neanche conosceva -- bensi’ tutti… con il generico nome di “Lelle’…” un vezzeggiativo piu’ o meno equivalente di “piccolino” o “piccoletto” e da qui, quindi, il suo appellativo di “Lelletta…” “Ecco qua – soleva dire – t’ho fatto sempre ‘l Bon Peso…” Un peso quindi sempre abbondante… e sempre favorevole al Cliente. Di questa Splendida Donna, e Creatura veramente Eccezionale, sotto tutti gli aspetti… della quale di certo non e’ mai esistito… ne’ mai esistera’ l’ eguale… noi abbiamo piu’ e piu’ volte parlato piu’ sopra… per cui non e’ proprio il caso di stare qui a ripeterci… Lucia: Era nata il 30 Luglio 1903 e di lei sappiamo solo che ebbe a sposare un tal Bucciarelli Nazzareno; ma non abbiamo altre notizie su di lei, ne’ sulla sua Famiglia o discendenza. 17. Gli altri “Balducci” ex-Bartolomeo: A) - L’ altro Figlio maschio: Luigi Morelli (“B” – alias “Gigetto”) Di questo Luigi Morelli (“B” - alias “Gigetto”) noi sappiamo che era l’ ultimo e quindi il piu’ giovane figlio di Bartolomeo (“B” – Senior), essendo nato solo nel 1881 e quindi quasi un ventennio dopo la nascita del fratello Ubaldo. La data esatta della nascita e’ l’ 11 Settembre 1881 e quella della sua morte e’ il 10 Dicembre 1951. Sappiamo comunque che per Luigi, il padre ebbe a ristrutturare e ad ampliare, anche innalzandola, la casa di Famiglia sul lato Est, dotandola anche di una bella e capiente “Dependance” agricola, proprio davanti alla Casa, con capienti Cantine, Stalle che venivano usate pero’ come Magazzini, e ovviamente Granai… sempre belli pieni e ricolmi di ogni ben di Dio. Sappiamo che mentre al Fratello Ubaldo verra’ devoluta soprattutto l’ attivita’ commerciale della Famiglia che lui comunque sviluppo’ e implemento’ considere= volmente, al fratello Luigi (alias Gigettoi) , verranno conferite diverse terre in Paese, ma soprattutto verra’ conferito il Podere del Palazzo, che pero’ gia’ da alcuni decenni doveva essere di proprieta della Famiglia. Questo Podere, comunque, consta di due Case Poderali, ognuna con le rispettive terre. Quella di Gigetto Morelli e’ la parte verso ovest. L’ altra parte del Podere del Palazzo – quella cioe’ verso Est -- sara’ invece quella dei Menghini… i cui danti causa dovevano comunque essere gli originari proprietari di tutto il Podere… che poi deve essere stato diviso per chiara divisione ereditaria… Sta comunque di fatto che lo Zio Gigetto, da giovane, si innamoro’ perdutamente della Zia Ubaldina, la Sorella di mio Padre che poi e’ andata in America dove ha fatto tutta la sua vita cola’. Pur essendo Gigetto un Ottimo Partito… un po’ bassino, si’ certamente, ma pur sempre un bell’ Uomo… la zia Ubaldina non lo ha voluto. La Zia infatti mi riferi’ che lei, da quell’ uomo… non si sentiva assolutamente attratta e men che meno amata… in cio’ temendo di non potersi poi realizzare pienamente come Donna… Erano, i due, anche molto vicini di casa… e dato che erano anche parenti, anche se ormai un po’ alla lontana, i due in pratica erano vissuti come “Familiari” e non gia’ come ragazzo e ragazza… cioe’ come uomo e donna. Temeva, la Zia… che Gigetto si fosse innamorato piu’ di Ubaldina come nome (che magari gli ricordava da vicino quello del suo Nonno e anche quella di Ubaldo (alias “Balduccio”, suo Fratello)… e non gia’ della Ubaldina Donna, con la quale poi andare a nozze e condividere quindi tutta una vita insieme… E cosi’, pur essendo Gigetto non solo un buono, ma addirittura un ottimo Partito… la zia gli disse di no… E non ne resto’ mai affatto pentita!... Gigetto, in casa… aveva una pessima abitudine… quella di mettere il naso praticamente dappertutto, specie in affari di donne… come ad esempio a scoperchiare le pentole per vedere se il sugo bolliva… o se il cappone era cotto… o se i maccheroni che ancora bollivano nella marmitta… erano giusti o meno di sale… Cio’ costo’ allo zio Gigetto… il nomignolo cioe’ di “Gigetto”… (alias “ficcanaso”)… per cui la mia stessa Mamma… che da ragazza era stata a servizio presso di loro… ne resto’ talmente impressionata per anni ed anni, tanto e’ vero che anche quando noi figli, magari rientrando a casa dal campo, con un certo languorino che ci ribolliva in pancia… andando a vedere nelle pentole se c’ era rimasto qualcosa da mangiare… venivamo sempre puntualmente bollati… col nome di “Gigetto!”… Lo Zio Gigetto poi – in data 11 marzo 1907 -- sposo’ la zia Teresa, della potente Famiglia degli Scarinci di Campitello di Scheggia… e questa Zia fu poi un importante punto di riferimento non solo per noi Morelli… ma per l’ intero Paese di Villa… Dal loro matrimonio, appena l’ anno dopo (cioe’ nel 1908) nacque un figlio, di nome Pio, Federico Vincenzo… che pero’ mori’ ancora in giovane eta’. Bravissima come infermiera, e all’ occorrenza anche come levatrice, alla Zia Teresa ci si rivolgeva come Persona di massima fiducia per problemi familiari e anche per semplici consigli… Una persona veramente a modo, e religiosissima… tanto che Lei il Cristianesimo lo viveva veramente in prima persona, sempre pronta e soprattutto caritatevole verso tutti, specie verso i piu’ bisognosi. Bravissima soprattutto anche come Cuoca, Lei dirigeva e organizzava non solo i pranzi delle Opre per chi andava a lavorare nelle loro terre, ma anche i Pranzi di Matrimoni e le Cerimonie in genere, specie in occasione delle Feste Patronali – dove era sempre ed immancabilmente lei a cucinare per quella mezza dozzina di Preti e di Frati… che in genere venivano ad officiare la Messa Cantata del Patrono… con quel gran bello e fascinevole Canto Gregoriano… dei Padri Benedettini che vi venivano da fuori… Quel bel Canto Gregoriano – dicevo – che ti riempiva veramente l’ Anima!... Ne ero rimasto veramente affascinato gia’ da ragazzino, quando lo zio Gigetto passo’ a miglior vita (10 Dicembre 1951) in occasione dei suoi Funerali… che vennero officiati collegialmente da qualche diciotto tra Preti e Monaci… tutti dell’ Ordine Benedettino-Silvestrino, provenienti dai Monasteri di San Silvestro (Fabriano, AN), di Matelica, MC) e di Bassano di Sutri (ora Bassano Romano, VT). Fu un’ esperienza veramente toccante, degna di un vero e proprio Capo di Stato, che rimase impressa nella mia memoria di adolescente… Tornando comunque alla Zia Teresa – come gia’ detto – lei era anche un’ ottima infermiera… che spesso interveniva anche prima o in sostituzione del Medico e della Levatrice… Si’ che a me facevano tantissimo Schifo e Ribrezzo… quelle grosse e grasse “Mignatte” (alias, pardon… le Sanguisughe)… che lei gelosamente custodiva in un grande vaso di vetro, pieno per i due terzi di acqua… e coperto in modo piuttosto precario… per poter far filtrare un po’ d’ aria a quei poveri ma per me schifosissimi animali… che si adoperavano allora per i salassi, specie in casi di talune malattie infettive e con febbre molto alta… Per me – e per la verita’ non per me soltanto – la zia Teresa e’ stata anche e soprattutto una grandissima Benefattrice…. Intervenendo per me e per almeno una mezza dozzina di altri ragazzi del Paese… intervenendo con il Nepote Don Leonardo Scarinci (figlio di suo Fratello Beniamino…) che era un pezzo da ’90 nell’ Ordine Benedettino… E cosi’ Lei, la Zia Teresa, dapprima si adopero’ per farci ammettere a studiare presso il loro Collegio-Convitto di Bassano di Sutri (ora Bassano Romano) in Provincia di Viterbo… e poi anche per farci pagare molto poco… a livello di retta. Alla morte dello zio Gigetto, la Zia Teresa gli sopravvisse – come usufruttuaria - per una decina di anni… e alla morte di lei, nei primi anni ’60 quando noi eravamo gia’ andati in America, in assenza di figli… l’ intera proprieta’ che fu dello zio Gigetto passo’ per testamento ad alcuni nepoti di lui – i figli delle Sorelle -- che abitavano per lo piu’ in provincia di Macerata, che quindi tutto smobilizzarono, vendendo poi in lotti separati… B) - Le Figlie femmine di Bartolomeo Morelli (“B” – Senior) A proposito di Bartolomeo Morelli (“B” – Senior ) - parliamo sempre del Nonno del Medico - noi abbiamo gia’ parlato dei suoi due figli maschi, e cioe’ di Ubaldo (B – alias Balduccio), e cio’ nel capitolo precedente, e quindi di Luigi (B – alias Gigertto) e cio in questo stesso capitolo, alla precedente lettera “A”. Vediamo ora le sue figlie femmine, che sono ben sei, delle quali noi non conosciamo l’ ordine di nascita, ma che in ogni caso sono le seguenti: -- Concetta: La Figlia Concetta era nata nel 1867 e mori’ in un anno compreso tra il 1940 e il 1945, e riposa tuttora nella Cappella di Famiglia presso il Cimitero di Costacciaro. Per il fatto di aver sposato lo Zio Paoletto Morelli, lei ha operato un poderoso ricollegamento tra il ramo principale della Famiglia dei Balducci… e il ramo cadetto dei Morelli, ex-Patron Claudio, il cui figlio, per l’ appunto, era Paolo Morelli (“B” Senior)….. Di Concetta e di Paolo, comunque, si e’ gia’ parlato in uno dei precedenti capitoli, e per l’ esattezza al Cap. 14, dal titolo “I Figli e gli Eredi del Patron Claudio”. -- Tommasa (alias Tommasina): Di lei sappiamo che era nata il 31 Agosto 1871 e che mori’ il 23 Maggio 1956 come ci testimonia ancora la lapide della sua tomba al Cimitero di Costacciaro. Sappiamo inoltre che nel 1894 ebbe a sposare Aliberti Luigi di Costacciaro. Secondo altre fonti, invece, si tratterebbe di Aliberti Nicola, sempre di Costacciaro. Nell’ un caso o nell’ altro, comunque, questo Aliberti (Costacciaro 1863 – Villa Col de’ Canali 1899)… mori’ per mano assassina lungo la Via Flaminia, nei pressi del nostro Paese di Villa Col de’ Canali, in localita’ “ Ponte Lungo”, dove una grossa Croce in legno si trova tuttora sul luogo dove e’ stato consumato l’ agguato. Si sa solo che gli hanno sparato, e anche da distanza molto ravvicinata… proprio per uccidere!. . In Paese sono circolate varie voci sul nome dell’ assassino e su quello del suo mandante o della sua mandante. Tutte voci non confermate, e sulle quali pertanto noi ci asteniamo rispettosamente. -- Caterina: Di lei conosciamo solo il nome, e sappiamo che e’ una delle persone che hanno diviso la proprieta’ del proprio Padre Bartolomeo Morelli (“B” – Senior), ma della quale non abbiamo altre notizie, ne’ conosciamo altri particolari. -- Assunta: Anche di lei conosciamo solo il nome, e sappiamo che e’ una delle persone che hanno diviso la proprieta’ del proprio Padre Bartolomeo Morelli (“B” – Senior), ma della quale – anche nel suo caso -- non abbiamo altre notizie, ne’ conosciamo altri particolari. -- Francesca: Anche di lei conosciamo solo il nome, e sappiamo che e’ una delle persone che hanno diviso la proprieta’ del proprio Padre Bartolomeo Morelli (“B” – Senior), ma della quale non abbiamo altre notizie, ne’ conosciamo altri particolari. -- Maria: Anche per lei vale quanto e’ stato gia’ detto per le sue ultime tre sorelle e cioe’ Caterina, Assunta e Francesca. Anche di lei – quindi -- conosciamo solo il nome, e sappiamo che e’ una delle persone che hanno diviso la proprieta’ del proprio Padre Bartolomeo Morelli (“B” – Senior), ma della quale non abbiamo altre notizie, ne’ conosciamo altri particolari. 18. Quel Morelli Giuseppe… emigrato a Gubbio verso il 1790la fine del ‘700… Avevo da poco completato la revisione della prima stesura di questo lavoro… quando via Messenger ricevo un messaggio urgente dal Professor Euro Puletti, il quale mi riferisce di aver appreso da una sua Collega di lavoro… che c’ erano delle persone di nome Morelli pure a Gubbio, dove lei stessa abitava. Gli risposi ringraziandolo dell’ informazione e confermandogli la circostanza, peraltro gia’ a me nota fin da quando ero studente li’ a Gubbio, prima di andare in America. In effetti, in Piazza 40 Martiri, vicino alla fermata degli Autobus per Perugia, avevo piu’ volte notato l’ insegna di un certo Dr. Alvaro Morelli, che se ben ricordo doveva essere un Medico Dentista. Chiesi quindi ad Euro, se possibile, di cercare di avere delle altre informazioni su questi Morelli di Gubbio, con nomi anche di battesimo e date di nascita, per vedere se essi potevano essere dei nostri lontani parenti, oppure se erano da considerarsi come dei semplici omonimi. Mi rispose, nel giro di qualche giorno, facendomi pervenire il file di cui allo specchietto che segue… dal quale risulta la Famiglia di un tal MORELLI Giuseppe, da Costacciaro, nato il 24 marzo 1764… Giuseppe MORELLI 24 marzo 1764 Francesco 17 settembre 1791 Bernardino 19 gennaio 1802 Mario 12 agosto 1804 Maria Francesca 06 aprile 1808 Paolo 22 giugno 1814 Maria Santa, moglie 11 novembre 1794 Faustina, figlia 30 aprile 1825 Maria Antonia Tini, serva 13 aprile 1794 GIUSEPPE MORELLI, il ramo emigrato verso Gubbio “Perbacco – feci tra me e me – questo Morelli Giuseppe… e’ un gran bel nome storico della nostra Famiglia… e poi l’ anno della sua nascita 1764… lo pone ad essere di qualche anno piu’ giovane del mio trisavolo di sette generazioni… cioe’ di quel MORELLI Luigi (“A” – Senior, Senior) di cui abbiamo piu’ volte riferito nei precedenti capitoli!...”… fu proprio questo il mio primo pensiero… Presi cosi’ ad esaminare quel file con molta attenzione, con l’ occhio clinico di quel bravo filologo del XV secolo… che, gia’ in eta’ umanistica… ebbe a smascherare quel colossale imbroglio… e quel Falso storico della cosidetta “Donazione di Costantino”… Si tratta di quella famosa pergamena risalente piu’ o meno all’ epoca dei Merovingi… secondo la quale l’ Imperatore Costantino, quando decise di lasciare Roma per ritirarsi a Bisanzio, poi ribattezzata “Costantinopoli”… avrebbe lasciato al Papa tutte le terre dell’ ex Impero Romano d’ Occidente… In Epoca Umanistica, pero’… l’ attenta analisi filologica della pergamena usata, degli inchiostri, delle chiosature e delle tecniche stesse di scrittura e di chiosatura… consenti’ ad alcuni umanisti dell’ epoca di smascherare quel clamoroso falso… per cui nella fattispecie non gia’ trattavasi di un documento autentico del IV secolo d. C. come da parte di qualcuno si voleva furbescamente far credere… bensi’ di un documento, certamente bello e di pregevole aspetto a vedersi… pero’ in effetti trattarsi di una colossale bufala… risalente a ben cinque secoli piu’ tardi, in pieno ‘800… all’ epoca appunto dei Merovingi. Proseguendo nell’ esame filologico di quel file… non solo io non scoprii nessun valido elemento che mi potesse condurre ad una tesi contraria al fatto che potesse trattarsi di qualche mio Parente… ma ne scoprii addirittura degli altri… che invece regolarmente e potentemente… mi andavano confermando la giustezza di quella mia prima impres= sione, e quindi di quella mia prima ipotesi di lavoro… Una ipotesi che man mano mi stava assumendo delle forme e dei contorni sempre piu’ netti e sempre piu’ definiti. Vi riconobbi subito trattarsi, anche qui, di una Famiglia tipicamente Patriarcale, formata oltre che dai Genitori… anche da ben quattro figli maschi… piu’ due figlie femmine. La famiglia, inoltre, doveva anche essere piuttosto benestante, tanto da potersi permettere anche una serva o se vogliamo una domestica, il che la dice lunga sulla solidita’ – anche economica – di questa Famiglia. Mi colpi’, poi… la figura della Moglie, Maria Santa, che sarebbe nata – secondo questo file – il giorno 11 novembre 1794. Pensai subito, data la notevole differenza d’ eta’ di ben trent’ anni e mezzo tra marito e moglie… che questa doveva chiaramente essere la sua seconda moglie… Un rapido sguardo all’ eta’ dei figli, dove il figlio maggiore Francesco, nato nel 1791 e quindi ben tre anni prima della data di nascita di Maria Santa… mi confermo’ che questa era chiaramente la sua seconda moglie… che peraltro era coetanea anche della loro giovane serva. Non e’ quindi da escludersi che le due donne fossero non solo semplicemente coetanee, bensi’ magari… anche amiche tra di loro… Assodato quindi il discorso delle due mogli, il MORELLI Giuseppe dovette sposarsi con la sua prima Moglie, molto giovane… a circa 23- 25 anni… cioe’ verso il 1790… se e’ vero che gia l’ anno dopo, a settembre, lui ebbe il suo primo figlio, Francesco… un nome anche questo storico e piu’ volte ricorrente nella nostra Famiglia… Si ritiene che il trasferimento del Morelli Giuseppe a Gubbio dovette avvenire quasi certamente all’ atto del suo Matrimonio, e dove la Sposa… doveva evidentemente essere gia’ di quelle parti… tanto da far propendere verso il suo stesso nido di famiglia… anche il suo giovane Sposo… Fin qui, comunque, la realta’ storica dei fatti… ed assolutamente nulla di strano o di anormale!... Esaminando, sempre molto attentamente, i nomi dei figli maschi di Famiglia… vi notiamo, possente e prepotente… il nome di Paolo… veramente un bel pezzo da novanta nella Famiglia… dove Paolo doveva essere gia’ il Padre di Giuseppe, come anche di Luigi… se e’ vero che questi due fratelli… arquisteranno entrambi, con il nome di Paolo… il quanto mai probabile loro comune Padre… Per me e’ proprio questo nome Paolo, assieme all’ altro nome Francesco… e quindi a quello di Giuseppe l’ elemento che mi costituisce , in modo a questo punto saldo e indissolubile… il legame tra questi due ceppi parentali… e che quindi mi ancora fortemente il ramo Eugubino della Famiglia, al Ceppo originario, che invece continua a crescere e a svilupparsi nell’ ambito del paese di Villa Col de’ Canali… Dei restanti due figli Maschi… Mario e’ pure un nome storico e ricorrente nella nostra Famiglia, mentre invece quello di Bernardino non lo e’. E’ comunque ragionevole presumere, a questo punto, che con Bernardino - cioe’ con il suofiglio secondogenito – la sua mamma abbia voluto arquistare qualcuno della sua stessa Famiglia, e molto verosimilmente il proprio Padre… Questo Morelli Giuseppe ebbe tutti i suoi quattro figli maschi dalla prima moglie; dalla quale ebbe poi anche una figlia femmina… di nome Maria Francesca… anche questi nomi Maria e Francesca… sono dei nomi storici nella Famiglia, e peraltro trasposizioni, al femminile, di Mario e di Francesco… che, come abbiamo gia’ visto, erano gia i nomi di due degli altri figli maschi… e quindi i nomi di due dei suoi fratelli.. Dalla seconda moglie, cioe’ da Maria Santa, Giuseppe ebbe una sola Figlia Femmina, di nome Faustina, nata il 30 Aprile 1825. Se noi ora consideriamo che al momento della nascita di Faustina, suo Padre aveva ormai 61 anni… vediamo subito che lui non era piu’ affatto giovanissimo… Dovremo quindi ragionevolmente arguire che egli fosse rimasto vedovo piuttosto di recente, e peraltro con tutta la sua nutrita figliolanza ancora giovane e quasi certamente ancora tutti o quasi tutti in casa… il che ci giustifica pienamente l’ assunzione di una donna di servizio, e peraltro anche molto giovane… e ci giustifica altresi’ anche una notevole agiatezza della sua Famiglia, pure lui… di agiato Proprietario terriero… Ma questo, noi… come facciamo a saperlo?... Beh, veramente questo noi non lo sappiamo da fonti storiche precise, pero’… possiamo agevolmente determinarlo… sulla base delle preziose, anzi preziosissime informazioni… del gia’ piu’ volte ricordato Zi’ Batisto… e come riferitemi da sua nepote Elide. Come gia’ sopra ricordato… ci riferiva lo Zio Batisto che anticamente la Famiglia dei Morelli di Villa Col de’ Canali era proprietaria di vasti territori, non solo nell’ ambito della Villa e zone ciscostanti… ma anche al di la’ de “i Colli” e di Rancana, verso la Scheggia e Gubbio… e ovviamente anche verso la localita’ di Villamagna… Se noi ora mettiamo tutti questi tasselli insieme… noi possiamo trarvi una serie di interessanti considerazioni e cioe’… 1. Le terre di questi Morelli che gia’ anticamente propendevano anche verso Scheggia e l’ Eugubino… sono sintomatiche di un certo orientamento della Famiglia verso un polo economico di maggiore riguardo, non solo per i propri approvvigionamenti… ma anche per una piu’ utile e redditizia collocazione dei propri prodotti agricoli e caseari. E comunque, l’ Eugubino costituiva pur sempre il piu’ importante mercato , anche del Bestiame, della nostra zona… 2. Il fatto che almeno da un paio di secoli a questa parte, i Morelli di Villa non avessero piu’ alcun terreno al di la’ de “i Colli” e della localita’ di Rancana… 3. La comprovata agiatezza del Morelli Giuseppe e della sua Famiglia… Tutti questi dati di fatto, assieme ad altre considerazioni di minore portanza immediata e di cui comunque si riferira’ piu’ avanti … sono elementi – questi -- che concordemente ci lasciano presumere che a seguito della divisione tra i due Fratelli Luigi e Giuseppe Morelli, i primo dovette ritenere le terre tutte verso la Villa e Costacciaro, mentre il secondo quelle verso la Scheggia e Gubbio. Se noi ora consideriamo che ‘l Zi’ Batisto era nato nel 1876 (o forse 1877) – a come credibilmente ci riferisce il suo nepote Gian Carlo Morelli… mentre il trasferimento del Morelli Giuseppe verso l’ Eugubino e’ del 1790… cioe’ di qualche 86 anni prima… cio’ vuol dire che non solo ci viene confermata la circostanza, ma assume anche un significato molto preciso il riferimento temporale dello Zio Batisto – riferitoci dalla nepote, la Elide Morelli… quando lei dice che…”Anticamente… la proprieta’ dei Morelli della Villa si estendeva…” C’ e’ qui da precisare che quel termine “Anticamente” va a riferirsi a tre o al massimo a quattro generazioni prima, cioe’ a qualche 80 -100 anni addietro… e quindi ben agevolmente nei limiti di memoria d’ uomo… dove per memoria d’ uomo possiamo ben considerare non solo la vita fisica di un individuo, bensi’ anche gli apporti di quanto poteva essere stato riferito sia dai suoi Genitori… che magari anche dai Nonni… UNA SEMPLICE IPOTESI DI LAVORO: La Morelli Antonia (1760 – 1824 circa) sposata aMarco Antonio Baldelli di Santa Margherita di Burano, Voc. Praci. Il Professor Luca Baldelli di Gubbio mi riferiva tempo fa di aver trovato dei Morelli nei registri degli abitanti di Villamagna, relativi agli anni attorno al 1920. Mi riferiva inoltre di altre due Famiglie Morelli, e per l’ esattezza di un Morelli Giuseppe, nato nel 1757 e di un Morelli Vincenzo nato nel 1736 circa che all’ Annona Frumentaria del 1796 risultavano essere residenti nel Contado di Gubbio Parrocchia di S. Benedetto Vecchio. Il Primo, abitante presso il Podere Molino, aveva all’ epoca 37 anni; e la sua famiglia era composta dalla Moglie Rosa, e da quattro bambini come segue: Cristofaro (9 anni), Madalena (7 anni), Maria (5 anni), e Antonio (3 anni). Morelli Vincenzo, invece, era iscritto nei ruoli della stessa Parrocchia di San Benedetto Vecchio, ed abitava presso il Podere Valbano. La sua Famiglia era cosi’ composta: Vincenzo Morelli, eta’ 60 anni Vincenza (moglie, eta’ 58 anni) I Figli erano Cesare (25 anni), Natale (17 anni), Bastiano (20 anni), Margarita (32 anni), Cattarina (18 anni), Paolino 27 anni) e Ubaldina, moglie di Paolino, eta’ 22 anni. In un successivo documento del 1815 – Stato delle Anime della Parrocchia di Padule, noi notiamo che la Famiglia del predetto Morelli Giuseppe risulta ora essersi trasferita a Padule e di aver accresciuto notevolmente il numero dei propri membri. Il trasferimento a Padule deve essere stato in un Podere verosimilmente molto piu’ grande e quindi necessitevole di una ben aggiore forza lavoro. La Famiglia di Morelli Giuseppe, risulta ora essere cosi’ composta: Morelli Giuseppe, anno di nascita 1757 Rosa, sua Moglie, anno di nascita 1764 Cristofaro, anno di nascita 1788 Rosa, moglie di Cristofaro, anno di nascita 1783; Madalena, anno di nascita 1790 Maria, anno di nascita 1792 Antonio (1794) Tommasa (1796), Domenica ( 1788) Rosa (1802), Vincenzo (pochi mesi) In ordine a queste due famiglie Morelli - quella di Giuseppe e quella di Vincenzo - doveva trattarsi di famiglie e persone certamente parenti tra di loro, ma gia’ residenti nell’ Eugubino da qualche buona generazione se e’ vero che i nomi dei loro Figli tendono a differire piuttosto fortemente, secondo quella che e’ una regola assai ben consolidata in ambito filologico, e dove man mano che nelle Famiglie si inseriscono per matrimonio delle nuove Donne, esse – per quanto riguarda i nomi da dare ai propri figli -- tendono sempre piu’ a “pescare” nell’ ambito delle loro famiglie d’ origine… Quel che e’ certo -- e comunque innegabile -- e’ che pur di nostri parenti anche qui si tratta, come chiaramente ci indicano gli arquisti di alcuni nostri nomi storici di Famiglia, come ad esempio Giuseppe, Maria, Antonio, Paolino e qualche altro. Sempre il Prof Baldelli mi riferiva altresi’ che una sua Antenata, una certa Antonia Morelli (1760 – 1824 circa) aveva sposato Marco Antonio Baldelli di Santa Margherita di Burano, che era un suo diretto ascendente… ormai di nove generazioni. La scarsita’ delle notizie storiche non ci consente di poter tentare alcuna seria o comunque ragionevole ipotesi di collegamento diretto od anche piu’ o meno immediato alla storia della nostra Famiglia, la qual cosa - invero - sarebbe una ipotesi a dir poco davvero temeraria… Nell’ ambito della nostra Famiglia, comunque… e’ innegabile una forte propensione e un forte fascino della nostra Gente verso l’ Eugubino…e dove nel tempo devono essersi avuti anche diversi matrimoni… e cio’ con particolare riferimento sia alla localita’ di Villamagna -- piu’ volte menzionata, come un importante centro di interesse, da parte dei nostri Vecchi del posto, e da alcuni miei zii -- come anche frequentemente nominati erano anche le localita’ di Santa Maria e di San Bartolomeo di Burano, e contrade del Buranese piu’ in generale. Un’ attrazione, per cosi’ dire “fatale” della nostra Famiglia con queste localita’, che invero non ha uguali ne’ con altre localita’ dell’ Eugubino (come ad esempio, con Padule, San Marco o anche Cipolleto)… e neanche con paesi oltre il Buranese, come ad esempio con Pietralunga o Cagli. Gente veramente schietta… Gente veramente vera… e’ sempre stata quella delle nostre Campagne… come anche quella del Buranese… Onesta, leale… e di sincera Amicizia… Leale, Schietta e Sincera… Amorevolissima sempre…e di cui tu assolutamente ti potevi e ti puoi tuttora fidare… Penso che questo abbia costituito un elemento fortemente attrattivo – anche per le Donne che entravano nelle nostre Famiglie -- come se si fosse trattato di una potente, anzi proprio direi potentissima calamita… Stanti le lontane origini della nostra Famiglia di Pastori della Maremma toscana… e’ ovvio che la Pastorizia e le Pecore prediligevano i grandi spazi, che fossero pero’ relativamente liberi da altre attivita’… e dove quindi si sviluppera’ anche un’ agricoltura relativamente povera, e in ogni caso di complemento a quella che doveva essere la primordiale attivita’ pastorale… Le generazioni e generazioni che si sono poi succedute nell’ ambito di un determinato territorio, con matrimoni tutti o quasi tutti locali… dove frequenti erano i matrimoni anche tra secondi cugini… e a volte anche tra primi cugini… han chiaramente fatto si’ che indipendentemente dalle persone… si stabilisse anche una certa Anima del Territorio… un’ Anima vivida… vibrante… e pulsante di Vita… Siamo – Signore e signori miei carissimi -- al Karma del nostro Territorio… o meglio al Karma della nostra Gente… che fa proprio un tutt’ uno con quella del suo Territorio… Questo del Karma… o se vogliamo… della attrattiva storica anche da parte della nostra Famiglia a intessere rapporti e a contrarre matrimoni con persone di determinate zone, piuttosto che di altre… e’ uno di quegli altri elementi che io stesso avevo lasciato deliberatamente aperto… appena qui sopra, parlando del Giuseppe Morelli… in cio’ comunque ripromettendomi di tornarci su piu’ avanti… cosa che ben volentieri, quindi, desidero fare adesso… Elementi forse a prima vista labili e imponderabili quanto si vuole… ma pur sempre importanti, anzi importantissimi nei meandri comportamentali della Psiche Umana… dove tante giovani Spose si sono sentite molto piu’ a loro agio nell’ ambito di determinati ambienti a loro familiari e anche di determinate Famiglie… piuttosto che in altre; anche se visibilmente alcune di queste ultime potevano mettere sulla bilancia… un ben piu’ elevato lustro e benessere sul piano piu’ tipicamente economico e patrimoniale… Cerchiamo di percorrere, idealmente questo itinerario… di diverse famiglie di Pastori che nelle loro originali migrazioni dalla Maremma toscana risalgono le vallate dei fiumi e dei torrenti per insediarsi in zone povere si’, ma anche relativamente libere da altri occupanti… Greggi e Famiglie che si insediano in determinati territori… e che quindi con il tempo finiscono con il diventare “Famiglie Storiche” dei luoghi… Crescono le famiglie e cresce anche la popolazione sul territorio, in misura di quanto il territorio stesso puo’ offrire, in termini soprattutto di pascoli… e quindi di sussistenza delle persone stesse che vivono sul territorio… E qui lo sviluppo dell’ attivita’ agricola molto ben si inquadra nell’ ambito di queste locali economie, che quindi pure crescono e si espandono. Mi riferisce il Prof. Luca Baldelli che la sua nonavola Antonia Morelli… era figlia di Ubaldo Antonio Morelli e di Anelli Mariangela, della famiglia dei “Gufi”, un appellativo che quella Famiglia conserva pure al giorno d’ oggi. Ma Ubaldo e Antonio, come del resto anche Angelo, Angela e Mariangela, sono dei nomi storici della nostra Famiglia, dove tra l’ altro abbiamo poi avuto anche un ramo a noi cadetto, quello dei cosidetti “Balducci” di Villa Col de’ Canali… e NON a caso tutti questi nomi ricorrono nel ramo dei cosidetti “Balducci”, dove ricorrente e’ anche il nome di Bartolomeo che abbastanza palesemente, ormai, ci rapporta al toponimo di San Bartolomeo di Burano.. Troppe, troppe, troppissime coincidenze per apparire casuali… E’ ben chiaro, a questo punto, che questi Morelli dovettero essersi insediati, e magari anche da tempo, pure nell’ Eugubino e nel Buranese in modo particolare… dove i due rami hanno poi finito con l’ arquistare – in parallelo – i nomi dei comuni Genitori e Progenitori… Si trattava, in entrambi gli insediamenti . quello Villante e quello Buranese, di zone neanche poi piu’ tanto di alta collina, bensi’ di montagna… altamente favorevoli all’ attivita’ pastorale… e che pur offrivano degli ampi e comodi spazi… dove veniva regolarmente “arcavato ‘l Ranco…” cioe’ dove venivano disboscati dei nuovi terreni, che venivano quindi sempre piu’ destinati all’ attivita’ agricola… mentre le pecore e le capre potevano comunque aver agevole accesso a spazi altimetricamente piu’ elevati… spingendosi quindi piu’ in alto o molto piu’ in alto. Il parallelismo esistente nei nomi di famiglia, mi lascia presumere che gia’ in generazioni pregresse qualche ramo della nostra Famiglia si fosse poi spostato nell’ Eugubino, o nel caso del Morelli Ubaldo Antonio ed altri… anche nel Buranese. Generazioni pregresse, si’… pero’ non di tanto o tantissimo tempo… perche’ altrimenti il legame si sarebbe affievolito… e i nuovi nomi di battesimo che man mano entrano nel circolo delle Famiglie, per via dei matrimoni e delle acquisizioni femminili finiscono progressivamente con il diluire sempre piu’ l’ elemento autoctono e ricorrente… in favore dei nomi nuovi e comunque sempre piu’ diversi, fino a perdere qualsiasi visibile legame, oltre ovviamente alla semplice etichetta del Nome di Famiglia…. E’ l’ esempio, questo, del Ceppo dei Morelli di Costacciaro, di cui si dira’ nel prossimo capitolo… e dove dei loro nomi di battesimo… non ce n’ e’ neppure uno che abbia a coincidere con quelli della nostra Famiglia… Un segno evidente, questo, che i due ceppi fossero gia’ ben distinti e diversi… fino almeno dal XIII secolo, al tempo della costituzione della famosa Universita’ degli Uomini Originari di Costacciaro. Nel caso del Morelli Ubaldo Antonio… di storico nella nostra Famiglia non c’ e’ solo il nome di Ubaldo… ma c’ e’ anche quello di Antonio… in cio’ debitamente ricompreso anche quel Morelli Antonio mancato… che poi sarei io stesso… Nato com’ ero il 17 gennaio… giorno appunto di S. Antonio Abate… vi fu grossa discussione quel giorno tra la mia diletta e amorevolissima Nonna la Filippini Ottilia, -- detta Otilde – la Mamma di mio Padre… e mio Padre stesso. Sosteneva infatti mia Nonna che Antonio era un nome non solo storico della nostra Famiglia, ma che Sant’ Antonio era poi il nostro Santo protettore… e non solo degli animali, ma anche dei Contadini e delle Genti, comunque, che lavoravano e vivevano sulla Terra. E non e’ affatto un caso se al Sant’ Antonio, ovviamente Abate… e’ pure dedicato uno dei Tre Ceri di Gubbio… Ma mio Padre… forse gia’ in qualche modo intuendo i tempi che da li’ a breve sarebbero cambiati… non volle dar retta alla propria Madre… Volle invece mettermi il nome di Ezio… perche’ il suo Maestro gia’ in terza elementare… gli aveva parlato di Ezio questo valoroso Generale Romano… della Gens degli Aetii… il qual nome – cosi’ pensava mio Padre – avrebbe potuto darmi maggiore lustro e carisma… rispetto a quello di Antonio… Santo si certamente… ma, poveretto… con la tonaca sgualcita e in piu’ punti rattoppata del Povero Frate di Campagna… e sandali essi stessi che solo a vederli sembrava che si perdessero a pezzi… Fu cosi’ che mio Padre, scartato il nome di Antonio, volle chiamarmi Ezio… Perche’ quel nome gli evocava ben maggior lustro e gloria. Mia Nonna, comunque, nonostante la sua cocente delusione… mi volle subito un gran bene… e me ne volle gran tanto, tanto…pur in quei pochi mesi, che lei – poverina - sopravvisse alla mia nascita… Ad ogni modo, tornando alle informazioni gentilmente fornitemi dal Prof. Baldelli… la corrispondenza filologica dei nomi… mi attesta chiaramente il legame di parentela… forse anche di alcune generazioni con i suoi diretti Antenati… ma per me neanche di tante o tantissime…Riterrei, ragionevolmente, di qualche tre o forse quattro genera= zioni… Un tempo, comunque, dove il rapporto di parentela era ancora molto saldo e e sentito… e dove, stando alle testimonianze dei nostri Anziani… a quei tempi ci si rispettava tra parenti… anche al livello di sei o piu’ generazioni… Comunque siano andate storicamente le cose… e’ comunque gran bello poter riflettere sul seguente, e quanto mai possibile scenario… Anno 1780 circa… una Rampolla della nostra Famiglia… la Morelli Antonia, figlia di Ubaldo Antonio Morelli…e della Anelli Mariangela… che va in Sposa al Giovane Marco Antonio Baldelli, un suo Compaesano di Santa Margherita di Burano… Passano quindi due secoli… e verso il 1970 ecco una seconda Morelli Antonia… anche questa si’… e sicuramente della nostra Famiglia dei Morelli di Villa Col de’ Canali… che va pure in Sposa a un Giovane, se non vado errato, di Santa Maria di Burano, ancorche’ gia’ allora residente in quel di Villa Col de’ Canali, proprio come lei… Una Storia quindi che si ripete?... Potrebbe anche darsi… Sta comunque di fatto che anche se quel giovane non si fosse trovato ad abitare nella stessa zona… ma se quella Ragazza l’ avesse comunque incontrato… magari ad una di quelle tante feste da ballo di paese… quel che e’ certo e’ che i due si sarebbero ugualmente conosciuti e sposati… dato che sono sempre e comunque le Donne… ad essere esse stesse delle forti, anzi fortissime Portatrici di Karma… Il Karma chiaramente essendo il senso della Tua Storia… il senso della Tua Famiglia… e il Senso stesso… del Tuo Territorio… e del Tuo stesso Essere… Oggi noi lo chiameremmo il DNA o anche il Codice Genetico… che esiste per tutti noi, Persone… Animali e Cose… e che e’ parte integrante del tuo Magnetismo personale… che ti attrae verso determinate persone e determinate direzioni… mentre invece ti repelle e ti respinge da altre persone… come anche da altri luoghi o cose… Una sorta di Karma della mia Famiglia…e’ quello che mi fa propendere verso questo ipotetico scenario… certamente fantasioso quanto lo si vuole… ma che i fatti storici – almeno quelli al momento disponibili – al momento non escludono… e forse neanche lo escluderanno mai… E in ogni caso, comunque – e a prescindere da come siano andate effettivamente le cose - a volte… il bello e’… anche solo sognare… Al momento, quindi, non si puo’ affatto escludere che la Morelli Antonia di cui parla Luca Baldelli… nata nel 1760… possa ben essere una Parente, e neanche poi tanto alla lontana di Luigi Morelli, il mio trisavolo (verosimilmente nato verso il 1755-60) e una Parentina quindi… anche del suo fratello Giuseppe Morelli, nato nel 1764 e poi emigrato verso Gubbio. Ad ogni modo, la Morelli Antonia, verosimilmente sposatasi verso il 1780-1785 (cioe’ all’ eta’ di 20-25 anni)… non e’ affatto da escludersi che in occasione del suo Matrimonio… il giovane Giuseppe Morelli (allora ventenne o giu’ di li’…) possa aver conosciuto la sua giovane futura Sposa – ovviamente eugubina – e possa quindi essersene innamorato… per poi sposarla appena qualche anno dopo, magari verso il 1790… Questo, dico… se e’ vero che gia’ nel settembre dell’ anno dopo (1791)… i due Sposetti ebbero il loro primo figlio, di nome Francesco… A questo punto, una possibile indagine su questa prima Moglie di questo Giuseppe Morelli, poi emigrato a Gubbio… potrebbe benissimo portarci a degli elementi quanto mai utili, in un senso come anche nell’ altro… Al momento non e’ neanche affatto da escludere… che la Antonia Morelli, possibile Parentina di Giuseppe… possa aver indirettamente svolto il ruolo di involontario “Cupido” nel far conoscere a Giuseppe la sua giovane Sposa… e di conseguenza aver svolto un certo ruolo… anche in quello che poi sara’ il successivo trasferimento di Giuseppe nell’ Eugubino…dove tra l’ altro gia’ da tempo trovavasi anche un Ramo della sua stessa Famiglia… che quindi, in un certo senso, gli avrebbe gia’ costituito – ammesso che ce ne fosse stato il bisogno -- anche una bella base d’ appoggio… L’ ipotesi, come gia’ detto, e’ certamente ardita… e per molti versi anche fascinevole… pero’ al momento essa resiste assai bene ai fatti… e non fa assolutamente una piega. Non solo… Ma quando questa a dir poco “fantasiosa” -- o se vogliamo “fascinevole” -- storia… la conoscera’ anche la mia parentina – sia pur ormai piuttosto alla lontana -- la Antonia Morelli della Villa… tanto per intenderci… con tutta probabilita’ ne restera’ anche lei piacevolmente sorpresa e impressionata… e magari anche attratta nel vedere lei stessa come la nuova Protagonista… anzi, per meglio dire, come la “reincarnazione” di una bella Storia d’ Amore… Che era gia’ nel Tempo e nella Storia … e che con lei e’ quindi tornata… Ad una nuova… e ben piu’ giovane luce!... 19. La Famiglia dei Morelli di Costacciaro Il Professor Euro Puletti, brillante appassionato e studioso della nostra storia locale… alcuni mesi or sono, nel corso di una sua visita al Cimitero di Costacciaro, trovo’ una Cappella di Famiglia che appariva piuttosto dimessa, malandata, e necessitevole di manutenzione. Sembrava, a tutti gli effetti, trattarsi di una cappella abbandonata. All’ interno c’ erano due sole tombe: l’ una con la sepoltura di un Fante, di nome Vittorio Morelli, morto in guerra poco piu’ che ventenne… e poi quella di un tal Filiberto Morelli che, a detta del Professor Puletti doveva essere il Padre… Euro mi chiese se io conoscevo questi due Morelli… ma pur con tutto lo spremere di meningi… io non sono riuscito a localizzarli, almeno tra gli abitanti della Villa… Per uno strano, anzi stranissimo gioco della Fortuna… un bel giorno nella Country House di Villa Pascolo, nel Maggio 2012, giunse la telefonata di un Signore americano, un tal Gerry Morelli che chiamava dal Michigan, e che voleva prenotare due camere per alcuni giorni del successivo mese di giugno. La Proprietaria della Struttura, chiamo’ allora Caterina (alias Rina), la mia Sorellina… che vedi caso lavorava occasionalmente li’… che quindi ben conosce l’ inglese… e poi… quando i due hanno saputo che avevano entrambi lo stesso cognome… essi hanno subito cominciato a familiarizzare, gia’ da quel loro primo contatto telefonico. Alla data stabilita, Gerry Morelli, la sua Signora e anche altre due Signore che dovevano essere una la Sorella di lui con la figlia… si presentarono a Villa Pascolo… e furono subito accolti da mia Sorella Rina… che quindi fece loro anche gli Onori di Casa… e cosi’, gia’ all’ indomani, lei li accompago’ a Costacciaro, e quindi in Comune per ricercare le notizie della loro Famiglia, che era ormai estinta a Costacciaro e anche da tanto tempo… Rintracciarono cosi’ la loro Casa Atavica su Corso Mazzini… che pero’ fu per loro una mezza delusione, visto che era non solo piccolina… ma anche assai mal ridotta… Nulla invece riuscirono per le terre… visto che da noi le terre sono tutte spezzettate in piccoli appezzamenti, frutto di molteplici frazionamenti e divisioni… intervenuti tra familiari nel corso di piu’ secoli… Questo Gerry si mostro’ comunque assai ben preparato… snocciolando a memoria Nomi, Date ed Eventi della sua Famiglia… E cosi’ a mia Sorella lui riferi’ che il Capostipite di questi Morelli di Costacciaro era un certo Michele Morelli, morto, se non erro, nel 1841. Michele aveva tre figli maschi: a) FILIBERTO, detto Filippo... che poi era il Padre del Fante Vittorio. Oltre a Vittorio, egli aveva degli altri figli o figlie, che sono poi tutti emigrati da Costacciaro, ed i cui discendenti ora si trovano per lo piu' a Magliano Sabino, in provincia di Viterbo. Altri sono sempre nell' Alto Lazio, e in Umbria, nei pressi di Narni... Altri discendenti ancora sono stati rintracciati verso Perugia... ed ancorche' telefonicamente contattati da mia Sorella Rina... non si sono fatti vivi per conoscere questi loro parenti venuti dagli USA. b) CARLO, emigrato poi nel Michigan... Lui e' il Padre di Gerry che e' venuto con la moglie e se non erro con la Sorella e con la figlia di lei. Mi ha detto la Rina che erano in quattro persone... Lui, unico uomo, piu’ tre donne. Di questo MORELLI CARLO di Costacciaro, il mio carissimo parentino Gian Carlo Morelli ci riferisce che era emigrato a Iron Mountain, nel Michigan, il 13 Agosto 1899; che al tempo lui aveva 30 anni, che era sposato, e che di professione faceva il carpentiere. Sempre dalle sue ricerche condotte su ellislibertyfoundation… risulta che questo Morelli Carlo era stato richiamato da un suo Zio, di nome Giuseppe Viola. Gian Carlo ci riferisce inoltre di aver incontrato – nel corso della sua ricerca – degli altri Morelli di Costacciaro, sui quali pero’ lui non si e’ soffermato, visto che l’ obiettivo suo primario era quello di ricercare notizie sui Morelli di Villa, ai quali appartiene la sua stessa Famiglia. Tra questi Morelli di Costacciaro ci sara’ comunque anche il nome di Benedetto… e forse anche qualche altro, appartenente pero’ a qualche ceppo parallelo a quello del Morelli Michele… visto che anche qui, tra i Morelli di Costacciaro… si trattava di una Famiglia anch’ essa fortemente prolifica… Non e’ quindi assolutamente da escludersi che ci possano essere – magari anche in un futuro abbastanza prossimo -- degli altri Morellini in giro, riconducibili al Ceppo dei Morelli di Costacciaro, e cio’ non solo e non gia’ tra quelli poi emigrati nelle Americhe… ma anche – e molto verosimilmente – tra quelli poi emigrati verso il Fabrianese e magari anche verso Sassoferrato. Potrebbe essere – forse - un semplice caso di Omonimia… ma questo MORELLI CARLO qui di Costacciaro, doveva con tutta probabilita’ essere un nome anch’ esso piuttosto storico e ricorrente della sua Famiglia… come del resto dei bei nomi Storici della Famiglia… erano anche quei Morelli Carlo che abbiamo trovato – e anche in piu’ occasioni -- tra i Morelli di Villa ex-Tomasso (con Carlo, suo figlio, quasi certamente il primogenito) e quindi tra quelli ex-Tomassino. Anche se questo legame, dal punto di vista piu’ prettamente storico, mi appare, al momento, piuttosto labile… la forte sensazione che a me deriva dal cosidetto “fiuto” dei Morelli… cioe’ a dire dal Karma della Famiglia… mi lascia propendere invece verso un legame molto piu’ forte e stabile di quanto all’ apparenza non possa sembrare… anche se un conto sono le cose che io stesso posso ragionevolmente dire come Morelli, lo Storico della Famiglia… e ben altre -- invece -- sono quelle che io stesso mi sento, dentro di me… di poter e di dover dire… come Membro io stesso della Famiglia. Sono ragionevolmente certo, comunque, che tra questi Morellini, Figli ed Eredi dei Morelli di Costacciaro… potrebbero esserci – e forse anche ben presto – delle interessanti novita’… visto e considerato il canale, che resta tuttora aperto… su questo interessante Ceppo – quello dei Morelli di Costacciaro -- che quindi, e a tutti gli effetti e’ certamente da considerarsi a noi parallelo… c) BENEDETTO, pure emigrato negli USA, dapprima nelle miniere di ferro del Michigan e quindi trasferitosi in California. Dice Gerry che i figli e i discendenti dello zio Benedetto sono persone molto strane, e che con loro non hanno piu' rapporti... Questa in sintesi e' la famiglia degli ascendenti e dei consanguinei del Fante Vittorio. La Cappella nel Cimitero di Costacciaro e' ormai con certezza… quella dei discendenti di Filiberto (detto Filippo), il Padre del Fante Vittorio... e la seconda delle salme che vi sono sepolte e’ con assoluta certezza, quella di Filiberto stesso... mentre poi tutti gli altri posti sono vuoti. Cio’ significa che tutti gli altri discendenti di Filiberto (alias: Filippo) se ne sono andati, chi per un verso e chi per l' altro... per trovare una migliore fortuna altrove... Dice comunque Rina che quei Signori Americani, tutti della Comitiva… sono rimasti molto delusi quando hanno trovato la loro casa d' origine molto modesta li' sul Corso... e ancor piu' delusi… dal fatto che non hanno piu’ trovato traccia alcuna delle loro terre... Ma questi Poveretti forse non hanno mai saputo che i Morelli sono ormai un' autentica Galassia che - senza neanche andare molto a fondo, e limitandoci magari alle ultime 4/6 generazioni - raggiunge ormai la ragguardevole cifra di almeno un migliaio di persone; ormai quasi tutte via da quel di Costacciaro, Villa Col de’ Canali compresa... Dall’ analisi dei nomi che ci ha fornito Gerry e’ stato possibile trovare - grazie al nome di Carlo - una prima corrispondenza con analoghi nomi dei Morelli della Villa… Segno evidente, questo, che pur evidentemente entrambi provenendo da uno stesso identico ceppo… come denota chiaramente il comune Cognome, e quindi il nome di Carlo… e quindi anche la condivisione di molti valori (come il forte attaccamento alla Famiglia, nonche’ alla terra d’ origine…) la separazione dei due Ceppi deve essersi prodotta diversi secoli or sono… come denota l’ assenza – almeno al momento - di altri elementi che possano dirsi di collegamento tra i due ceppi. Eppure… eppure… eppure… Per quanto possa sembrare labile o lontano… un altro bel collegamento tra i Morelli della Villa e quelli di Costacciaro… e’ venuto recentemente alla luce… bello… chiaro… e anche possente! Da diversi documenti di Anagrafe del Comune di Costacciaro, per lo piu’ denunce di decessi intervenuti per lo piu’ nella seconda meta’ dell’ ottocento… su circa una trentina di documenti esaminati, e relativi a decessi di membri di Casa Morelli… in ben due terzi di essi vi compariva il nome di Filiberto Morelli, residente in Costacciaro, e di professione Calzolaio… che in quegli Atti interviene o in funzione di Denunciante, oppure – e piu’ frequentemente – in funzione di Testimone. Un segno evidente, questo, della comune, lontana appartenenza ad una stessa, identica Famiglia… Certo, qui, possono aver giocato a favore degli elementi logistici e contingenti, come ad esempio la presenza in loco del lontano parente… oppure la sua immediata reperibilita’, nella bottega del calzolaio sul Corso, e quindi anche a pochi passi dal Comune. Ma c’ e’ anche di piu’… Prima di Filiberto, ad intervenire in questa triste quanto lo si vuole… ma pur sempre necessaria funzione… c’ era stato, e anche in piu’ occasioni, il Padre di Filiberto… Michele Morelli, e cio’ nella prima meta’ dell’ ottocento. Sara’ bene al riguardo far notare che da quando e’ stata istituita l’ Anagrafe, attorno al 1780 o giu’ di li’… quando non esisteva ancora alcuna forma di modulistica comunale… e gli Atti (anche quelli di morte) venivano tutti redatti in forma di “Verbale” su dei comuni fogli… il buon Michele Morelli, verosimilmente calzolaio pure lui, ancorche’ con un po’ di terre anche lui da coltivare… deve essersi anche lui prestato a questa mesta funzione, per lo piu’ a titolo di favore verso i suoi lontani parenti… o magari – e se vogliamo -- verso i suoi stessi Clienti… Orbene, tornando alle tradizioni di Famiglia anche di questi Morelli di Costacciaro, in cio’ ricompresi anche quelli emigrati in America – ma che sentono forte e potente – il richiamo della loro terra di origine… resta comunque innegabile quel forte senso di appartenenza territoriale, e la notevole tradizione di Famiglia di cui alcuni appartenenti ai predetti Morelli di Costacciaro, membri del ramo USA, hanno dato recentemente prova, venendo non solo a visitare Costacciaro come Paese, ma anche e soprattutto a ricercare le comuni origini e la storia (o meglio le “radici” stesse) della loro Famiglia. Trattandosi non solo di valori condivisi, ma che chiaramente denotano un forte comune denominatore… questi elementi mi han fatto sensibilmente propendere verso una quanto mai certa origine comune, ancorche’ molto lontana nel tempo… anche di quei Morelli di Costacciaro che altrimenti resterebbero assolutamente isolati, e cio’ in uno scenario che altrimenti sarebbe del tutto o almeno quanto mai improbabile. Mia Sorella Caterina Morelli, che ha avuto la possibilita’ di passare con Gerry e con i suoi Parenti Americani diverse ore in occasione della loro visita, raccogliendo anche tutta una serie di informazioni su di loro -- informazioni che essi comunque hanno sempre ben volentieri a lei partecipato -- essendo lei tuttora in contatto con loro… potra’ eventualmente darci degli ulteriori ragguagli che potro’ eventualmente pubblicare nel corso di un quanto mai possibile, futuro aggiornamento a questo stesso scritto. Come gia’ fatto presente piu’ sopra, questi due Ceppi dei Morelli… quello della Villa e quello di Costacciaro devono essersi divisi alcuni secoli addietro, e ben prima – quindi – della Costituzione dell’ Universita’ degli Uomini Originari di Costacciaro… se e’ vero che gia’ tra i suoi primi Condomini c’ erano gia’ ben due Ceppi dei Morelli, che molto verosimilmente dovevano essere quello della Villa e quello di Costacciaro. Ma c’ e’ ancora di piu’… Se noi ora consideriamo i nomi di battesimo di questi Morelli di Costacciaro – parlo ovviamente di quelli al momento disponibili con certezza, e quindi gia’ storicamente accertati -- noi notiamo che questi nomi sono: Michele, Filiberto, Carlo, Benedetto e Vittorio (quest’ ultimo figlio di Filiberto, alias “Filippo”). Di questi cinque nomi, pero’… solo quello di Carlo ci risulta comune ad uno dei rami del Ceppo dei Morelli di Villa, e per giunta si tratta di un nome, esso stesso, che e’ ben consolidato e storico nella Famiglia. Gli altri quattro nomi, invece, non appartengono alla tradizione dei Morelli di Villa, per cui e’ oltremodo ragionevole supporre che questi nomi siano entrati nel novero dei Morelli di Costacciaro per via di alcune Donne, entrate in Casa Morelli come Spose , le quali pero’ ai loro Figli hanno poi messo dei nomi – come del resto era usanza diffusa, gia’ allora -- pescati, per riacquisto, nelle loro stesse Famiglie di Origine. La notevole sproporzione di ben quattro a uno tra i nomi di battesimo cosidetti “importati” e quelli invece autoctoni della Famiglia Morelli, complessivamente intesa nei due Ceppi… ci autorizza a pensare che la divisione tra questi due Ceppi deve essersi prodotta tanto, ma tanto tempo addietro in ragione di alcuni secoli almeno. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, questa ci appare la sola Conclusione logica al momento possibile , che potra’ essere eventualmente modificata solo a seguito di un cospicuo afflusso di nuovi dati che, al momento, non ci e’ praticamente possibile reperire… 20: Diretti Eredi e Discendenti degli Etruschi, i Morelli migrano e si espandono: I Morelli… e l’ Abbraccio del Mondo!... Sempre altamente positivi nei loro Pensieri e nelle loro Scelte di Vita… Amanti della Famiglia, della Proprieta’ ma soprattutto del duro Lavoro… i Morelli sono sempre stati degli intraprendenti… degli altruisti… che sempre si mettevano a disposizione dei poveri e dei piu’ deboli… in cio’ guadagnandosi – sempre e comunque -- stima e rispetto dovunque sono andati… Non li hanno mai spaventati i sacrifici… quando il fine era nobile o comunque positivo per le loro Famiglie… e cosi’ essi si spostavano anche da un posto all’ altro… quando c’ era la possibilita’ di una sistemazione migliore. Da originarie Famiglie nomadi di Pastori, prima ancora di stabilirsi nella Maremma Toscana… molto verosimilmente essi erano provenienti dall’ Anatolia, una Regione della odierna Turchia… Infatti e’ ormai storicamente accertato che e’ proprio da quei remoti luoghi dell’ Anatolia… che provenissero gli stessi Etruschi. Recenti ricerche condotte comparando i DNA di stabili residenti di alcuni paesi dell’ odierna Turchia, con quelli ugualmente stabili e da diverse generazioni residenti in alcuni luoghi della Toscana, tra cui Volterra… hanno portato a dei risultati sorpendenti e con un elevato coefficiente/ grado di corrispondenza, si’ da rendere ormai storicamente accertata… la provenienza degli Etruschi da alcune zone dell’ Anatolia, ed in particolare da Izmir (Smirne), se non andiamo errati… Un’ antica, inveterata Civilta’, quella degli Etruschi… che se poi ha prodotto gioielli e manufatti di rara bellezza e che il Mondo tutto ci invidia… e’ pur sempre basata sulla Pastorizia e sull’ Allevamento del Bestiame, e quindi sull’ Agricoltura, ma solo come attivita’ complementare. E cosi’ in quella antica Civilta’… forte, forte, fortissimo e altamente radicato nell’ Animo di quelle Genti… era il culto del Mistero… cosi’ come altrettanto forte e possente era anche, tra quelle antiche Genti… la paura e il timore reverenziale dell’ Aldila’… E da qui anche il grosso, immenso Potere della Casta Sacerdotale… che sapeva incutere paura su paura… in pratica concentrando su se stessa… tutto e dico tutto… il potere politico di allora. Dagli Etruschi, ai vicini Umbri… ai Sanniti e in genere a quegli antichi popoli che vivevano prevalentemente di pastorizia… si diffondono poi sostanzialmente le stesse credenze, le stesse sostanziali divinita’, che pero’ cambiavano solo di nome, in funzione di diverse realta’ locali. Tutte e dico tutte queste Divinita’… poi spazzate via e assorbite dal Cristianesimo… che con la lusinghevole promessa della Vita Eterna… ha quindi avuto facile gioco nell’ entrare -- e proprio da autentico Padrone – negli Animi e nei Cuori della Gente… Ho ritenuto doveroso fare questa piccola “digressione” per dimostrare in concreto il filo logico e consequenziale… che idealmente unisce – nei millenni e nei secoli - le antiche Civilta’ della Mesopotamia, che poi dall’ Anatolia, sempre spostandosi per via di terra – al seguito delle loro greggi - sono confluite nella Civilta’ degli Etruschi… e quindi in quella dei loro diretti discendenti… che sono poi i Pastori della Maremma… Da qui, come gia’ fatto debitamente presente altrove… anche gli antichi Progenitori dei Morelli si sono poi spostati un po’ in tutte le direzioni, dapprima alla ricerca di migliori e piu’ abbondanti pascoli per le loro greggi… e quindi – ultimamente – alla ricerca di migliori condizioni di vita o di progresso per le loro Famiglie e per i loro Discendenti… Hanno pero’ mantenuto fede, nel tempo, anche i Morelli – come del resto han fatto anche tutti gli altri loro Compagni di Viaggio, tra cui i Rughi, i Bucciarelli, i Pambianco, i Filippini, i Coldagelli, i Bellucci, i Pace e tanti e tanti altri… han sempre tenuto fede – dicevamo - a quella che era la loro principale caratteristica… quella cioe’ di essere un popolo di “migranti…” A. Le Migrazioni Primordiali I Morelli di tutte le salse e di tutte le merende, di tutte le terre e di tutte le latitudini – e non gia’ quindi, i soli Morelli dell’ Alta Umbria – dovevano essere, molto verosimilmente, tutti provenienti dalla sterminata Maremma, in cio’ intendendosi non solo quella che oggi si chiama ancora la Maremma Toscana… che quindi sarebbe oggi solo la parte centrale di un territorio che, in tempi pregressi, doveva verosimilmente essere molto, ma molto piu’ vasto… Questo territorio, sempre molto verosimilmente, doveva comprendere, oltre ad un nucleo centrale, che certamente va a coincidere con l’ attuale Maremma, anche una vasta fascia limitrofa -- o se vogliamo “di rispetto” -- cioe’ un grande territorio per cosi’ dire “di espansione” che noi possiamo chiamare la “Grande Maremma”. Questa, con tutta probabilita’ -- e sulla base della penetrazione stessa degli Etruschi -- arrivava a comprendere delle vaste zone limitrofe, disabitate o magari scarsamente abitate, verosimilmente dal Mar Tirreno fin quasi all’ Appennino… e verso sud, magari, fino all’ Agro Romano, e forse ancor piu’ a sud, fin verso l’ Agro Pontino… Cosi’ – almeno -- io ragionevolmente me la raffiguro… la mitica… la vivida… e la lussureggiante Mamma delle nostre ataviche Genti… la “Grande Maremma!...” Si’ che c’ e’ tanta, tanta… tantissima verita’ in quella colorita espressione… tipicamente, tipicamente Toscana… anzi direi tipicamente “Maremmana…” di: “Ma-re-mma Ma-iala!...” La maiala, ovvero sia la scrofa… che sguazza e che “fa troscia” nel fango… ma che pure e’ generosa, anzi generosissima d’ Amore e di Vita… nel partorire e nell’ allattare i propri piccoli… che lei pero’ vuol far crescere sani e forti… e che per questo li porta “a far troscia” con lei… per irrobustirli… e anche per dotarli dei necessari anticorpi!... Orbene, tornando ora ai nostri primordiali Morelli… nati e cresciuti in Maremma… ma che poi da li’ si sono espansi nei secoli un po’ in tutte le direzioni… mi autorizza a questa ragionevole supposizione della “Grande Maremma”, la forte concentrazione dei Morell che noi troviamo non solo giu’ fino a Roma, ma anche oltre… cioe’ verso Napoli… di popolazioni, esse stesse, gia’ da tempo stabilite nei luoghi… si’ da finire col diventare proprio un tutt’ uno, con i luoghi stessi. Queste originarie famiglie di Pastori, stante la loro forte prolificita’, dalla Maremma Toscana si devono dapprima essere estese… un po’ dovunque, nei territori viciniori, fino ad una completa o quasi completa saturazione del territorio. Successivamente, stante sempre la loro notevole prolificita’, devono essersi estese, in secoli e secoli successivi… in zone anche ben oltre l’ Appennino. I Morelli, ad esempio, che numerosi troviamo oggi anche in Abruzzi, ma anche a Roma e a Napoli, dove con il tempo si sono poi in buona parte “urbanizzati” sono assai sintomatici di questa estensione o se vogliamo di questa vera e propria “esplosione” demografica, per cosi’ dire a ragnatela. E il sistema di penetrazione mi pare essere assai chiaro e lineare… e anche quanto mai semplice e razionale. Essi, infatti, fortemente temprati nel corpo e nello spirito – Figli come sono della povera ma pur sempre amorosissima “Maremma Maiala”… spostandosi un po’ dovunque, al seguito delle loro greggi… intanto con i greggi e le pecore… non solo essi mangiavano: latte, formaggio e carne ovviamente di pecora, agnello e montone… ma con le pelli essi pure si coprivano, proteggendosi cosi’ molto efficacemente, dalla pioggia e dal freddo… Maglie piuttosto rozze di ruvida lana filata – sottoprodotto, questo, del manto “pecorino” -- calzetti pure a maglia di lana filata, giacconi di pelle, magari rozzamente cuciti… che pero’ ben bene riparavano dal freddo… e quindi i cosciali che si mettevano immanca= bilmente sopra i pantaloni, specie d’ inverno quando si andava nel bosco a far la legna… oppure in campagna… specie per potare le viti, e a tagliare le siepi e le piante. I giubbotti di pelle di pecora che ancora alcuni decenni fa portavano i pastori delle nostre Montagne… ed i cosciali che molti miei zii… regolarmente usavano ancora fin verso il 1950… sono elementi altamente significativi, e che ben denotano una forte e ben consolidata linea evolutiva… Per calzature di quei nostri lontani progenitori, noi troviamo prevalentemente gli zoccaroni, cioe’ gli zocchi di legno, con tomaia di pelle di bue, rozzamente conciata… non certo edificanti da vedere… ma certamente ben caldi all’ interno, felpati com’ erano, internamente, con la piu’ morbida pelle di pecora, con la lana intelligentemente rivolta all’ interno… Risolte cosi’ efficacemente le loro basilari esigenze del vivere e mangiare quotidiano, i nostri progenitori – e tra questi immancabilmente anche i Morelli di secoli e secoli addietro -- potevano dedicarsi anche all’ attivita’ agricola, in un regime di ferrea autarchia… Erano cioe’ in tutto e per tutto autosufficienti… E cosi’ loro, con un buon grado di sicurezza gia’ alle spalle, potevano non solo vivere, ma anche crescere e riprodursi anche alla grande, e senza problemi. E qui, l’ autoselezione era la regola; e la morte di un bambino gracilino o malsano… almeno fin verso il 1950 era assimilata - piu’ o meno - a quella di un qualsiasi animale domestico, un cane… un gatto… o magari anche una vecchia pecora. Era, in buona sostanza, una bocca in meno da sfamare… e quindi assai piu’ e meglio accettabile della morte magari di un maiale gia’ abbastanza cresciuto e con l’ ingrasso anche ben avviato… Perche’ la morte del maiale gia’ bello grosso… voleva dire miseria e fame per tutta la prossima stagione… In un siffatto, molto realistico scenario… noi tantissimi Morelli li ritroviamo non solo in Umbria, specie a ridosso dell’ Appennino, dall’ Eugubino, dal Costacciarese, dal Gualdese, dal Nocerino, dal Folignate, dallo Spoletino e anche dal Ternano… il loro passaggio verso le Marche, specie lungo la fascia pedemontana e collinare ad est dell’ Appennino… il passo e’ molto breve, dati anche i valichi in genere molto agevoli lungo la fascia appenninica, che in genere restano attorno agli 800-1000 metri. Agevoli, quindi, anche per essere attraversati da interi Greggi e da Mandrie. Cio’ spiega come i Morelli… noi li ritroviamo un po’ dappertutto, non solo quindi in Umbria, ma anche in zone viciniore delle Marche e degli Abruzzi. Dalle nostre parti, in particolare, l’ attraversamento dal Folignate al Maceratese… dal Gualdese al Fabrianese, come anche quello dal Costacciarese verso Sassoferrato e Arcevia… sono valichi tutti pure molto agevoli; che se si prestano assai bene all’ attraversamento di interi Greggi e di Mandrie… ancor meglio si prestano all’ attraversamento e quindi al passaggio delle Persone… Queste ultime, infatti, se per attraversare le montagne potevano disporre dei cavalli e dei muli… per le loro masserizie e per le Famiglie al seguito… potevano sempre disporre delle tregge, dei birocci, dei carri e dei carretti trainati da animali… Cio’ spiega assai bene le migrazioni primordiali verso l’ interno, valorizzando prevalentemente le fasce pedemontane e le zone incolte o quelle scarsamente o scarsissimamente abitate. Si insediavano, cioe’, la’ dove essi trovavano posto… barattando a volte con l’ elemento locale… i loro prodotti caseari… il loro latte e i loro formaggi… e in cio’ contribuendo grandemente allo sviluppo anche delle povere economie locali, che per lo piu’ si basavano sul baratto.… Non si tratta, qui, di una semplice o magari fantasiosa ricostruzione di sapore romantico; ma per quanto scarsi, questa ricostruzione si basa su dei concordi elementi che, per quanto ormai anche piuttosto labili… ci portano concordemente verso una comune, e ancorche’ lontana origine dalla Toscana, quale centro di irradiamento dell’ attivita’ della Pastorizia, e degli usi e costumi ad essa connessi o correlati. Il famoso (e oggi, magari “famigerato”) Monte dei Paschi di Siena, fondato nel lontano XIV secolo (1.300 circa) era chiaramente una sorta di Cassaforte comune, dove i Pastori mettevano al sicuro i propri risparmi, risparmi che – per altro verso – venivano reinvestiti in operazioni di finanziamento della transumanza… dovunque c’ erano greggi da spostare anche su lunghe e molto lunghe distanze. E quando parliamo di transumanza ci riferiamo non solo agli spostamenti in massa di interi greggi all’ interno della Toscana, o a quelli che dall’ Agro Romno e dall’ Agro Pontino venivano spostati in primavera verso le vette piu’ alte dell’ Appennino e del Sannio… ma anche alla Grande Transumanza, quale e’ quella che si svolgeva dalle pianure della Puglia fin nel Molise e quindi nell’ Abruzzo. Ma anche analizzando talune tradizioni popolari che sono sopravvissute ancor oggi, ai nostri giorni… anche qui vi ritroviamo non solo alla comune origine pastorale… ma vi ritroviamo ancora una concorde origine dalla Toscana… Tipicamente toscani sono infatti i Canti del Maggio… che dopo la parentesi invernale dovevano celebrare il ritorno della Primavera… e quindi ancora il trionfo della Vita sulla odiatissima Morte… Gli stessi Canti e le Tradizioni Natalizie sono larghissimamente tutti ispirati alla vita pastorale, con il suonar delle Zampogne dalla Ciociaria e dall’ Abruzzo… od i vivaci e coloriti Canti della Pasquella – specie dell’ Umbria e delle Marche – tutti legati all’ ambiente pastorale e contadino… che concordemente ci portavano verso l’ allegria del Carnevale… E qui, per estensione, il passo dall’ ambiente pastorale a quello piu’ tipicamente contadino e’ molto breve… per cui alla stessa identica origine sono pure da ricondursi i canti dei bevitori di paese (con famosissimo da noi e’ quello detto de “La Bom-ba Ba’)… ovvero i vividi e vivacissimi Canti dei Mietitori… per non parlare poi dei mitici e formidabili Brinzi Nuziali… che erano degli autentici rituali e inviti… alla Vita e all’ Amore! B. Le Migrazioni intermedie, da Saturazione e da Inurbamento La forte prolificita’ delle antiche Famiglie di Pastori… tra cui “in primis” c’ e’ quella dei Morelli… ha portato le persone dapprima a ricercare nuove terre, praticamente inserendosi in tutte quelle terre che erano sufficientemente agibili, anche in zone di montagna, e dell’ Appennino in modo particolare. Una volta istallatesi le famiglie su di un determinato territorio, e divenute quindi “stanziali” abbiamo gia’ visto, nel primo capitolo, come il pastore abbia poi cominciato a coltivare le terre piu’ comode, in pratica affiancando, alla sua primaria attivita’ di pastore… anche quella della coltivazione dei campi e la stessa produzione del fieno, ancorche’ a solo uso e consumo del suo gregge. E si’… perche’ le pecore – per poter sopravvivere – avevano bisogno di mangiare anche d’ inverno, quando fuori c’ era la neve… ed i pascoli erano brulli… C’ era quindi bisogno di fieno… ma anche delle fascine di frasca: con quelle di pioppo e d’ olmo che andavano per la maggiore, e che per le Pecore erano particolarmente gustose e quindi appetibili. Ma c’ era anche bisogno di altri cereali e prodotti della terra come l’ orzo, la biada, le zucche, le barbabietole e di quanto altro ancora produceva la terra, e cio’ fino a quando – con la scoperta dell’ America – molto provvidenziale giunse pure il granturco, come anche giunsero le patate e i pomodori. D’ inverno, infatti, per le Pecore era il periodo dell’ allattamento e della mungitura. .. per cui alle Pecore bisognava aiutarle con una buona alimentazione, ed anche con dei buoni beveroni fatti con semola di frumento, e con farine di orzo e quant’ altro. Attivita’ agricola, quindi, che sviluppatasi dapprima come un necessario complemento della pastorizia, ha poi finito con il diventare un’ attivita’ vera e propria… e a se’ stante, fino a diventare essa stessa un’ attivita’ primaria… o addirittura l’ attivita’ primaria.. Per quanto possa apparire strano, cio’ ha portato a favorire anche lo sviluppo urbano, perche’ la citta’, ben presto, fini’ con il diventare il luogo dove i prodotti della terra venivano commercializzati e distribuiti… La citta’ quindi, diventava il luogo dove c’ erano i mercati. E cosi’ dalla rigida autarchia tipica delle famiglie dei pastori e dei contadini, alcune persone particolarmente abili in alcuni lavori… finirono con il diventare dei veri e propri artigiani, e con il mettere su delle piccole botteghe. A questo stadio dell’ emigrazione da inurbamento si arriva pero’ per gradi… e man mano che cominciano a liberarsi gli spazi piu’ scomodi nelle campagne e nelle zone piu’ impervie… ecco che quegli spazi vengono ancora una volta progressivamente riempiti dagli immancabili nuovi arrivi di pastori, e famigliole magari ultimamente formatesi… con i loro bei greggi di caprette e di pecore… Mi raffiguro questi greggi che brucando, brucando si spostano da un poggio all’ altro, con le capre che prediligono i luoghi piu’ impervi e scogliosi… per brucarvi quei bei ciuffi d’ erba… che le pecore invece non raggiungono, paurose come esse sono degli scogli e dei luoghi impervi… E appresso alle sue Greggi… segue il Pastore, con la sua Famiglia… E il territorio del Buranese, stante la sua conformazione, deve essere stato altamente appetibile per le nuove Famiglie di Pastori che via via si venivano formando e tra essi – sempre stante la forte prolificita’ – quelle dei Pastori di nome anche Morelli. E cosi’ il Buranese, per le Famiglie di Pastori anche Morelli… deve essere stato per piu’ secoli un naturale territorio di espansione che riceveva regolarmente le giovani Famiglie, che quindi, in aggiunta ed a complemento della loro attivita’ pastorale e agricola… venivano cosi’ sviluppando anche delle altre loro abilita’… nei settori piu’ disparati. E cosi’ le persone che erano abili nel taglio degli alberi e nella lavorazione del legno, hanno finito ben presto con il diventare dei falegnami… Questi, d’ accordo poi con gli artigiani fabbri-ferrai… svilupparono assieme degli altri strumenti di lavoro, e fin anche dei chiodi, con i quali era ora possibile unire saldamente due pezzi di legno, in modo stabile e duraturo. Altre persone, abili nel fare le scarpe finirono con il diventare dei calzolai… mentre altri diventarono sarti… ed altri ancora muratori o medici. Proprio come un fiore… che dapprima nasce e si sviluppa come un semplice stelo d’ erba… e quindi fiorisce, e da’ frutto… in simil guisa le persone, man mano che crescendo acquisivano delle buone manualita’ e quindi delle specializzazioni… esse passano progressivamente a delle responsabilita’ sempre maggiori… elevandosi cosi’ anche nella sfera sociale… con maggiore prestigio… e anche con un corrispondente maggiore guadagno. E cosi’, dalle campagne… le menti migliori e le piu’ brillanti e intraprendenti… finiscono ben presto con il trasferirsi in citta’… dove intessono relazioni, commerci, e sviluppano le loro attivita’… Con il tempo, poi, sviluppano altresi’ il settore dei servizi, delle fiere, e quindi sviluppano attivita’ sempre piu’ complesse, come quelle di far banca, delle amministrazioni… e infine anche l’ attivita’ politica, e quella dei Governi. In un siffatto scenario, le menti piu’ intraprendenti, anche quelle dei nostri Morelli… incuranti del sacrificio… e quelle comunque desiderose di migliorare sempre piu’ la loro condizione di vita… si trasferiscono nelle citta’, tenendo pero’ ben saldi i contatti con le loro Famiglie di Origine, contribuendo cosi’ all’ interscambio sempre crescente, tra la campagna e la citta’. E qual’ e’ il risultato di tutto questo?... Ebbene, non e’ certo difficile immaginarlo… E’ che alcune famiglie, anche dei Morelli, a un certo punto… allettati dai primi opifici, e quindi dalle fabbriche e dalle crescenti possibilita’ di lavoro… finiscono con il trasferirsi sempre piu’ in citta’… fino a divenire, esse stesse, dopo anche solo due o tre generazioni… perfettamente urbanizzate e integrate a tal punto nel nuovo tessuto connettivo della Citta’, tanto da limitare sempre piu’ i contatti con le loro campagne e con le loro Famiglie di origine… dando cosi’ origine a quello che noi possiamo definire come l’ “inurbamento” ormai decisamente maturo, e quindi definitivo. E cosi’, dopo secoli e secoli di penetrazione e quindi di consolidamento nelle campagne, nel corso soprattutto di quest’ ultimo secolo… abbiamo assistito dapprima all’ inurbamento… e quindi ad una vera e propria fuga, verso la Citta’; fino a lasciare le loro terre e le loro campagne… dove pero’ i vecchi muoiono, mentre i giovani – invece – ricercano delle migliori condizioni di vita altrove… C. Le Emigrazioni moderne… e l’ Abbraccio del Mondo… E’ proprio vero che… mentre i Vecchi muoiono, i Giovani ricercano delle condizioni migliori di vita altrove. Intanto, in un mondo che sta diventando sempre piu’ piccolo, grazie all’ abbattimento di molte frontiere, e dell’ abbattimento anche delle distanze, che e’ conseguente alla creazione di nuove e piu’ efficienti infrastrutture… pensiamo alle nuove strade, alle autostrade, alle nuove e nuovissime ferrovie… ed ancor piu’ allo sviluppo addirittura esponenziale del trasporto aereo… le distanze, oggi come oggi, non mettono piu’ paura a nessuno… mentre il lavoro umano diventa sempre meno faticoso e anche meno pericoloso, con l’ adozione di nuove tecnologie… dove la fatica umana e’ gia’ stata ormai pressoche’ in toto eliminata. E cosi’, mentre le nostre Citta’ cominciano a diventare ormai piuttosto sature, e quindi non piu’ sufficientemente “ricettive” verso gli ultimi nati nelle Campagne… assistiamo dapprima all’ emigrazione anche oltre i confini del nostro Paese… con i Morelli che, dalle nostre Campagne, se ne vanno dapprima a lavorare in Miniera oltre confine, in Francia, in Belgio, in Lussemburgo e in Germania… e quindi anche in America… specie nelle Miniere di Carbone della Pennsylvania… o in quelle del ferro del Michigan. Dalle miniere, si passa ben presto alle Fabbriche… agli Opifici… ai lavori nelle grosse infrastrutture pubbliche e private… dove c’ e’ fame e fame di manodopera… ma non tanto e non solo generica, ma soprattutto di una manodopera capace e qualificata… e in ogni caso vogliosa e desiderosa di apprendere e di progredire… di assumere sempre nuove e crescenti responsabilita’… E in un certo senso di fare anche “carriera”… Tra decine e centinia di migliaia di casi analoghi, che certamente si sono verificati, e dove molti dei quali… sono gia’ stati riferiti anche da notizie di stampa e degli stessi organi di informazione… nell’ intento di rendere omaggio a tanta e tanta Gente, che con buona volonta’, dedizione e lavoro… ha magari vissuto delle esperienze consimili… io riferiro’— qui -- di un caso veramente inedito, ma che e’ sintomatico del nuovo clima, dei nuovi tempi, e in breve… di quel vero e proprio… “Abbraccio del Mondo…” Si’ che quel ragazzo italiano, e per l’ esattezza un Morelli pure lui… che proprio agli inizi degli anni ’60… lascio’l’ Italia… la Villa… e la mitica “Piazza Padella”… per trasferirsi in America pure lui, assieme alla sua Famiglia… appena qualche anno dopo essere giunto nel nuovo mondo, ed aver bene imparato la lingua inglese, ebbe a completare gli Studi dell’ Obbligo, frequentando una Technical High School, cioe’ un Istituto Tecnico ad indirizzo Professionale. E cosi’, al termine del suo ciclo di studi… la scuola stessa lo manda a fare uno “stage” di qualche mese in un’ azienda metalmeccanica di piccole dimensioni, specializzata nella produzione di lamierati metallici per gli impianti di climatizzazione dell’ aria… Qui lui, ben desideroso di emergere e di farsi apprezzare… dimostra di possedere un ottimo senso pratico, desiderio di apprendere… di migliorare e quindi di ottimalizzare… si’ che dopo le poche settimane di “stage”, l’ Azienda stessa lo assume stabilmente mettendolo subito in organico, e gia’ da subito regolarmente pagato. Appena qualche mese dopo, l’ Azienda va a fare un grosso lavoro in un importante Cantiere Navale di Brooklyn, dove devono disfare tutto il vecchio impianto di Climatizzazione dell’ aria, e sostituirlo con uno di nuova, anzi per meglio dire di nuovissima concezione, che era stato appena progettato. Tra i tecnici che vengono inviati ad istallare questo nuovo impianto… c’ e’ anche questo giovane Morelli… che quindi si adopera alacremente, dimostrando anche qui una manualita’, una professionalita’e al tempo stesso anche una capacita’ di giudizio… molto, ma molto superiori… rispetto alla sua giovane eta’. Terminato il lavoro… e debitamente collaudato il nuovo impianto, il Direttore del Cantiere va a salutare i Tecnici che l’ avevano messo in opera… salutandoli e stringendo loro la mano ad uno ad uno. Quando lui arriva al Tecnico piu’ Giovane, che quindi si era messo in fila per ultimo… il Direttore, dopo aver stretto la mano e ringraziato pure lui per l’ ottimo lavoro…dal taschino della sua giacca, estrae una penna a sfera con il logo aziendale… e gli regala cosi’ quella penna… come Omaggio, ben augurante.. I due quindi si salutano… al che il Direttore, tornato appena indietro sui suoi passi… gli fa: “Un momento, Sandro… ma io non ti ho ancora detto… a cosa avrei piacere… che ti servisse quella penna la’… Se tu ora vieni con me su in Ufficio, te lo diro’ in due parole…” Giunti su in Ufficio, il Direttore fa accomodare quel Giovane su una delle due poltrone davanti alla sua scrivania… e quindi, dopo essersi seduto lui stesso sull’ altra poltrona, lo guarda e gli fa: “Ecco, Sandro… noi abbiamo notato che tu sei una Persona veramente in gamba, diligente, precisa, e volonterosa. Un’ ottima Persona, quindi… e anche un Ottimo Lavoratore…con il quale sarebbe bello e piacevole poter collaborare... Se tu hai piacere di venire a lavorare con noi… noi abbiamo gia’ il benestare del tuo attuale Datore di Lavoro… Noi gia’ da subito ti offriamo uno stipendio di……………… piu’ tutti i nostri benefici aziendali… ed anche delle ottime possibilita’ di carriera…”” Recupera quindi, dalla sua scrivania una lettera, che porge rispettosamente a quel ragazzo, dicendogli: “Ecco, Sandro… questa e’ la tua lettera di assunzione… ed io avrei piacere che tu la leggessi… e quindi la firmassi… proprio con quella penna, li’…” Inizia cosi’ la storia lavorativa di quel giovane… che in quell’ Azienda ha poi fatto tutta la sua lunga carriera… lavorandovi poi ininterrottamente per quasi cinquant’ anni, fino al suo pensionamento, avvenuto solo alcuni mesi fa. Da Operaio semplice, ad Operaio anziano… e quindi a Responsabile del suo reparto, dopo dieci anni lui era gia’ Vice Capo Officina, e dopo 20… era addirittura il Capo Tecnico e Direttore di Officina. Come Capo Tecnico lui era inquadrato nel Management aziendale, e affiancava i suoi Dirigenti nelle Riunioni di Lavoro e nei contatti con i loro Clienti piu’ importanti, specie quando c’ erano da fare dei grossi lavori sulle navi… Tutta una vita di lavoro, si’ certamente al servizio della sua Azienda… ma anche una vita ricca di soddisfazioni… non solo economiche, ma di gratificazioni anche e soprattutto morali… con cene con i principali Armatori anche al Waldorf Astoria… l’ Hotel-Ristorante piu’ “In” della Grande Mela… e tuttora uno dei piu’ esclusivi dell’ intera Nazione… Inviti nei migliori Casino’ d’ America… e almeno una Crociera all’ Anno, su Navi veramente da Sogno… Tutte rigorosamente gratuite, come Ospiti, lui e la sua Signora, del Comandante. E per giunta, lui regolarmente pagato dalla sua Azienda, anche durante tutta la Crociera… come Tecnico Consulente degli Ingegneri di Bordo… per magari un’ oretta ogni tanto di Ispezioni agli impianti, e di Colloqui e Consulenze con i Tecnici della nave… Si’ che di questo e d’ altro son capaci i Morelli… dovunque amati, stimati, e rispettati per la loro Serieta’… la loro Onesta’… la loro Professionalita’… Il loro Decoro… e anche il loro Prestigio!… Ho voluto qui raccontare la storia di questo Giovane… di nome Sandro Morelli… che solo per un puro, fortuito caso… avvenga che si tratti… proprio di mio Fratello… Ma in realta’ si tratta di uno dei tanti, o anche e ancor meglio… di uno dei tantissimi giovani … e non solo Morelli… che ancor oggi lasciano la nostra Terra… per cercare una migliore fortuna altrove… Sempre e comunque pero’-- come i Morelli -- portando appresso e con se’… da quel suo piccolo Paese natale, di Villa Col de’ Canali…tutto l’ Amore della nostra Terra… la Dignita’ e il Rispetto della nostra Famiglia… e l’ Onore e l’ Orgoglio tutto… della nostra Splendida Gente!...                                                          **********************            

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