martedì 20 dicembre 2016
IL NATALE NELLA CIVILTA' CONTADINA
Un tempo il Natale non creava scompigli, teneva unita la famiglia nonostante la povertà, era arricchito da entusiasmo e spiritualità. Il giorno dopo la festività di San Martino iniziava il digiuno mattutino per portare pulito l’animo spirituale alla novena di Natale che iniziava il sedici dicembre alle cinque del mattino, prima dei lavori del contadino. Pastori, garzoni e contadinelle si recavano in chiesa a intonare “Tu scendi dalle stelle”.
I giovanotti, ricoperti di sciarpe e cappotti, acceleravano il passo al suono delle campane per incrociare lo sguardo delle signorinelle, il viso ricoperte da mantelle. Se lo sguardo veniva ricambiato si annunciava per loro la bella giornata. L'episodio era considerato particolare e faceva dimenticare lavoro, digiuno e temporale. Gli sguardi che s’incrociavano durante le messe generavano la nascita delle promesse e non appena gli amori sbocciavano, si creavano nuove famiglie.
Per Natale si procedeva alla scorta di verdure coltivate nell'orto e senape nostrana da cucinare insieme alle anguille del pantano. Genti segnate dalla povertà utilizzavano baccalà cucinato lesso (foto del titolo; ndr), condito con olio, aglio, prezzemolo, limone ed era ancor più gustoso del salmone. Per sgrassare la pancia dai pasticci, si condivano con olio, sale e aceto alici, arance fatte a pezzi e insalata riccia. Le massaie preparavano le sfogliatelle cucinate col metodo delle frittelle e quando diventavano dorate venivano colorate col miele di fichi. Quando a Natale, se c'era, la neve indurita veniva mescolata al miele per fare la granita.
Alla Vigilia, il più piccino metteva sotto il piatto la letterina, la recitava come fosse un attore per ricevere l'applauso del genitore e l'offerta di qualche caramella, fatta in casa anche quella. A mezzanotte il Bambinello si poneva nel cestello e chi possedeva il fucile sparava all’impazzata con la porta spalancata utilizzando le cartucce preparate a mano che insieme al rumore dei petardi creavano un gran baccano. I credenti con gli occhi piangenti rivolgevano lo sguardo verso il cielo per implorare Gesù Bambino di accudire grandi e piccini e ricevere il Suo sostegno a difesa di chi senza chiedere ne avesse tanto bisogno.
Altruismo, Fede e ingenuità erano radicati nell'antica civiltà. La fantasia rinnovava il messaggio e si assisteva al passaggio della Stella, sì, sempre quella, che accompagnò l'antico pastore nella grotta dove nacque il Signore. Il suo alone di luce che addita e par che dica “vai cristiano anche tu a visitare il Bambino Gesù”. Lui è là in qualunque ospedale, tra chi soffre e sente male. Fra i senza casa e i disoccupati, fra terzo mondo e menomati. Fra vecchi soli negli ospizi, poveri, umili e senza vizi. A costoro porgi il saluto augurale. Gesù sarà contento e Santo sarà il Natale.
A. Monte
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