(di Ezio Morelli)
“OH
MACCHINISTA, METTI IL CARBONE…
E
‘STO MACCHINONE… FALLO MARCIAR…
FALLO
MARCIARE, COME UN DIRETTO,
CHE
AL MIO DISTRETTO… DEVO TORNAR!...”
Era
questo il canto di Gaudio… o per dir
meglio – forse di incoscienza –
di
quei Giovani nostri militari della prima Guerra Mondiale che partivano
per
il Fronte, e molti dei quali senza poi
neanche tornare…
Eppure…
Eppure …
Tale
e tanta era l’ Euforia… in una smania a
dir poco di sublimazione
collettiva…
che tutti li permeava e tutti li permeava e li irretiva…
Li
chiamavano “i Fijioli” dalle nostre parti…
Poveri
Figli di Mamma, molti dei quali sarebbero poi destinati a morire
sul
campo di battaglia, senza magari aver provato alcun piacere della Vita,
l’ emozione dell’ Amore di una donna, ne’ il
piacere di aver avuto
per
lo meno un Figlio…
Dalle
nostre parti, molti di quei giovani partivano
proprio con quel
Trenino
della “Centrale Umbra” che dalla
Stazione di Fossato di Vico,
via
la Branca, Gubbio – Campo Boaro, Umbertide,
Citta’ di Castello
e
Sansepolcro… giungeva poi ad Arezzo per
cui il viaggio poteva poi
proseguire sulla Ferrovia principale, la Roma-Firenze-Milano
Era
quello un piccolo trenino a vapore, a scartamento ridotto, una
piccola
ferrovia per cosi’ dire di montagna che
pero’ svolgeva assai bene
il suo lavoro, servendo le necessita’ tipiche
del trasporto locale.
Veniva
usato principalmente dagli Emigranti e dai Soldati nei loro
Spostamenti
verso le Caserme dapprima e quindi verso il Fronte…
Generoso,
anzi generosissimo nei tratti
pianeggianti, gli si impuntava
pero’
letteralmente il fiato… come lui cominciava a salire le montagne
dell’
Aretino… E cosi’ dei giovani baldanzosi…. eccoli saltar giu’
dal
treno… inerpicarsi loro stessi su dei
viottoli sterrati su per la ripida
Montagna
ed aspettare il trenino in cima, per poi
risalirvi e proseguire
cosi’
il viaggio…
Io
me lo ricordo assai bene quel trenino e quella ferrovia, distrutti
dai
bombardamenti durante l’ ultima guerra…. Con le carrozze
sventrate
e rovesciate, i binari divelti… i ponti crollati…. in un
impressionante
scenario di distruzione e di morte…
Subito
dopo la guerra vi fu un primo tentativo di riattivare la
Ferrovia,
ma i costi erano ingenti ed i ritorni scarsi o inesistenti,
anche
per le stesse ferite di guerra e cosi’ non se ne fece piu’ nulla,
salvo
sostituire il servizio con una bella linea di Autobus, la CAT
di
Firenze, che per vari decenni ha svolto
un ottimo servizio su quella
stessa
Tratta per la Comunita’ locale…
Rivive
pero’, con questo nostro racconto… il ricordo di quel
glorioso
Trenino , che proprio affettuosamente e’ stato detto “dei Fjioli…”,
molti, molti dei quali, come purtroppo gia’ detto… non sarebbero poi
mai
piu’ tronati, ma di cui vivo e memore rimane il ricordo…
In
quella smania collettiva di vita e in quello stesso turbinio
di
sentimenti e di passioni… che potente e prepotente emerge anche
da
quel Famoso Canto…
“OH
MACCHINISTA, METTI IL CARBONE…
E
‘STO MACCHINONE… FALLO MARCIAR…
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