martedì 17 gennaio 2017

QUANDO LA SORTE… E’ MOLTO, MOLTO AVARA:




NEL GIRO DI POCO PIU’ DI UN SECOLO… ESTINTE ALLA VILLA
TUTTE E QUATTRO… LE SPLENDIDE FAMIGLIE DEI MASCOLINI!
 
 
(Di: Ezio Morelli)
 
 
A Villa Col de’ Canali, salendo da “Piazza Padella” verso la Chiesa,
noi incontriamo, sulla Sinistra… la Casa che ultimamente e’ stata di
Filippo Rughi… e quindi del di lui Figlio Bruno. Ma Bruno non era il
Suo vero nome… Il suo vero nome era un altro… che pero’ al momento
Io non me lo ricordo. Cerchero’ di informarmi meglio quest’ estate, e
poi ritornero’ certamente a Voi con il nome giusto…
 
Fino al 1826 e forse per qualche altro anno ancora… quella Casa era di
Tommaso Mascolini, Villante anche lui di piu’ Generazioni… che in quella
Casa aveva anche un Gran Bella Cantina… con un Bel Torchio a Fune…
di quelli che si usavano prima dei piu’ moderni ed efficienti Torchi a Vite.
 
Io Bambino mi ricordo assai bene di quel Torchio, che aveva gia’ la base
di ferro, con sia il “piatto” che i relativi, robusti piedi, sempre in ferro.
Ma non aveva la Vite centrale, come i piu’ moderni Torchi a Vite, e
ovviamente nemeno la testa della Vite. Aveva comunque un bel Cistone
(o Gabbia) a due elementi semicircolari componibili che una volta messi
in posizione, si chiudevano con dei robusti chiavistelli pure di ferro, che
andavano a incastrarsi nei relativi fermi, pure in ferro.
 
I Graspi dell’ Uva da torchiare venivano sversati all’ interno del cistone,
e venivano pareggiati ben bene a mano, in modo da poter consentire una
pressione sostanzialmente omogenea e costante, che potesse assicurare
la miglior pigiatura possibile.
 
All’ interno di questo Cistone, un robusto pannello di lamiera assicurava
la divisione in due parti dei graspi da pigiare e cio’ per poter poi rimuovere
le vinacce piuttosto agevolmente a torchiatura finita. Senza questo
accorgimento, i graspi, durante la torchiatura, si sarebbero praticamente
saldati tra loro, e le vinacce residue avrebbero finito con il costituire un
robusto e pesante blocco cilindrico di vinaccia che poi sarebbe stato ben
difficile e pesante da rimuovere.
 
Sopra i graspi da pigiare, venivano messi due robusti pezzi di legno,
di forma semicircolare, e spessore di 10 centimetri, che andavano a
coprire esattamente tutti i graspi, sui quali si veniva poi ad esercitare
la forza pigiante del torchio, che li faceva cosi’ muovere verso il basso
in modo uniforme.
 
L interessante pero’ viene ora… perche’ l’ azione pigiante, in queste
particolari forme di Torchi a Fune… veniva assicurata da una vera e
propria Grossa Trave, in solido legno di Cerro o di Faggio, di almeno
qualche 5 metri di lunghezza, che poi era la normale larghezza della
Cantina.…
 
E cosi’, una estremita’ di questa trave andava ad incastrarsi in una
piccola Buca nel muro dietro il torchio… buca di forma quadrata, grande
come una normale Trave, 40 x 40 cm e quindi grande abbastanza da poter
ricevere la punta della trave… e cio’ per una profondita’ di almeno 50
centimetri…
 
La trave, ad un terzo esatto della sua lunghezza, poggiava poi su dei
“Ceppi” di robusto legno in forma rettangolare o meglio di parallelepipedo…
che erano componibili e tutti regolarmente uguali, si’ da poter formare
una specie di piccola torre alta almeno 70-80 centimetri… e la cui parte
alta andava a poggiare la trave…
 
L altra estremita’ della trave aveva, a pochi centimetri dalla fine, una
tacca o scanalatura ben intagliata nel legno, e dove si avvolgeva una
robusta fune che andava poi a fissarsi su una sottostante semi-trave, che
pure andava a conficcarsi nel muro dall’ altra parte… Anche qui una
bella scanalatura nel legno sottostante, assicurava una presa rapida ed
efficace…
 
Da sopra a sotto, e quindi da sotto a sopra per almeno quattro volte… tra
le quattro funi che salivano e quindi le quattro che scendevano… veniva
inserito un “merollo” -- in genere un robusto “passone” di un filaro…
 
Questo passone, in funzione di leva, veniva azionato in torsione, a forza
di braccia, da almeno tre o quattro robuste persone… la cui forza faceva
torcere e ritorcere le funi… in cio’ assicurando una consistente forza
premente, che andava quindi ad esercitarsi sulla torretta dei “Ceppi”…
e quindi sulla vinaccia sottostante…
 
E cosi’, il mosto della torchiatura, fuoriuscendo dalle apposite fessure del
Cistone, andava a raccogliersi nel Piatto in ferro del Torchio... e fuoriusciva
quindi dall’ apposito “becco” per andarsi a raccogliere nel “Pozzolo” o nel
“mastello” sottostante…
 
A quel mosto della torchiatura, si dava comunemente il nome di “torchiata”
ed era un mosto dolcissimo… e noi Ragazzi ne eravamo veramente
ghiottissimi…
 
Un Bel Bicchiere e non di piu’, ce ne davano pero’ i nostr attenti Genitori…
perche’ la “Torchiata” fungeva altresi’ da naturale “lassativo…” un
formidabile “purgante”, insomma… che ogni tanto ci faceva correre non
gia’ in Bagno… perche’ al tempo nelle Case i Bagni non c’ erano… bensi’
“giu’ la Stalla…”
 
 
 
Tornando ora al nostro caro Torchio a Fune… debbo dire che per dar modo
al Torchio di smaltire a poco a poco la sua forza di Torsione accumulatasi
nelle Funi… il “merollo” o barra lignea di torsione… veniva ancorato
stabilmente ad una seconda corda che veniva annodata a forma di Cappia…
nella quale Cappia veniva fatta passare l’ estremita del “merollo”,
bloccandolo.
 
Le due estremita’ di questa corda, venivano quindi fatte passare all’ esterno
di una piccola finestra aperta.. e dove queste due estremita’ della Corda
venivano annodate attorno ad un robusto “vergolo” o ad un “merollo” esterno,
di lunghezza molto piu’ grande della larghezza della Finestra, che cosi’
veniva realizzando un vero e proprio… effetto bloccante…
 
Quanta destrezza… quanto ingegno… e quanto “savoir faire”… potevi tu
ammirare nella ingegnosita’ di queste Oneste e Laboriose Genti delle nostre
Campagne… e dove ai problemi tutti che di volta in volta ti si presentavano…
ecco che la Natura stessa… se opportunamente interpellata… ti metteva a
disposizione tutte le giuste soluzioni!...
 
Dopo ogni paio d’ ore in cui il Torchio e’ stato lasciato riposare… le Persone
“ardeveno da ’l torchio”… nel senso che liberavano il “merollo” dalla Cappia…
gli facevano fare ancora un altro paio di giri… dopo di che il torchio riprendeva
brevemente a “pisciare…” un altro po’ di torchiatura… che pero’ da bere era
decisamente meno buona della precedente perche’ piu’ povera nella parte
zuccherina.
 
L azione della torchiatura normalmente si esauriva dopo un paio di giorni…
Quando il Torchio smetteva proprio di “pisciare”… e allora si svuotava ben
bene dapprima il Pozzolo o il Mastello del Torchio della Torchiatura che vi si era
accumulata… quindi si scioglievano le funi… e si liberava la grande e pesante
Trave che veniva materialmente rimossa e messa da parte in un angolo della
cantina… e venivano diligentemente rimossi tutti i Ceppi ed i due semicerchi
sopra la Venaccia…
 
Veniva quindi aperto il Cistone… facendo leva con un robusto “merollo”
appuntito… si aprivano le due parti del cilindro delle Venacce proprio in
corrispondenza del pannello metallico divisorio, che veniva quindi rimosso
e messo da parte per il suo successivo utilizzo. Le Venacce venivano quindi
portate all’ esterno della Cantina… per essere poi recuperate dai Commercianti
“Distillatori” che da queste, con opportune procedure, vi estraevano poi la
grappa…
 
Prima del Rughi Filippo… e del 1950… quando io questa Cantina l’ ho
vista per la prima volta, e che poi tale e’ rimasta almeno per un altro
decennio ancora… Tale e quale questa Cantina doveva essere ancora un
secolo e mezzo prima… quando la stessa era ancora di Proprieta’ della
Famiglia del Buon Tommaso Mascolini, che di quella Casa e di quella
Cantina sono stati i precedenti Proprietari.
 
E' stato un gran bell' Atto di Amore, quello di Tommaso Mascolini che a
quasi 80 anni d' eta', e rimasto praticamente solo... decide di adottare questa
famigliola di Filippo Rugo (che poi diventera' Rughi) ospitandola nella
propria Casa che, dopo qualche quattro o cinque Generazioni… sara' poi
quella del Povero Rughi Filippo, e quindi di Bruno...
 
Alla Morte di Tommaso Mascolini, si ritiene che la Casa sia passata, per
Testamento, a Filippo Rugo; e quindi di volta in volta per Successione
ai sui Discendenti, l’ uno dopo l’ altro.
 
Ancora nel 1826, all’ epoca del relativo “Stato delle Anime” i MASCOLINI
erano ben QUATTRO Famiglie piuttosto potenti alla Villa... ma ben tre di
loro si sono poi estinte nel corso di appena un secolo… e il motivo essendo
perche' in quella Casa pare che nascessero (o che sopravvivessero) solo le
Figlie Femmine.
 
Tra le prime Famiglie MASCOLINI ad estinguersi alla Villa, dobbiamo
annoverare quella di Pasquale Mascolini, (nato il 3 Aprile 1763) che ebbe
solo una Figlia Femmina, di nome Paola (nata il 10 Luglio 1791). Lei ando’
in Sposa a Pietro Morelli, dalla cui unione (di primo letto per Pietro), nacque
Domenico Morelli (nato il 25 Aprile 1823) con il quale ebbe a prosegure,
ancorche’ con il Cognome di Morelli… questo primo troncone della Famiglia
Mascolini.
 
Noi non sappiamo per quali motivi, ma verosimilmente per dei Forti Dissidi
intervenuti in seno alla Famiglia dei Mascolini… Pietro Morelli dovette
poi tagliare la Corda dalla Famiglia… e andarsene dalla Villa per trasferirsi
a Sassoferrato dove gia’ vivevano alcuni Parenti pregressi della Famiglia
Morelli, e dove poi lui stesso prese altre due mogli ed ebbe diversi altri Figli.
 
Sul finire del ‘700 dovette morire Giovanni Antonio MASCOLINI, e
quindi nel corso dell’ ‘800 Domenico, Biagio, Stefano, ed un secondo
Tommaso Mascolini, che era nato - quest’ ultimo -- il 10 ottobre 1825.
 
Infine, attorno al 1940… si e' estinta anche l' ultima Famiglia Mascolini,
con la Morte dell' ultimo Mascolini di nome MARIANO. Questi ebbe a
sposare la Agnese Morelli, una delle figlie di Giuseppe Morelli, il Nonno
Paterno dell’ altro Giuseppe Morelli, l ex-Sindaco di Costacciaro.
 
Se non andiamo errati, questo Mariano doveva esser un Parente stretto
(forse il Fratello) della Mascolini Caterina, che poi andra’ in Sposa a
Rughi Pietro, fu Silvio... sempre dei Rughi di “Piazza Padella”…
 
Mi autorizza a questa supposizione il fatto che la Mascolini Caterina
ebbe il suo ultimo Figlio, di nome Mariano, attorno al 1945… e cio’
in evidente riacquisto del Mariano Mascolini che era morto appena
qualche anno prima… e che con tutta probabilita’ doveva quindi essere
-- come gia’ detto -- o il Fratello o comunque un Parente Stretto…
della Mascolini Caterina.
 
Ci conforta comunque l’ idea che, dalle nostre parti… almeno uno,
ma forse piu’ Ceppi dei Mascolini… vivono nella vicina localita’ di
Lanciafame, ancora in Comune di Costacciaro, e certamente non
soltanto li’…
 
 
 
 
 

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